domenica 18 ottobre 2015

Ricerca online: quando Internet può salvarti la tesi

Ovvero, il post che avevo promesso mesi e mesi fa su come cercare materiale per una tesi di laurea, ma anche per qualsiasi altro genere di ricerca, o solo per interesse personale, tramite quel meraviglioso strumento che risponde al nome di Internet. Le biblioteche sono meravigliose, ma non sempre hanno tutto quello che ci occorre, ed a volte è fisicamente impossibile reperire il materiale che ci serve, o anche solo capire come trovarlo. A differenza dei nostri colleghi di qualche anno fa, noi abbiamo un grande aiuto: l'enorme mole di materiale pubblicato online o digitalizzato dal formato cartaceo. E non sto parlando di Wikipedia, ma di articoli e saggi accademici, che non sfigureranno nella vostra bibliografia.
Premessa: io mi occupo di archeologia, quindi molto di quello che proporrò potrebbe più utile a chi si occupa di materie umanistiche. Diversi di questi siti non sono comunque specializzati, ma comprendono qualsiasi ambito accademico, quindi anche chi si occupa di altri campi potrebbe trovare materiale utile. Pronti?

1) Academia.edu
Questo sito è utilissimo per recuperare i contributi più recenti su un argomento. Sempre più studiosi, anche di grande fama, lo stanno utilizzando, condividendo qui i propri articoli e saggi. Essendo un sito "aperto a tutti", nel caso di nomi completamente sconosciuti conviene una piccolissima ricerca biografica per assicurarsi che effettivamente sappiano di cosa stanno parlando, ma in genere il materiale caricato è valido ed utilissimo, liberamente e comodamente consultabile, anche se per scaricarlo dovete iscrivervi.

2) Persée

Il Portal de Revues en sciences humaines et sociales, sito francese, offre un vastissimo catalogo di vecchi numeri di riviste liberamente consultabili. Per la maggior parte sono appunto in francese, ma non è raro trovare anche articoli in altre lingue, ovviamente a seconda dell'ambito di interesse. L'interfaccia di ricerca è assai facile da usare, e permette di specificare singoli termini, ma anche data, lingua, genere di pubblicazione e rivista specifica. Se la vostra tesi, o ricerca, o interesse personale, vi conduce a cercare articoli francesi degli scorsi decenni, questo sito è a dir poco prezioso.

3) Gallica

Ancora una volta, un sito in francese, dedicato alla Bibliothéque Nationale de France, ed ai milioni di documenti, libri, riviste, immagini e altro, in essa contenuti che sono stati digitalizzati e resi così fruibili al pubblico. Non molto utile per i contributi più recenti, ma se vi servono fonti di inizio secolo o del secolo scorso, oppure ancora più antiche, magari per un lavoro di storia moderna o contemporanea, o per ricostruire la storia degli studi su un argomento, può essere assai utile fare una ricerca anche qui. Come nel caso precedente, l'interfaccia è semplice e permette di fare ricerche molto precise.

4) Digitale Bibliothek dell'università di Heidelberg

Premetto che questo sito è completamente in tedesco, un dettaglio che potrebbe rallentare le ricerche, ed in generale non è di utilizzo immediato quanto gli altri, ma contiene anche una vasta mole di materiale digitalizzato in altre lingue, italiano compreso, quindi può valere la pena di fare uno sforzo. Ancora una volta ci si trova di fronte ad un'immensa quantità di materiale, quindi se state cercando di rintracciare un vecchio testo e non l'avete trovato su Gallica o Persée, potrebbe benissimo essere qui.

5) Année philologique

Rispetto agli altri siti citati, questa ha il difetto di non essere liberamente consultabile, è necessario un abbonamento... ma non temete, è probabile che la vostra università lo abbia già sottoscritto. Accedendo da un computer dell'ateneo o utilizzando un apposito proxy sul vostro, non avrete problemi. Tra l'altro, l'Année Philologique è uno di quei casi in cui l'edizione digitale è più aggiornata di quella cartacea, seppure sempre in ritardo di un paio d'anni sulle pubblicazioni. Questo database vi permetterà di costruirvi una bibliografia di articoli, saggi e qualsiasi altro testo sia uscito sull'antichità greca e latina (ma c'è anche una parte su altre culture correlate).Oltre ovviamente alla filologia, c'è un ampio spazio anche per altre discipline, come epigrafia o, ovviamente, archeologia. Tra l'altro si tratta di uno strumento assai illustre, la versione cartacea fu fondata nel 1926, quindi se andate a dire al vostro relatore che avete consultato l'Année ne sarà certamente soddisfatto.

6)Searchable Greek Inscriptions

Questo sito, curato dal Packard Humanities Institute, vi può servire se la vostra tesi coinvolge del materiale epigrafico in lingua greca. Se la vostra tesi non c'entra nulla con l'epigrafia greca potrebbe non essere così utile. Si tratta di una vastissima raccolta di iscrizioni greche, suddivise per regioni, in cui potete cercare anche soltanto una parola e vedere dove compare, con i riferimenti alle edizioni per approfondire l'argomento. Anche questo è liberamente consultabile, e per quanto "di nicchia" può sempre interessare. Magari qualcuno sta facendo una tesi sulla letteratura greca e vuole sapere se una formula era usata anche fuori dalle fonti letterarie, oppure vi siete sempre chiesti se quel termine su cui vi eravate tanto arrovellati al liceo fosse effettivamente usato fuori dalla poesia.

7) Ancient World Online
Questo sito, che tra l'altro è su blogger, a differenza degli altri non serve a cercare la bibliografia... serve a cercare i siti su cui cercare la bibliografia. Sì, sarebbe bastato mettere questo link all'inizio e vi sareste risparmiati di leggere tutto questo post. AWOL è appunto una lista di risorse Open Access per gli studi antichi, dalle fonti classiche alle riviste, dai database ai manoscritti digitalizzati, qui troverete una quantità pressoché inesauribile di link a materiali utili. Essendo così assolutamente immenso, potrebbe non essere facile trovare quello che di preciso state cercando, se non ne sapete già il nome, c'è il rischio che risulti dispersivo. Ma se vi serve una rivista specifica e volete sapere se è reperibile online, o se semplicemente volete leggere qualcosa a tema storico (o archeologico...) senza spendere troppo e senza muovervi dal vostro schermo, questo è il posto che fa per voi. Una raccolta preziosissima e soprattutto continuamente aggiornata con l'aggiunta delle risorse più recenti... e tra l'altro è pure qui su Blogger.

Comunque, spero di essere stata utile a qualcuno. Ovviamente la quantità di risorse online disponibili per la ricerca è immensa ed in continuo aumento, quindi prima o poi potrei tornare sull'argomento. Nell'attesa, buona lettura a tutti, e se siete capitati qui mentre state facendo la tesi in bocca al lupo!

Clara
 


venerdì 16 ottobre 2015

S. La nave di Teseo



S. Titolo laconico e misterioso per un post, ancora di più per un libro... ed è proprio di un libro che voglio parlarvi stavolta. Un libro che in realtà ne contiene due. Da un lato c'è la storia scritta nelle sue pagine, il romanzo "La nave di Teseo", il racconto di un uomo privo di memoria, di una nave che sembra maledetta, di un viaggio difficile e sanguinoso, tra denuncia sociale e ricerca di una verità dimenticata. Il romanzo di un autore, V. M. Straka, di cui nessuno conosce la vera identità, e sulla cui figura e scomparsa si accaniscono molteplici teorie. Ci sono poi le strane, a tratti sconclusionate, note a pié di pagina del traduttore F. X. Caldeira, altrettanto misterioso e discusso, che forse celano il codice per capire l'autore. Il libro è ormai vecchio di qualche anno, e la carta giallognola, a tratti rovinata, che ci si ritrova tra le mani contribuisce a rendere questa "vecchiaia" ancora più fisica e reale.
Dall'altro lato c'è la storia che si sviluppa nei commenti scritti ai margini del libro da due giovani, un ricercatore, che sull'enigmatico autore del romanzo sta lavorando da una vita, ed una studentessa che lavora in biblioteca e si appassiona rapidamente al mistero. Dalle loro note, domande e risposte, ma anche da cartoline e articoli di giornale tra le pagine, tocca al lettore ricostruire la vicenda, l'ordine dei fatti e degli appunti. E la storia che si ricostruisce è fatta di oscure vicende del passato che trapelano dalle pagine del libro e che si ripercuotono nella realtà, di rivalità accademiche e società segrete, ma anche del progressivo svelarsi del passato dei due lettori-scrittori e del progredire della loro relazione.
Il libro (quello vero, intendo) è stato pubblicato nel 2013, scritto da Doug Dorst ma creato da J.J. Abrams... sì, quel J. J. Abrams. Quello di Lost, Alias, i nuovi film di Star Trek, e tra poco Star Wars.

Ah, quindi è per colpa sua che di tanto in tanto si mette ad urlare "Nuuuuooooh, rovineranno tuuuuttoooo...", mentre altre volte saltella super-eccitata controllando il calendario?

Non saprei. La quantità di film o serie per cui Clara soffre di bipolarismo è infinita.

Comunque, si tratta quindi di un romanzo interattivo, in cui il lettore è costretto a mettersi in gioco in prima persona, ad inseguire un filo conduttore tra una pagina e l'altra, a capire cosa sia successo prima e cosa dopo. Si può mettersi a gareggiare con i due protagonisti delle note laterali nella risoluzione del mistero, cercando di svelare i codici nascosti tra le pagine prima che lo facciano loro, oppure si può limitarsi a seguirli. Si può correre avanti ed indietro, inseguendo il filo delle loro conversazioni e dei riferimenti, si può seguire la trama di "La nave di Teseo" e lasciare ad un secondo momento quella dei protagonisti, si può e si deve tornare indietro a controllare quando il significato di qualcosa ciene finalmente svelato. Questo libro invita a leggerlo più e più volte, a leggerlo in modo diverso, in ordine diverso, concentrandosi ora su questo elemento, ora su quello, cogliendo ciascuna colta una componente diversa, un pezzo dell'enigma ancora da risolvere, una diversa ipotesi di lettura. Non c'è un'unica soluzione, ed a volte non ne viene data nessuna. Tutto sta al lettore, alla sua immaginazione, alla sua pazienza, alla sua voglia di mettersi in gioco.
"La nave di Teseo" di Straka, il romanzo principale, è, devo ammetterlo, piuttosto pesante, a tratti poco comprensibile, con dettagli che sembrano gettati lì a caso e fili narrativi lasciati irrisolti, non il genere di lettura "da spiaggia", e tuttavia ricco di momenti affascinanti e personaggi indecifrabili ed intriganti. Per quanto riguarda la storia "di contorno", l'attaccamento che si sviluppa tra i protagonisti delle note sembra un po' affrettato, quasi forzato, ma forse questo accade perché in effetti tutto quello che noi sappiamo di loro sono le scritte sulle pagine, e non quello che accade all'esterno di esse, e queste scritte non sono in ordine cronologico, che tocca a noi ricostruire. In effetti, su Internet esistono già diverse teorie sul vero significato del libro, alcune degne della più sofisticata e paranoica teoria complottista...

Incredibile ma vero, queste non le ha scritte Clara.

... ma non metto i link perché altrimenti qualcuno sarebbe tentato di cliccarci sopra prima di aver letto. Fatevi la vostra idea, e poi andate a sbirciare quelle degli altri. Oppure no: la cosa bella di un libro come questo è che non c'è un modo giusto ed uno sbagliato di leggerlo, potete fare tutto quello che volete.
Se vi piacciono gli enigmi, le trame non lineari, le storie interattive che richiedono una partecipazione attiva, e soprattutto se siete persone molto pazienti e meticolose, questo libro è perfetto per voi. Buona lettura!

Clara
 


domenica 11 ottobre 2015

Mr. Gwyn




Oggi torno a parlarvi di un libro di Alessandro Baricco, autore che è riuscito a crearsi un pubblico di appassionati, ma anche altrettanto appassionati detrattori. Personalmente, penso di trovarmi un po' in mezzo: i libri che ho letto finora ("Oceano mare" e "Seta"), in generale, mi sono piaciuti per l'afflato poetico e la raffinata composizione di parole e frasi, in grado di toccare toni assai diversi tra loro, ma questa attenzione alla forma mi è sembrata andare, a tratti, a scapito delle trame in sé.
Ho trovato un po' diverso rispetto a quello che avevo già letto di questo autore, una differenza che in un primo momento mi ha lasciata un po' perplessa ma che dopo un po', e soprattutto alla seconda lettura, ho gradito molto. La forma rimane assai curata, parole scelte e accostate in modo raffinato, ma stavolta non tanto poetico quanto esatto, di una precisione quasi chirurgica. La stessa precisione che caratterizza il protagonista, che si riflette nei suoi pensieri e nelle sue azioni.
Jasper Gwyn è uno scrittore, o meglio lo era. Un giorno, con grande stupore dei suoi ammiratori, rende pubblica la sua decisione di non scrivere più romanzi. Ma l'accostamento delle parole a costruire frasi e storie è una parte troppo importante della sua vita, e l'uomo realizza che deve trovare qualcosa che sostituisca la scrittura che praticava prima. E lo trova: ritratti. Jasper Gwyn realizzerà, o meglio scriverà, ritratti. Sarà un copista, ma di persone, ed i suoi ritratti non saranno descrizioni fisiche, ma... altro. Qualcosa che "riporti a casa" i suoi clienti. E quindi, questa è la storia di Gwyn, artista delle parole insolito e sfuggente, caratterizzato da una precisione quasi maniacale ed al tempo stesso da un'innocenza da bambino. La storia della sua ricerca di una nuova strada, e soprattutto di un modo di realizzare questi ritratti, di mettere a nudo la vera essenza che vuole rappresentare.
A fare da deuteroprotagonista, e da controparte di questa ricerca, è Rebecca. Molto più giovane di lui, insicura di se stessa e della sua vita, passa dal lavorare per l'agente letterario di Gwyn ad essere il suo primo soggetto e poi la sua assistente nell'attività di ritrattista. Un'esperienza che la trasforma e la coinvolge profondamente.
Intorno a loro, altri personaggi tratteggiati in brevi scene, che tuttavia danno loro vividezza e, perché no, ancora una volta esattezza. Dall'agente letterario di cui sopra, la persona più vicina ad un migliore amico che Gwyn abbia, completamente diverso da lui nella sua "chiassosa" vivacità, ad una signora anziana che forse è un fantasma, al vecchietto che realizza lampadine a mano, ed ovviamente tutti i clienti che Gwyn ritrarrà, comparse che entrano ed escono in poche pagine, ma lasciano ciascuna qualcosa di sé al lettore, pochi dettagli vibranti di un fascino intimo, come se davvero per qualche riga fossimo entrati nell'anima di uno sconosciuto.
Non è un romanzo da leggere in fretta, non è un romanzo forte. Si tratta di qualcosa da gustare con lentezza e delicatezza, almeno nella prima parte. Nel finale il ritmo si fa più rapido, con un mistero da risolvere. E senza voler svelare come vada a finire, sono molte le domande che rimangono aperte, ma forse è giusto così. Lo sfuggente signor Gwyn, coerente con se stesso, continua a scappare alla comprensione del lettore. All'inizio questo "finale aperto" mi ha lasciato un pizzico di amaro, ma in effetti, con un personaggio così, non credo che potesse andare diversamente.
Un libro consigliato a tutti i fan di Baricco, che probabilmente non avevano certo bisogno del mio consiglio, ma anche a chi non conosce questo autore, a chiunque ami la precisione e le brevi, efficaci scene che ti imprimono in testa un personaggio.
Buona lettura!

Clara



sabato 3 ottobre 2015

PS238

Stavolta voglio proporre a chiunque per caso passi di qui l'ennesimo webcomic in inglese, argomento che ormai sta diventando uno dei più frequenti su questo blog. A mia difesa, ne esistono un'infinità, quindi per pura statistica è inevitabile che molti di essi siano interessanti e di buona qualità, almeno secondo i miei gusti.

E già qui la situazione si fa problematica...
Questa volta, si tratta di un webcomic di "genere" supereroico. PS238, scritto e disegnato da Aaron Williams, è ambientato infatti in un mondo dove supereroi e supercriminali sono all'ordine del giorno, e sempre più diffusi. Il dettaglio che distingue questa serie dalle altre dieci a cui avete pensato con la frase precedente? I protagonisti sono tutti bambini, figli di superumani che hanno ereditato i poteri dai propri genitori, o che li hanno acquisiti in qualsiasi altro modo. E che cosa si fa quando ci sono ragazzini di età media sette anni, molti dei quali potrebbero potenzialmente causare terrore e distruzione senza neanche provarci, ed alcuni dei quali ci provano attivamente?
Ovvio, li si manda a scuola, nella speranza che i futuri supereroi sappiano cosa fare una volta diventati tali, e che gli aspiranti supercriminali già fin troppo attivi non rimangano senza supervisione. Nasce così PS238, la prima scuola per "metaprodigi", che per motivi burocratici non ha ottenuto l'autorizzazione per essere una scuola a sé stante e quindi è prontamente collocata sotto una scuola normale. Una scuola con programmi personalizzati a seconda dei talenti dello studente, dalla palestra per i super-forti alle lezioni di magia, ed anche una classe per chi ha capacità speciali o inclinazioni più pacifiche, ma utilizzabili in altri ambiti. Una scuola dove potrete trovare personaggi del tutto originali accanto ad altri sospettosamente simili a super-eroi o ad altri individui già ampiamente conosciuti, da Superman a Hulk al Morpheus di Sandman (Sandman. Neil Gaiman. Capolavoro assoluto. Fine pubblicità occulta.)... e sì, se conoscete un po' questo blog ormai ve lo aspettate. C'è pure un omaggio a Doctor Who. Giuro che non li vado a cercare apposta.

E noi ti crediamo, Clara. Non sei capace di cercarli apposta.

Da questa premessa si potrebbe pensare che sia la combinazione perfetta per una storia comica, ed in effetti l'umorismo non manca, dal precoce genio del male con un chip che trasforma le sue imprecazioni in canzonette, all'alieno che parla una lingue incomprensibile e dimostra il suo affetto sparando palline da tennis. Gran parte dell'umorismo del fumetto viene anche dall'uso che fa di classici luoghi comuni del genere supereroico, come quando nessuno è in grado di riconoscere un personaggio che indossa una "maschera", con suo grande stupore, o i già citati riferimenti a personaggi e storie già esistenti, in qualche caso con colpi di scena inaspettati (ad esempio, il "sosia" di Superman? Salta fuori che la storia non è esattamente la stessa dell'originale...).
Ma c'è molto più di questo. Ci sono azione e combattimenti, e tutto il repertorio del genere, dalle invasioni aliene agli universi paralleli, dai cloni ai viaggi nel tempo. Ci sono anche momenti decisamente tristi, soprattutto perché sono assai realistici, toccando temi dall'indifferenza dei genitori al divorzio, e perché sono dei bambini a subirne le conseguenze. La serie non diventa mai troppo angosciosa, né insiste troppo sulle tematiche più angst, ma non si può non voler dare un abbraccio immenso ad un paio dei piccoli protagonisti.

Ma considerando che Clara abbraccerebbe anche un Dalek, non significa nulla.

Mi ha colpito anche il fatto che ci sia un forte sviluppo di determinati personaggi, che in seguito agli eventi della serie cambiano, o stanno cambiando, il loro modo di pensare e comportarsi, e di relazionarsi con gli altri. Le trame dei singoli "archi narrativi" sono in genere strettamente collegate tra loro e lasciano conseguenze anche pesanti sui successivi, o almeno vengono ricordati e richiamati dai personaggi. Purtroppo non posso dire molto di più senza fare spoiler, ma è evidente come i personaggi principali stiano crescendo.
I diversi archi narrativi vedono al centro personaggi diversi, quindi è difficile individuare un vero e proprio protagonista. Probabilmente quello che ha avuto più spazio è Tyler, l'unico alunno della scuola per metaprodigi ad essere totalmente privo di superpoteri. Purtroppo i suoi genitori sono due tra i più potenti supereroi mai esistiti, quindi lo hanno iscritto contro la sua volontà. Come sopravvivi se sei circondato da bombe ad orologeria ed aspiranti conquistatori del mondo, ed hai la tendenza a finire in ogni guaio possibile? Ovvio... si prendono lezioni da un tizio che se non fosse per questioni di copyright si chiamerebbe Batman, e che è specializzato nel cavarsela senza poteri contro gente teoricamente molto più forte di lui. Nel più recente arco narrativo invece il focus si è spostato su Julie, detta 84... perché è l'84esima supereroina con lo stesso set di poteri: superforza, supervelocità, indistruttibilità e volo. Una categoria guardata dall'alto in basso da eroi con poteri più fantasiosi, ma 84 non ha intenzione di arrendersi... e si ritrova più o meno per caso con un fanclub. Oh, e con il fato di New York in mano.
I personaggi sono quindi ben sviluppati, ma al tempo stesso, è evidente come siano ancora dei bambini, risultato non facile per un adulto che scrive storie. I personaggi, anche se a volte sembrano più maturi della loro età (in un paio di casi perché sono effettivamente dei piccoli geni), in generale agiscono e pensano secondo la loro età, dimostrando, a seconda dei casi, tutta l'ingenuità di qualcuno che ha effettivamente sette-otto anni, e questo influisce sulla trama. Insomma, avere dei protagonisti bambini non è solo una scusa per fare qualcosa di divertente, ma anche un modo per esplorare come si approccia a superpoteri e superproblemi un gruppo di età non molto diffuso nei fumetti.
Per quanto riguarda lo stile di disegno, è piuttosto "cartonesco" e semplice, soprattutto in confronto ad altri webcomic di cui ho già parlato, ma ugualmente piacevole e ben disegnato. Dal momento che questo webcomic comincia la sua storia come fumetto cartaceo, e solo in seguito viene trasferito su Internet, i primi numeri sono in bianco e nero, mentre i contenuti successivi, che nascono per il digitale, sono a colori, ancora una volta con una colorazione semplice ma efficace.
Insomma, se vi piacciono i supereroi e se vi siete chiesti come funzioni davvero una scuola elementare dedicata a loro, le avventure di PS238 sono imperdibili!

Clara









lunedì 14 settembre 2015

L'università: istruzioni per l'uso







Settembre, quest'anno, vuol dire l'inizio di una nuova avventura, la laurea magistrale. Nuova città, nuovo alloggio, nuovo corso. Quale momento migliore per fare un po' il punto della mia esperienza universitaria finora, ed usarla per dare qualche consiglio a chi sta per cominciare?

Consigliamo ad esempio di non usare l'università come scusa per qualsiasi cosa vi dimentichiate di fare, perché prima o poi la gente inizierà a chiedersi se li stiate prendendo in giro o se siate proprio cretini. Esempio a caso... Clara.

Consigliamo inoltre di non decidere che dovete aggiornare più spesso il vostro blog subito prima degli esami. Esempio a caso... Clara.

Consiglio inoltre di liberarvi di eventuali voci nella vostra testa e troll che le accompagnano prima di iniziare, perché altrimenti continueranno ad interrompere ogni volta che state cercando di scrivere un post serio. Esempio a caso... loro.

Clara, se non ci vuoi basta dirlo. Vorrà dire che andremo a progettare altri modi per rivelare a tutti le tue menzogne per conto nostro.

Se ne sono andati? Va bene, allora ricominciamo. Che cosa mi hanno insegnato questi anni di università? E che cosa avrei voluto sapere fin da subito?

- Attacca bottone!
Quando ho iniziato l'università, ero una  tipetta piuttosto asociale ed incapace di relazionarsi con il prossimo, soprattutto con i perfetti sconosciuti. In effetti, molto spesso lo sono ancora... ma per una serie di combinazioni astrali favorevoli, divina provvidenza o botte di fortuna, nei miei primissimi giorni di vita universitaria una serie di persone hanno iniziato a chiacchierare con me, e ritrovarsi a vagare per le vie di una città ancora sconosciuta a tutte cercando il posto più economico dove pranzare, o assembrate di fronte ad un computer a cercare di capire come si compili un piano didattico, è sembrata una conseguenza naturale. E così, mese dopo mese, conoscenza di una conoscenza dopo l'altra, ho conosciuto alcune delle amiche a cui sono più affezionata.
Altre volte, ho provato a prendere io l'iniziativa. In realtà, superato il blocco iniziale, non è difficile iniziare una conversazione:
" Tu c'eri alla scorsa lezione? Non ho scritto una cosa negli appunti."
" Ma tu hai capito il nome-impronunciabile-di-sovrano/divinità/studioso che ha detto prima?"
" Hai mica una penna in più?"
" Ma tengono sempre così freddo in aula o si è rotto il riscaldamento?"
" Siamo nell'aula giusta, vero?"
L'università fatta insieme è molto più facile che da soli, questo è sicuro. Non è necessario che tutti quelli che conosciate diventino i vostri amici del cuore, ovvio, ma sapere come si chiamano rende meno imbarazzante chiedere loro gli appunti di quella volta che siete stati assenti, ed è sempre piacevole avere qualcuno con cui andare a prendere un caffè quando proprio non ce la potete fare, o con cui scambiare due parole prima delle lezioni. Per non parlare del fatto che, soprattutto se siete al primo anno, ci sono tutte quelle piccole e preziose informazioni su cose come dove andare a mangiare, o cosa fare la sera, sconti per studenti e attività culturali/sportive/ricreative... tutte cose che solo il passaparola può insegnarvi! Quindi, se non lo fate per simpatia, fatelo almeno per comodità ;)

- Esplora!
Se sei in una grande università, è probabile che ci siano anche parecchi spazi, spesso e volentieri dispersi in giro per la città. Il che si traduce in diverse biblioteche, diverse sale studio, diversi punti ristoro... e, notizia flash, non sei tenuto a rimanere in quelli della tua facoltà. Nei primi tempi, girare un po' può aiutare a scoprire una sala studio "periferica" molto meno affollata di quella "principale", o un posto dove mangiare risparmiando, o semplicemente un angolino comodo dove rilassarsi un po'. Personalmente, quando dovevo studiare seriamente, preferivo di gran lunga fare due passi in più ed andare in una sala studio dove c'erano solo due persone oltre a me: potevamo espandere il nostro materiale su un tavolo a testa, nessun problema di connessione internet perché c'erano pochi apparecchi, nessuna lotta per accaparrarsi le prese elettriche. Certo, in quei periodi rilassati in cui "studiare" è relativo, può essere meglio la sala studio dove trovi senza problemi qualcuno con cui fare una pausa caffè, ma è meglio avere già pronto un piano B ;)

-  Organizzati!
Ve l'hanno già detto tutti, ma giusto per rompere le scatole lo dico anche io. All'università non hai compiti per casa e professori che ti dicono che devi studiare ogni giorno. E soprattutto se sei un fuorisede, non hai neppure i genitori che svolgono la stessa fastidiosa ma tutto sommato utile funzione. In compenso, hai molte più distrazioni... quindi tocca a te gestirti con i ritmi.
E lo studio non è l'unica incombenza che pesa sui poveri studenti. Se vivi in un appartamento, devi andare a fare la spesa e, una volta ogni tanto, ti toccherà anche fare le pulizie. Se fai il pendolare, 
devi calcolare il tempo per arrivare all'università (e se lo fai in treno, aspettati che questi calcoli diventino inutili almeno una volta al mese... Trenitalia non ci ama).
Quindi, per diminuire la quantità di crisi isteriche, nottate in bianco e drammi domestici che attendono l'universitario medio, il modo migliore è rassegnarsi ed imparare a gestirsi in modo un po' più responsabile fin dall'inizio dell'anno. Un po' di studio ogni giorno, tenere in ordine i propri appunti invece di farli accumulare in un cassetto ed aspettare la settimana dell'esame per cercarli, sapere quando devi fare cosa e soprattutto farlo... non ci vuole molto, ma ti può salvare la vita più tardi. "Non fare oggi quello che puoi rimandare a domani" non è un buon motto. Il pigro intelligente fa poco (ma bene) oggi per poter fare meno domani.
In tre giorni?! Ma siamo impazziti?!


- Impara!
E questa è la cosa fondamentale. In un mondo ideale, l'università è un luogo dove giovani ed anche meno giovani possono imparare, seguire i propri interessi e sviluppare le proprie conoscenze e competenze, confrontarsi con altri che condividono queste passioni. Nel caso non lo aveste ancora sospettato, non viviamo in un mondo ideale, ma quasi tutti coloro che ho conosciuto all'università erano lì proprio perché appassionati, curiosi e desiderosi di imparare. Certo, ci sono persone che vanno all'università perché lo sentono come un dovere, perché non sanno che cosa fare e lo considerano un "parcheggio", o solo in previsione del lavoro che vogliono fare tutto. A parte il fatto che al giorno d'oggi se cercate un lavoro sicuro e remunerativo vi conviene fare gli idraulici, una volta che siete lì, tanto vale approfittarne.
E con impara, non intendo solo "studia per passare un esame". Se un argomento ti interessa, questo è il momento migliore per approfondirlo. Le università hanno a disposizione biblioteche e risorse utilissime, ed i professori, se sono bravi e non troppo stressati, sono lì per rispondere alle vostre domande. Lo studio non è qualcosa che dovete patire, ma un'occasione per scoprire qualcosa di nuovo.
Poi, certo, ci sarà sicuramente quel maledetto esame obbligatorio di cui non potrebbe importarvi di meno, ed a cui preferireste un martello su un piede. E probabilmente arriverà il periodo in cui non potrete approfondire nulla, e vi chiederete chi ve l'ha fatto fare. A quel punto, ricordatevi di quello che vi piace e vi incuriosisce, della passione per cui siete lì, stringete i denti ed andate avanti.

- Non si vive per studiare
Andare all'università non implica che dovete abbandonare tutto il resto della vostra vita, dire addio ad amici e famiglia e passare dai tre ai dieci anni in reclusione, meditazione e digiuno. Sì, dovete studiare, ma ricordatevi sempre che la vita non è solo quello. Di solito, nelle città universitarie ci sono associazioni studentesche che organizzano attività interessanti di qualsiasi genere, e ci sono gli eventi organizzati indipendentemente dall'università.
Io ero in una sede distaccata in cui ci lamentavamo più o meno continuamente del fatto che ci fosse poco da fare, e che soprattutto d'inverno tutto fosse “morto”. E nonostante questo, una volta che mi sono data una svegliata ed ho cominciato a guardarmi attorno… ho fatto un corso di pizzica, lezioni di ballo indiano e danze popolari, festival, cineforum. E se ce l'ho fatta io, ce la può fare chiunque.
Quindi, non dimenticatevi lo studio per fare altro, ma non rinchiudetevi neanche solo in mezzo a libri o appunti, cosa che tanto dovrete comunque fare subito prima degli esami. Quando potete, e se vi siete organizzati bene (vedi sopra) potrete di sicuro, fate anche altro. Uscite. Conoscete gente. Allargate i vostri orizzonti, e scoprite qualcosa di nuovo, nuove passioni e nuove sfide. L'università serve anche a quello.

scegline una
Non disperate, non è detto... almeno, non sempre.
 A tutti quelli che stanno per cominciare l'università, per la prima o l'ultima volta che sia, in bocca al lupo!

Clara

venerdì 4 settembre 2015

Stand still Stay silent

E poi boh. Una si ripromette (e vi promette) di aggiornare un po' di più questo blog, poi va a fare uno scavo archeologico e torna praticamente in stato comatoso, poi le regalano finalmente un tablet nuovo in sostituzione del netbook tristemente defunto, ma già deve ricominciare a cercare un appartamento per la laurea magistrale... e, tra una cosa e l'altra, il blog finisce ancora una volta solo soletto nel dimenticatoio.

Sarà andata proprio così o saranno tutte chiacchiere per coprire l'innegabile ed indiscutibile pigrizia di Clara? Ai posteri l'ardua sentenza... ma per aiutare i posteri, sappiate che l'individuo in questione si è letto cinque e-book di Terry Pratchett in due settimane. Calcolate il tempo impiegato, aggiungete quello speso ad occuparsi del suo gatto virtuale ed ad organizzare una vacanza nello Yucatan che non farà mai, e giudicate voi.

Grazie del prezioso contributo, Voce. Tornando a noi, però, qualche settimana fa vi avevo detto che avevo parecchie cose da raccontarvi. Piccole perle scovate su Internet e non... quindi, meglio cominciare a farlo, prima di dimenticarmene.

Non sta scherzando. Non avete idea di cosa sia capace di dimenticarsi questa ragazza.

Comunque... cominciamo con l'ennesimo webcomic. Sì, anche stavolta in inglese. No, non mi sono ancora stancata. Questa volta si tratta di "Stand still, stay silent", una storia post-apocalittica dalle sfumature horror e fantasy scritta e disegnata da Minna Sundberg.
Nel prologo della storia, un'epidemia si diffonde in tutto il mondo, ma è inizialmente presentata come un'innocua influenza. Diversi gruppi di persone, in Islanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia, si preparano ad affrontare questa ondata influenzale, o rimangono coinvolti dalle precauzioni governative, o semplicemente non se ne curano e si allontanano per puro caso... e poi, come prevedibile, l'influenza si rivela meno innocua del previsto. Ed anche molto meno "naturale".
Novanta anni dopo, il nucleo di sopravvissuti nel nord Europa ha perso da decenni ogni contatto con il resto del mondo, infestato da creature mostruose a cui hanno dato il nome di giganti e troll del folklore scandinavo. Soluzioni drastiche sono state adottate per prevenire il diffondersi della piaga e delle sue conseguenze, e per tentare di recuperare terreno, ma senza grandi risultati. Nel frattempo, tutto ciò che riguarda il passato ed il resto del pianeta è stato dimenticato, se non da pochi, ed anche quello che si sa è avvolto nella leggenda. In compenso, pare che alcune persone abbiano ora poteri magici, il che è assai comodo per una civiltà che lotta per la sopravvivenza.



La storia si concentra a questo punto sui membri di una piccola missione di ricognizione fuori dal mondo conosciuto, un piccolo e piuttosto scalcinato gruppo "internazionale" che discende dai personaggi del prologo. I nostri eroi, scelti in base al famoso criterio del "non abbiamo soldi per permetterci qualcuno che sia competente e sano di mente allo stesso tempo", sono inviati quindi verso sud alla ricerca di risposte su cosa ci sia là fuori (e se con l'occasione trovano qualcosa che consenta alla spedizione di fare qualche soldo, meglio). Troveranno qualcosa? Moriranno tutti tragicamente? O si ammazzeranno a vicenda prima di arrivare?
No, in realtà vanno tutti piuttosto d'accordo, non temete :P





Comunque, questa serie mi ha colpito in modo molto favorevole per alcuni motivi, primo tra tutti il grande talento artistico dell'autrice, soprattutto nella resa dei paesaggi. Le ambientazioni sono sempre stupende, ricche di dettagli, ed al tempo stesso suggeriscono con maestria l'idea del pericolo in agguato tra le rovine della civiltà e la bellezza della natura. Ci sono pagine e pagine in cui non succede nulla di spaventoso, ma il lettore attento può scorgere sagome ed occhi in agguato tra le ombre, o forse peggio ancora, non scorgerli affatto... Ed aspettate di vedere quando il pericolo effettivamente si manifesta in mostri usciti da un incubo terrificante: ho detto "sfumature horror" all'inizio? Diciamo che è più di una sfumatura. Sempre di più.





Detto questo, ci sono anche parecchi momenti umoristici o "dolci", ma anche qui l'autrice si rivela particolarmente abile a rendere nelle espressioni e nei gesti dei personaggi un'atmosfera più rilassata, condensando in poche vignette una carica di simpatia che porta ad affezionarsi ai personaggi. Insomma, l'arte è uno dei motivi principali che mi hanno spinto a questa lettura, e per cui ve lo consiglio. Arrivo a sostenere che tra i vari webcomic che ho recensito finora questo ha probabilmente il mio stile di disegno preferito.

Tranquilli, cambierà idea domani stesso.

Ma torniamo alla storia. Ci sono un paio di cose piuttosto originali che vorrei sottolineare: in primo luogo, la questione delle lingue. Il nostro team internazionale contiene diversi individui che, appunto, parlano lingue diverse. Non una non meglio definita lingua comune che risolve all'istante tutti i problemi di comunicazione, ma ci sono effettivamente delle difficoltà linguistiche, la necessità di un personaggio che funga da traduttore. Non preoccupatevi, per noi i testi sono in inglese, con delle bandierine che ci aiutino a capire in cosa stiano parlando... è anche l'occasione buona per imparare le bandiere dei paesi scandinavi, visto che vi propongo sempre letture istruttive?

No comment.

Questo fatto mi ha colpita, visto che si tratta di una questione di solito sorvolata. Un altro fatto interessante è la lunghezza del prologo, che non si limita ad un rapido "è successo questo e questo, ora passiamo ai nostri eroi". Come dicevo prima, c'è una paziente costruzione, che ci presenta diversi personaggi e le loro vite, e come siano arrivati a salvarsi dalla carastrofe di cui, all'inizio, sono totalmente ignari. Anzi, se c'è una cosa che mi dispiace è che questi personaggi spariscano dopo il prologo, perché in poche pagine ero riuscita ad affezionarmi a loro! Lunga e meticolosa è anche la preparazione che porta alla presentazione della squadra e della missione. Questa attesa prima di arrivare alla parte "centrale" potrebbe scoraggiare i lettori più impazienti, ma personalmente l'ho trovata un ottimo modo per creare e mostrare un mondo che è assai più largo della sola trama principale. Comunque, se proprio avete fretta, potete sempre saltare i primi volumi... ma peggio per voi.

Come sospettate tutti, Clara aveva effettivamente saltato i primi volumi cominciando a leggere da una pagina a caso, per poi ricominciare dall'inizio. Sappiamo tutti che è pessima, no?

Insomma, in breve: se siete persone pazienti a cui piacciono gli horror post-apocalittici con sfumature fantasy, un po' (tanto) di umorismo, ed un eccellente stile di disegno, "Stand still. Stay silent" è una lettura perfetta per voi. Buona lettura!


Clara


martedì 28 luglio 2015

L'uomo nel labirinto

L'estate, si sa, è il momento migliore per dedicarsi alla lettura, che sia in spiaggia sotto l'ombrellone o al riparo a casa, all'ombra, di fronte al più potente ventilatore che possedete. La sottoscritta non fa eccezione, e quindi ho pensato... quale momento migliore per suggerire qualche libro che ho letto di recente e poi accantonato, presa da altri impegni?

Comunicazione di servizio: ricordiamo a chi si fosse perso gli ultimi post che Clara quest'estate si è laureata, e nonostante abbia usato la tesi come scusa per abbandonarci per due mesi, continua a dimostrare che in realtà stava solo sprecando tempo. Sentitevi liberi di insultarla.


Comunque, comincio con un libro decisamente particolare, che ho apprezzato davvero molto. Si tratta di "L'uomo nel labirinto", di Robert Silverberg, pubblicato nel 1968, e tradotto in italiano anche come "La città labirinto". L'autore, nato nel 1935, è il vincitore di diversi premi Hugo e Nebula, prolifico autore sia di genere fantasy che di fantascienza. Per interderci, il soggetto su cui si basa il film "L'uomo bicentenario", con il compianto Robin Williams, è scritto a quattro mani da lui e da Isaac Asimov, un altro gigante della fantascienza Il libro è classificato come fantascienza, ma chi si aspettasse da questa sua collocazione una lettura leggera e senza particolare valore culturale sarebbe destinato ad una sorpresa. Chiarisco, il libro può essere letto in questo modo, semplicemente come una bella storia originale, ricca di dialoghi, con retroscena svelati lentamente e personaggi affascinanti. Ma per i lettori con qualche conoscenza di letteratura greca, la lettura assume una pro.fondità completamente diversa. Vediamo se la quarta di copertina vi suggerisce qualcosa...


" Dick Muller è un uomo solo, la cui vita è stata stravolta da un incontro con gli alieni avvenuto durante uno sfortunato viaggio spaziale: la permanenza di un anno sul loro pianeta gli ha lasciato una strana malattia, l'impossibilità, fisica e morale, di sopportare quella che per lui dovrebbe essere la più "normale" delle presenze, quella degli altri uomini. Dotato di poteri telepatici che non può governare, incapace ormai di interagire con gli altri esseri umani, di trasmettere loro i propri sentimenti migliori, e troppo permeabile a quelli degli altri, la sua vicinanza mette i suoi simili a disagio, lo rende una presenza indesiderata, repellente, tanto da spingerlo a scegliere l'esilio sul pianeta disabitato di Lemnos, sede di un millenario labirinto, luogo ideale per tenersi lontano da tutti. Fino a quando la sua presenza sulla Terra diventa indispensabile per salvare l'umanità dal pericolo dell'estinzione; due vecchi compagni andranno così a riprenderlo, sfidando il labirinto e i suoi pericoli mortali, e lo stesso Muller, ancora memore delle antiche offese e in cerca di vendetta."
Un uomo abbandonato da tutti in un luogo deserto perché un suo problema spinge gli altri ad allontanarlo disgustati, fino a quando questi altri hanno bisogno di lui. Ed a riportarlo alla civiltà vanno altri due uomini, uno maturo, con una scaltrezza pratica e cinica maturata da anni di esperienza, l'altro un giovane ancora convinto, o forse illuso, dei propri ideali, e riluttante ad ingannare qualcuno a cui già sono stati fatti tanti torti...
Se vi servono ancora indizi, la tragedia su cui si basa questo romanzo è il Filottete di Sofocle, in cui l'omonimo eroe è  abbandonato dall'esercito greco sull'isola di Lemnos, durante il viaggio verso Troia, a causa di una ferita infetta dal fetore rivoltante. Dieci anni dopo, quando la guerra di Troia giunge ormai al termine, un oracolo rivela che l'arco di Filottete è indispensabile per far cadere la città assediata. A recuperare il guerriero o almeno la sua arma sono inviati l'astuto Odisseo e Neottolemo, giovane figlio di Achille, che è convinto dal guerriero più anziano a mentire a Filottete per guadagnare la sua fiducia. Alla fine della tragedia,  sarà l'intervento ex machina di Eracle a portare ad un lieto fine per i personaggi coinvolti.
Come altre tragedie che il mondo classico ci ha lasciato, immortali ed inesauribili nella loro molteplicità di significati ed interpretazioni, anche questa tocca temi sempre attuali: il contrasto tra individuo e società, la solitudine fisica ed esistenziale, la giustizia, la scelta tra la morale ed il bene comune, la difficile crescita di un giovane inesperto che vede i suoi ideali scontrarsi con il dovere. E Silverberg, con brillante inventiva, intreccia queste eterne problematiche con quelli che sono i temi classici della letteratura fantascientifica, la città di un altro mondo abbandonata ma ancora mortalmente pericolosa, le razze aliene, davvero aliene, incomprensibili a noi come noi lo siamo a loro, il potere psichico che è piuttosto una maledizione. E così, la hybris dell'eroe diventa quella dell'esploratore dello spazio, l'isola diventa il letale e meraviglioso pianeta Lemno, la guerra di Troia diventa la disperata necessità di fermare una specie così diversa che non si rende neppure conto che gli umani sono esseri senzienti quanto loro.
Filottete diventa Richard Muller, leggendario esploratore spaziale che nove anni prima, dopo una missione di primo contatto dalle conseguenze devastanti, si è autoesiliato sul pianeta Lemnos e, primo tra tutti coloro che hanno tentato, è riuscito a giungere al centro del suo quasi inespugnabile Labirinto. Odisseo diventa Charles Boardman, anziano diplomatico, vecchia conoscenza di Muller e, agli occhi di quest'ultimo, uno dei responsabili della sua condizione. E Neottolemo è il giovane Ned Rawlins, che sogna di esplorare lo spazio, proprio come l'uomo che stanno andando a cercare ha fatto tanti anni prima.
Nella contrapposizione e nel confronto tra questi tre personaggi, così diversi eppure così inestricabilmente collegati l'uno all'altro, si gioca questa storia, tra inganni e discussioni filosofiche, mentre contemporaneamente viene rivelato il retroscena che ha portato alla "malattia" ed all'esilio di Muller. Ma prima di arrivare al loro incontro e scontro, Boardman, Ned ed i loro compagni di viaggio devono attraversare il Labirinto, ultimo lascito di una civiltà scomparsa, ma ancora costellato di trappole mortali ed infestato di animali feroci, che hanno già mietuto tante vittime. La tensione del viaggio (altro tema eterno ed inesauribile) prepara quella del confronto che lo seguirà, in un susseguirsi di pericoli fantastici.
E quindi, "L'uomo nel labirinto" è un romanzo di fantascienza "atipico" (ma del resto, in un genere poliedrico e in continua mutazione quale la fantascienza, e soprattutto la fantascienza di quel periodo, non è facile definire il "tipico"), una tragedia greca intrecciata con un viaggio di formazione e lanciata nelle profondità dello spazio e narrata in uno stile affascinante, in molti tratti solenne come il modello su cui si basa, in altri onirico e surreale nelle descrizioni, graffiante e malinconico nelle sue valutazioni sull'umanità, incalzante ed inquietante nell'azione...
In definitiva, una storia per chi ama i classici greci e la fantascienza, per chi ama le storie costruite sui personaggi e sui dilemmi morali, ma con azione e luoghi fantastici a ravvivare la trama. Se vi riconoscete in qualcuno di questi punti... buona lettura!
A presto,

Clara


giovedì 23 luglio 2015

Girl genius

In questo post si contraddice quanto detto nel precedente, ossia che Clara è rimasta assente per fare la tesi, e si scopre la verità che la pseudo-blogger in questione tentava di insabbiare: avrebbe avuto tutto il tempo per scrivere i suoi patetici post, se non avesse iniziato a leggere altri webcomic in inglese, oltre a quelli che già segue.

Che rivelazione devastante! Nessuno lo avrebbe mai sospettato!

Sì, insomma, non è come se questa stessa scusa fosse stata ripetuta continuamente dall'apertura di questo blog ad ora.

Grazie per l'introduzione, ancora una volta. Ora, che ne pensate di lasciarmi parlare?

Se proprio dobbiamo...

Allora, come vi hanno già informato i miei riluttanti assistenti, il post di oggi tratta dell'ennesimo webcomic, ancora una volta in lingua inglese, che ho scoperto, apprezzato e deciso di condividere con chiunque passi di qui.

Verrà il giorno in cui Clara si deciderà a spiegarci perché legge sempre e solo cose in inglese...

... ma non è questo il giorno, altrimenti questo post non finisce più.


 Se abbiamo finito con le interruzioni, il webcomic in questione è Girl Genius, scritto da Phil e Kaja Foglio, e narra le avventure di Agatha, la "ragazza geniale" del titolo, in un mondo governato da scienziati pazzi (per un dato valore di governato). L'ambientazione è di influenza steampunk, anche se gli autori ci tengono a precisare che preferiscono gaslamp fantasy, visto che sebbene l'abbigliamento ed alcune delle tecnologie richiamino molto quelle tipiche del genere steampunk, altri elementi sono assenti o comunque interpretati in una chiave più leggera ed ironica.


http://www.girlgeniusonline.com/funextras/wallpapersandmore/wallpapers/sciencemac1.jpg

Nel mondo di Agatha, alcuni individui nascono con una caratteristica speciale: la capacità di creare macchinari o altre prodezze scientifiche che sfidano qualsiasi legge della fisica o del buonsenso, dagli immancabili robot dirigibili ai robot, a creature artificiali tipo mostro di Frankenstein, a modifiche sugli umani...insomma, il repertorio completo. Se è abbastanza folle, e potenzialmente letale, probabilmente qualcuno in questo mondo lo ha fatto. Questi geniali e quasi sempre instabili personaggi sono chiamati Sparks.
Agatha, d'altra parte, è considerata nulla più che un'imbranata assistente per l'università cittadina, piena di idee ma apparentemente incapace di costruire qualcosa di funzionante... almeno fino all'inizio della nostra storia, quando in rapida successione assiste all'apertura di una strana finestra nell'aria, viene derubata del medaglione con le uniche fotografie dei suoi genitori biologici, e scopre che nel laboratorio in cui lavora è appena arrivato in visita inaspettata il Barone che domina gran parte d'Europa.
Da questo momento in poi comincia un'avventura lunga ormai dodici libri e mezzo e che non sembra vicina alla fine, ricchissima di colpi di scena, rivelazioni inaspettate, e misteri che sembrano non avere mai fine... ma anche di umorismo esilarante, momenti drammatici meno numerosi ma che lasciano comunque il segno, e di scene d'azione di portata epica.




http://www.girlgeniusonline.com/fun/freestuff/desktops/Vol09_desktop/GGvol09_1600x1200.jpg


Vista la lunghezza, ed il fatto che le avventure di Agatha la portano (più o meno volontariamente da parte sua) in luoghi diversi, ci sono anche moltissimi personaggi, per la maggior parte ricorrenti. Gli autori sono riusciti a creare la non facile impressione di un mondo che si estende molto oltre l'avventura principale, con accenni ad altri luoghi ed ad altre storie, alcuni dei quali diventano molto importanti più avanti. Se vi chiedete come sia vivere in un villaggio comandato da uno scienziato pazzo, o dove trovino il materiale per lavorare, qui vi vengono date delle risposte. La maggior parte dei personaggi sono assai ben caratterizzati, ed anche quelli che non hanno più di una scena sono disegnati in modo originale ed individualizzato.
Per quanto riguarda la protagonista,  Agatha è assolutamente adorabile, ed anche quando scopre di essere molto più di quello che sembrava... sì, ve lo aspettavate già, vero? Comunque, non diventa immediatamente imbattibile ed infallibile. Continua a fare i suoi errori, a perdere la pazienza, ed a ritrovarsi in situazioni più grosse di lei. Al tempo stesso, dimostra un coraggio ed una determinazione incrollabili, una forte personalità ed una grande inventiva.
Anche gli altri personaggi sono ben delineati, ognuno con dei propri tratti peculiari che lo distinguono dagli altri. Da notare inoltre che non è facile distinguere dei "cattivi": insomma, ci sono dei personaggi che sono nemici della protagonista, ma non è una situazione bianco/nero, bensì assai più sfumata. Le diverse fazioni che compaiono nella storia hanno spesso motivi ed ideali anche in parte condivisibili dietro le loro azioni, mentre alcuni di coloro che aiutano Agatha hanno motivi nascosti più oscuri. Alleati diventano nemici e viceversa, in un capovolgersi di situazioni che non ha nulla da invidiare alla più intricata spy story.
Un altro punto degno di nota è che ci sono degli sviluppi sentimentali, che si traducono con il procedere della storia in una situazione piuttosto complicata di sentimenti più o meno ricambiati. Tuttavia la sotto-trama romantica non va a discapito della storia principale, ma anzi è ben integrata con il resto, ed è spesso trattata con brillante umorismo (a parte quando è trattata come un modo per strappare il cuore al lettore e farlo a pezzettini, ovvio).
Il ritmo della storia è generalmente molto incalzante, con un rapido susseguirsi di avvenimenti, concentrati in una serie di archi narrativi piuttosto lunghi. L'unico appunto è che in qualche caso gli archi sono anche troppo lunghi, con una catena apparentemente infinita di ostacoli e deviazioni dallo scopo principale. Per i lettori che arrivano in ritardo come me, e possono leggersi tutta la storia senza dover aspettare una settimana, non è un grosso problema, ma una volta che si è in pari l'attesa di sapere cosa succede ai nostri personaggi preferiti, o in un'altra delle linee narrative, diventa snervante. Comunque, visto che tutti i personaggi e le loro azioni, anche quando si svolgono separatamente, contribuiscono comunque alla trama principale, non è certo un grosso problema.
Dal momento che stiamo parlando di un fumetto, infine, qualche parola va obbligatoriamente spesa sullo stile. Si nota, come spesso accade nei webcomic, una certa evoluzione tra le prime pagine e le ultime, soprattutto nell'uso dei colori, che si arricchisce di sfumature, ombre e profondità. I personaggi, come dicevo già prima, sono tutti disegnati in modo individualizzato, ben riconoscibili. Personalmente ho l'impressione che a volte l'anatomia sia un po' sproporzionata, ma niente di esagerato. Particolare cura è dedicata all'abbigliamento dei personaggi, che in accordo con l'ambientazione è spesso di ispirazione vittoriana (compresa la biancheria!), ma con una serie di modifiche tendenti al fantastico o all'esotico. Ma i disegni migliori sono quelli dei personaggi non umani, dei macchinari e di alcune ambientazioni.


 


In definitiva, se vi piacciono lo stile steampunk e/o gli scienziati pazzi, non potete perdervi questo webcomic. Se cercate una storia d'avventura, azione e mistero che vi faccia anche morire dal ridere, in un'ambientazione originale, questo fa per voi. L'unico avviso è che è decisamente lungo, ed una volta iniziato è difficile smettere, quindi come al solito... leggete solo se avete un'intera giornata, o meglio anche di più, da perdere!

E non se state facendo la tesi, avete un blog da aggiornare e diecimila altre cose più importanti da fare. Vero, Clara?

Ehm... comunque, al solito, buona lettura! E se decidete di provarlo, poi ditemi la vostra opinione. A presto!


Clara

 

sabato 18 luglio 2015

Come arrivare alla laurea vivi e (forse) sani di mente - 1

Bene, pare che la nostra Clara si sia decisa a tornare nei paraggi... ma dal momento che si vergogna troppo, è stato unilateralmente (da parte sua) deciso che le spiegazioni per l'assenza le darò io, dopodiché la sottospecie di blogger vi ricorderà per quale motivo non vi mancava affatto con uno dei suoi cosiddetti "post di consigli", meglio noti come "post di errori che ho fatto e che voi potete evitare".

Non era esattamente questo il discorso che avevo in mente...

Taci tu, ti sto introducendo. Dove ero arrivata?

Devi spiegare perché Clara è sparita nel nulla. Ovvero, è stata rapita da un esercito di pinguini ninja.

Grazie, mio fedele assistente, grazie. Allora, pinguini ninja a parte, pare che Clara non si fosse resa conto che fare la tesi richiede, effettivamente, di scrivere una tesi. E questo individuo non è capace neanche di scrivere un post da venti righe senza distrarsi centoventi volte, quindi figuriamoci... nel frattempo, giusto per unire l'utile al dilettevole, il suo netbook, dopo averla caritatevolmente sopportata per anni, ha deciso che non ne poteva più e l'ha abbandonata. La sua tesi, per fortuna più che per previdenza, era al sicuro su Dropbox. I suoi racconti, fanfiction, diario segreto da mostrare come prova agli psichiatri quando sarà incarcerata e vorrà giocare la carta dell'infermità mentale, e tutto il resto hanno dovuto attendere un po' di più, ma grazie a gente più competente di lei sono stati a loro volta salvati. A quel punto, Clara è riuscita ad ottenere in prestito un netbook da uno dei suoi zii, che ringraziamo calorosamente...

Si accettano scommesse su quanto tempo durerà...

Ehi! Non sono così pessima!

Ho detto di tacere, ti sto introducendo. Stavo dicendo, dotata di un nuovo computer e di una rinnovata consapevolezza che luglio si avvicinava, Clara si è effettivamente e miracolosamente messa d'impegno a fare la tesi e, che ci crediate o no, l'ha pure finita.

E che ci crediate o no, non ci ha messo dentro neanche un riferimento a Doctor Who. Merita un premio solo per questo.

Premio che le sarà requisito subito per pagare tutti i danni morali e materiali arrecati alla mia dimora, alias la sua testa, durante la stesura della tesi.

Gente, secondo me questa introduzione sta andando avanti troppo a lungo. Posso per favore riprendere il controllo del MIO blog?

Beh, non te lo meriteresti...

E siamo sinceri, noi due siamo molto più simpatici e interessanti...

Ma per questa volta possiamo anche concedertelo, soprattutto perché abbiamo di meglio da fare.

Sì, dobbiamo rintracciare i pinguini ninja e chiedere loro se sono disposti a rapirti di nuovo.

Bene, allora... eccomi tornata! E come la Voce e Piccolo Troll vi hanno detto, la novità fondamentale è una: mi sono laureata qualche giorno fa, e sono ufficialmente una dottoressa.

Laurea triennale. Tanto devi comunque fare la specialistica.

Un po' di supporto sarebbe gradito, una volta ogni tanto.

 Ma io ti sto supportando, ricordandoti la dura realtà.

Comunque, stavo dicendo. È stato impegnativo, ma ce l'ho fatta, e durante tutto il lavoro di preparazione della tesi e di tutto quello che la accompagna, ho raggiunto alcune conclusioni, che mi avrebbero fatto risparmiare parecchio tempo se le avessi sapute all'inizio, e sentito storie di altri laureandi che mi hanno permesso di arrivare in fondo... quindi ho pensato di condividerle con tutti. Se per caso qualcuno deve fare la tesi e passa di qui, forse possono esservi utili!

Forse. Molto forse. Non ci assumiamo alcuna responsabilità, sappiatelo.

1) COMINCIATE PRESTO!

Okay, questo probabilmente è banale. Ma la tesi richiede tempo, ed è meglio prendersi con il dovuto anticipo, almeno per quanto riguarda la prima richiesta al professore. In primo luogo, i professori non possono seguire un numero illimitato di laureandi: aspettare troppo può significare sentirsi dire che il professore che hai scelto non può seguirti, e dover ripiegare su un'altra materia. Oppure può succedere che ci siano problemi burocratici o altri ostacoli insormontabili, e che quindi bisogni cambiare totalmente l'argomento dopo un mese o due. Se avete "giocato d'anticipo", anche se vi capitassero situazioni del genere, potrete comunque, dopo una congrua dose di imprecazioni ed insulti all'universo in generale ed all'università in particolare, laurearvi nella sessione prevista.

2)  NON SOTTOVALUTATE LA BUROCRAZIA

Ogni università funziona in modo diverso, ma una cosa, a quanto credo di aver capito, è più o meno comune a tutte. Per arrivare all'agognata laurea, dovrete compilare, online o in cartaceo, una serie di moduli, pagare la tassa (sì, non ne avete già pagato abbastanza, cosa pensavate?!), ottenere l'approvazione del relatore... e tutto entro precise date di scadenza. Nel mio caso, per fortuna, non ho avuto particolari problemi, ma ho letto in giro per Internet storie raccapriccianti, quindi il consiglio permane. Assicuratevi di sapere esattamente cosa dovete fare ed entro quando dovete farlo. Non avete fatto tutta questa fatica per poi farvi bloccare da una segreteria, vero?

3) SCEGLIETE  QUALCOSA CHE VI PIACCIA.

Questa può essere un'impresa più o meno facile a seconda della facoltà che state frequentando. Si tratta del primo passo, e non va dato per scontato... può sembrare stupido ricordarlo, ma scegliete qualcosa che vi interessi! O almeno che non vi faccia completamente schifo... Dovrete passare parecchio tempo immersi in questo lavoro, e sarà più facile farlo senza odiare ogni singola pagina. Senza contare la soddisfazione personale. In tanti mi hanno detto (e vi diranno) che alla fine la laurea triennale conta poco, che quello che importa è la specialistica, che non vale la pena di investire troppo su una "tesina" che leggerà solo il relatore... ma sapete una cosa? Non lo state facendo per il relatore. Non lo state facendo per qualcun altro. Lo state facendo per voi stessi. La tesi serve a voi prima di tutto, per rendervi conto di quanto siate cresciuti all'università, per mettere alla prova le vostre capacità di ricerca, per produrre un lavoro che sia vostro. Non sprecate l'occasione. Cercate qualcosa che vi appassioni, o qualcosa a cui potete appassionarvi andando avanti... quando guarderete indietro, al percorso che avete fatto, alla tesi che avete scritto, la soddisfazione sarà assai maggiore. Detto questo, però...

4) SCEGLIETE QUALCOSA DI FATTIBILE

Soprattutto per la laurea triennale, non andate ad invischiarvi in progetti infiniti. La vostra tesi non deve per forza rivoluzionare il vostro ambito di studi. Insomma, se siete dei geni e riuscite a farlo meglio per voi, ma c'è quel piccolo dettaglio che si chiama tempo. Ovvero, per il bene delle vostre tasche o di quelle dei vostri genitori, meglio non metterci anni a fare una tesi di laurea. Inoltre, purtroppo è vero: a parte alcuni casi fortunati, saranno pochi a leggere il vostro lavoro. Meglio fare un lavoro più semplice, meno radicalmente innovativo, ma ben curato e solido, e tenere la Grande Idea per una laurea specialistica, o magari un dottorato.

5) IL RELATORE È DETERMINANTE

Okay, avete trovato qualcosa che vi piaccia e che siete ragionevolmente certi di poter concludere prima di un'era geologica... oppure no? In ogni caso, bisogna pensare ad un'altra cosa. Vi serve un relatore che vi segua. E qui cominciano (o continuano) gli inghippi, perché noi studenti universitari sappiamo benissimo che i nostri professori sono come le gelatine "Tutti i gusti più uno" di Harry Potter: ce ne sono di tutti i tipi, alcuni li ami, di altri faresti a meno, e non puoi mai essere sicuro al cento per cento di cosa ti capiterà con loro.
Come regola generale, si sceglie una materia di cui si è dato (o, se avete deciso di giocare d'anticipo, si intende dare) l'esame, e questo permette anche di sapere già qualcosa del professore in questione. Che il professore sappia o meno qualcosa di voi dipende da quanti studenti ci sono nel vostro corso, e da come vi siete comportati alle lezioni o all'esame. In ogni caso, non avergli dato motivi per odiarvi è una buona partenza.
A quello che già sapete, aggiungete informazioni raccolte tramite attenta investigazione presso gli altri studenti, i gruppi su Facebook o i forum dell'università. Il professore a cui puntate è affidabile? Segue i suoi laureandi di persona, o li affida agli assistenti? In questo caso, come sono gli assistenti? Ci sono terrificanti racconti di tesi cambiate dieci volte e mail rimaste per settimane senza risposta, o confortanti rassicurazioni che sarete accompagnati fino alla laurea senza troppi problemi? Valutate bene quello che vi viene detto in proposito, e decidete. Se siete decisi su quella materia, può valere la pena di insistere anche con un professore "difficile", basta essere preparati. Anzi, forse la soddisfazione potrebbe essere anche maggiore!
Se poi avete scelto il relatore prima dell'argomento, ricordate che ogni professore ha degli ambiti di ricerca preferiti. Andate sulla sua pagina sul sito dell'università, scovate un elenco delle sue pubblicazioni più recenti. Potreste trovare un tema che vi interessa, ed in ogni caso sarà molto più facile che accetti la vostra proposta se è qualcosa su cui lavora già.
In ogni caso, è il momento di...

6) PARLARE CON IL (POSSIBILE) RELATORE

Personalmente, penso che questo sia uno di quei punti in cui bisogna puntare sul giusto mezzo. Meglio non arrivare al colloquio senza la minima idea di cosa fare, ma al tempo stesso non presentatevi convinti al cento per cento di quello che volete fare. La cosa migliore è avere due o tre idee, ed essere aperti ai suggerimenti. Ricordate che (si spera) c'è un motivo per cui lui/lei è il professore. Studia quell'ambito da anni, sa (ancora una volta, si spera) come stanno procedendo gli studi, e che materiale esiste. Se il professore vi dice che su un dato argomento è già stato scritto tutto, che un altro richiederebbe troppo tempo, o che non c'è abbastanza materiale per fare una tesi su altro, pensateci due volte prima di insistere. E se il professore vi propone qualcosa a cui non avete pensato, non escludetelo. Magari, se non siete convinti, chiedete qualche giorno, fate un po' di ricerca... potreste rendervi conto che ne vale la pena.

A Clara è successo proprio così. Argomento che non aveva neppure sfiorato con il pensiero, e poi non ha smesso di parlarne tutta eccitata per un mese. Ma sappiamo tutti che Clara ha la tendenza a sviluppare facilmente ossessioni, vero?

Grazie mille, ero convinta di stare facendo un discorso serio qui.

Ah, quindi soffri ancora di allucinazioni? Va bene, meglio assecondarti... continua il "discorso serio".

Comunque, difficilmente uscirete con una tesi perfettamente definita dal primo colloquio. Più probabilmente, avrete un argomento, e se vi è andata bene dritte su come iniziare a cercare materiale per definirlo meglio. A questo punto comincia la parte in cui dovete impegnarvi di più:

7) INIZIARE LA RICERCA

Su come fare ricerche per la tesi (in particolare per una tesi in materie umanistiche, ossia la mia... laureandi in materie scientifiche, mi dispiace di avervi illuso) ci sono mille e più metodi, e penso che sia meglio parlarne in un altro post. Qui inserisco solo qualche dritta, tanto per cominciare:
- Gente, siamo nel XXI secolo. Questo è il tempo di Internet, e del tutto a portata di mano. Quindi, per quanto possa sembrare banale, cercare il vostro argomento su Google può essere un buon inizio per farvi un'idea. Anche una voce su Wikipedia può contenere nelle fonti un'indicazione bibliografica utile, da poi cercare in biblioteca. Per non parlare del fatto che esistono moltissimi siti dedicati proprio alla condivisione di ricerche e articoli, a cominciare dall'utilissimo academia.edu. Se non ci sono risultati che vi convincano, provate a cambiare i termini di ricerca, a cercare in inglese, o, a seconda del vostro campo di studi, in altre lingue. Ovviamente, cercate di distinguere tra siti affidabili ed altri che faranno ridere il relatore.

Se non state facendo una tesi sulle turbe psicologiche di una blogger per finta, questo conta come sito inaffidabile. Giusto per chiarire.

- La mia università, e probabilmente anche le vostre, hanno spesso "abbonamenti" a database online, riviste digitali, o altri servizi del genere, molto comodi per un povero studente. Si possono usare dai computer dell'università, o direttamente dai vostri. Informatevi su cosa avete a disposizione, spulciate il sito ed i suoi servizi bibliotecari.
- Infine, ultimo ma non ultimo, c'è quella fantastica, meravigliosa ed insostituibile istituzione che si chiama biblioteca.  Le biblioteche universitarie sono una miniera di risorse potenzialmente inesauribile per le vostre ricerche. Potete iniziare con qualche titolo recuperato tramite le vostre ricerche su Internet, ed ampliare da lì... verso l'infinito ed oltre!
NOTA BENE: Segnatevi sempre e comunque da dove avete preso un'informazione. Nella stesura della tesi vera e propria, dovete saper annotare esattamente chi ha detto cosa, quale teoria è scritta dove. Segnatevi estremi bibliografici e numero di pagina, salvatevi i link, magari appuntatevi qualche parola chiave su ogni fonte consultata. È una grande rottura di cosiddette, ma più tardi vi salverà ore ed ore di lavoro.

NOTA BENE 2: la prima fase di ricerca non può, in effetti, procedere verso l'infinito. Ricordate, per ora vi state facendo un'idea dell'argomento e di cosa, effettivamente, volete e potete dire su di esso. Ponetevi dei limiti, assicuratevi di sapere quello che c'è da sapere, ma ci sarà tempo per ampliare il lavoro.

Un buon modo per tenere sotto controllo questa prima fase, una volta assicuratisi che l'argomento funziona, è finalizzarla alla produzione di un indice (che poi è quello che vogliono molti professori...). Una "scaletta" su quelli che possono essere i punti-chiave del vostro lavoro è la cosa migliore da presentare al prossimo colloquio con l'ormai assicurato (si spera) relatore. Potrebbe suggerirvi modifiche o stravolgerla, ma sarete già sulla strada del successo.
Oppure potreste anche rendervi conto che dopotutto quell'argomento non vi interessa, o che non c'è nulla di nuovo da dire. Se il vostro relatore non è un dittatore assetato di sangue, potete dirglielo senza problemi, magari confezionando il discorso con qualche giro di parole. Siete ancora all'inizio, avete il tempo di cambiare direzione. Magari durante queste ricerche avete già intravisto una nuova possibilità, o forse avevate quell'idea di riserva... in tal caso, tornate indietro e non preoccupatevi. Ribadisco, meglio cambiare direzione finché siete ancora all'inizio, piuttosto che rendervene conto troppo tardi.
Chiaritevi le idee. Parlate con il relatore, o con l'assistente, o con chiunque vi stia seguendo, per assicurarvi di essere sulla buona strada. Raccogliete le informazioni che avete raccolto in questa prima fase. Fate un respiro profondo...
...
...
... e vi conviene cominciare a lavorare, perché se aspettate il prossimo post di Clara su come fare ricerche, vi laureerete tra dieci anni.

Grazie mille per il contributo.

Sai benissimo che ha ragione.


Comunque, negli ultimi due mesi ho accumulato parecchio materiale da recensire o di cui scrivere, quindi credo che leggerete nuovi post abbastanza presto. Arrivederci a tutti!



Clara