lunedì 30 settembre 2013

Fairy Tail... Fairy Love!

Alias, quello che succede quando la vostra adorata blogger si ritrova  ad assistere ad una shipping war in una delle community che frequenta su Google Plus...
Adorata da chi, esattamente, piccola narcisista? E se con "shipping war" intendi quella strana abitudine che hanno le fangirls isteriche come te di iniziare a discutere online per stabilire quale sia la coppia perfetta all'interno di un'opera di fantasia, noto con dispiacere che non sei rimasta vittima del fuoco incrociato.
Grazie per la spiegazione, Voce, mi hai risparmiato la fatica.
Figurati, è sempre un piacere diminuire la quantità di spazio che i tuoi vaneggiamenti occupano nei post sostituendoli con qualcosa di conciso ed efficiente.
In ogni caso, la shipping war in questione riguardava Fairy Tail, un anime e manga che è già comparso un paio di volte in questo blog, e per la precisione la protagonista Lucy. Ora, io, e la maggior parte delle frequentatrici della sopracitata community, siamo a favore dell'apparentemente inevitabile storia d'amore tra lei e Natsu, il protagonista, ma una minoranza decisamente agguerrita continua a sostenere che starebbe assai meglio tra le braccia di un altro personaggio, Loke. Il guaio è, che nella mia mente, tale Loke è già in perfetta sintonia con un altro personaggio, Aries. E sono rimasta delusa nello scoprire che la "guerra" virtuale tra fan della Natsu X Lucy e della Loke X Lucy non aveva ancora neppure menzionato l'altra opzione.
Detto fatto, ho dato il mio contributo aggiungendo una nuova fazione alla battaglia con queste due immagini, realizzate con l'ormai insostituibile Pixlr:



A quel punto un altro utente si è lamentato per la totale assenza nella community di quella che è probabilmente la coppia più pucciosa dell'anime, ossia Happy e Carla (sì, sono due gatti, o meglio Exceed, parlanti). Detto fatto, problema risolto:



E visto che sono piuttosto soddisfatta di questi miei lavoretti, ho pensato di condividerli anche sul blog. Come al solito, se qualcuno vuole prenderseli o riutilizzarli in altri siti lo faccia pure, basta non cancellare la "firma"!
Saluti artistici,
o pretesi tali,


Clara
e la Voce che ne approfitta per sottolineare la nuova organizzazione del blog. Qualcuno qui ha proprio tempo da perdere...

sabato 28 settembre 2013

Tokyo Soup

Ovvero, l'ennesima dimostrazione che da un errore può nascere un'esperienza molto interessante. Qualche giorno fa, vagando tra gli scaffali della biblioteca, sono arrivata alla lettra M, e mi sono improvvisamente ricordata della mia decisione di leggere qualche altro libro di Murakami, dopo l'affascinante Kafka sulla spiaggia. Con la mia consueta attenzione per i dettagli, tuttavia, sono riuscita a sbagliare autore.
Proprio così: alla vostra amica blogger non è neppure lontanamente passato per la testa che potessero esistere DUE scrittori giapponesi con il cognome Murakami, ed il nome era perso nelle nebbie della mia esultanza post-fine-esami-di-settembre. Ma è stato un errore fortunato.
"Tokyo Soup" è un romanzo di Ryu Murakami, ambientato nel mondo della vita notturna e dell'industria sessuale della Tokyo degli anni Novanta. Il protagonista, Kenji, si mantiene facendo da guida turistica agli stranieri per sex -tour nei quartieri a luci rosse, ed è abituato alle stranezze dei suoi clienti. Ma Frank, il turista americano che lo ha appena assunto, ha qualcosa che lo mette a disagio. Kenji ignora quella sensazione, ed inizia la sua serata tra un lingerie pub, un peep show, guidando Frank ed il lettore in un mondo sconosciuto, una faccia del Giappone nascosta all'esterno. Un mondo dove le liceali fanno soldi extra con la prostituzione, e dove un gaijin, un non giapponese, è guardato con sospetto, ma basta che abbia i soldi per pagare. Ed è proprio al momento di pagare che Kenji nota con un brivido che le banconote di Frank sono sporche di quello che sembra sangue. La sera successiva si scatena l'inferno...



Questo libro non è sicuramente consigliabile per chi si impressiona facilmente. Nonostante l'ambientazione, non ci sono molte scene che definirei davvero "erotiche", ma il linguaggio usato è piuttosto crudo e l'autore non si trattiene di certo nei dettagli più macabri. Lo consiglio tuttavia sicuramente a chiunque sappia vedere oltre questi aspetti, e scoprire gli aspetti meno conosciuti e glamour della cultura giapponese. Il Giappone, Ryu Murakami lo rende assai chiaro, non è solo anime, manga e bonsai, ma un paese di contraddizioni ed ombre - un mondo sospettoso dell'esterno ma contemporaneamente affamato di esso, un mondo di tradizioni raffinate perse in uno sviluppo tumultuoso ed ineguale, un mondo di inquietante solitudine ed estremi opposti. Devo dire che Tokyo Soup mi ha costretta ad abbandonare almeno in parte quell'immagine fiabesca e stilizzata che, come molti fan, mi ero fatta della cultura nipponica, ma al tempo stesso l'ha resa, nella sua realistica imperfezione, ancora più affascinante.
Anche la trama mi ha catturato, con una sapiente costruzione della tensione che cresce di pagina in pagina, placandosi a tratti ma senza mai svanire del tutto, fino al punto di rottura che separa la normalità dall'incubo. Il protagonista è una persona normale, ed è notevole in particolare il suo passaggio dall'essere guida nella notte di Tokyo all'essere "guidato" in una spirale molto più pericolosa. La sua angoscia, i suoi dubbi, le sue osservazioni sul mondo in cui vive riescono ad arrivare al lettore senza straniamento, spiegando tutto quello che è necessario per la comprensione, ma al tempo stesso con l'asciutta rapidità di un thriller.
Conclusione, Tokyo Soup mi è sembrato un ottimo libro. Se siete interessati a scoprire un volto oscuro del Giappone e ad immergervi in un mondo così realistico da fare paura, presentato senza i filtri del buon costume e del politicamente corretto... ecco a voi. Un nuovo consiglio per la vostra libreria.

Clara

venerdì 27 settembre 2013

Atene a volo... di civetta.

Atene, città di splendore e squallore. Monumenti conosciuti in tutto il mondo stridono in violenta contraddizione con i segni di una crisi che ha colpito la Grecia assai duramente. Musei in condizioni perfette a pochi metri dai cartoni dei senzatetto, quartieri di ristorantini eleganti alternati a vie ricoperte da scritte di "affittasi" o "vendesi". Visitare questa città è stata per me un'esperienza strana, esaltante e deprimente al tempo stesso, e sicuramente diversa da quello che mi ero aspettata.
Ci vorranno parecchi post per sgomitolare tutte le sensazioni che questo viaggio ha suscitato, per mostrarvi tutte le foto che ho scattato, per suggerire tutti i luoghi che ho visitato. Ma non ho particolarmente fretta, e spero che non ne abbiate neanche voi.
Per prima cosa, quindi, voglio suggerirvi, se mai visiterete Atene, di osservarla dall'alto. Arrampicatevi su uno dei colli e lasciate vagare lo sguardo sulla distesa che si stenderà di fronte a voi, molto più affascinante così che in mezzo a condomini e vie trafficate. Spingete il vostro sguardo fino al mare, fino alle montagne, e gioite nel riconoscere dall'alto quei luoghi dove la civiltà greca ha compiuto passi così fondamentali anche per oggi.
Il primo luogo che viene in mente è ovviamente l'acropoli, ma a quella dedicherò una descrizione a parte. Molto meno conosciuti sono invece altri due "punti panoramici" che personalmente ho adorato.
Per primo, l'Areopago. Su questo colle roccioso, nel VI-V secolo avanti Cristo, si riuniva il consiglio degli anziani, gli ex-arconti che controllavano il rispetto delle leggi della città. Ora, di sera, i giovani ateniesi si radunano per stare in compagnia, chiacchierare, bere, o condividere un attimo di romanticismo di fronte alle luci della città che lentamente si addormenta.
Raggiungerlo non è difficile, anche se richiede un paio di buone scarpe da ginnastica, perché nel tratto finale ci si inerpica tra rocce scivolose che lo scorrere dei millenni non sembra avere scalfito. Dalla cima si può vedere da un lato l'acropoli illuminata a giorno da potenti riflettori, che si staglia, maestosa, dorata e senza tempo, sul cielo violaceo di afa. Dall'altro, le luci della città formano eleganti arabeschi nell'oscurità degli edifici, in mezzo a cui procedono spediti i fanali delle auto. Lo spettacolo è magico, e purtroppo la mia scarsa macchinetta non è riuscita a catturarlo. Ho provato tuttavia a muoverla durante lo scatto, e sono riuscita a creare un gioco di luci che personalmente trovo affascinante:


Potrebbe essere qualunque luogo, qualunque cosa, questa matassa di fili luminosi che si intricano e tremolano sotto la cappa di un cielo rossastro. Fidatevi se vi dico che è Atene, Atene vista da uno dei suoi luoghi più antichi.
Se sull'Areopago si riunivano quindi gli anziani, l'assemblea di tutti i cittadini dotati di diritti aveva invece luogo sulla Pnice, un altro dei colli ateniesi. Esso ed i due colli vicini, quello delle Ninfe e quello delle Muse, sono stati uniti in un parco che personalmente ho apprezzato, mirabile esempio di come l'architettura possa riuscire a preservare sia natura sia archeologia senza danneggiamenti. Sui colli si inerpicano comodi sentieri che, passando tra ulivi e arbusti, permettono di raggiungere tutte le evidenze del passato di Atene che sono state disseppellite su questa collina, tra cui quella che secondo la tradizione era la prigione di Stato, scavata nella roccia, e soprattutto il monumento del Filopappo, di epoca ellenistica, sulla sommità della Pnice. Ci sono molti punti panoramici lungo il percorso, a varie altezze, e da uno di esse ho scattato questa foto all'Acropoli antistante ed al Partenone in restauro:





Poi c'è il monumento del Filopappo, per cui dovrete accontentarvi di questa immagine, dal momento che la mia fedelissima macchinetta ha esalato il suo ultimo respiro a pochi metri dalla cima.


Se qualcuno avesse compreso il significato del termine batterie RICARICABILI, ergo da ricaricare, questo non sarebbe successo. Sul serio, c'erano delle inquadrature stupende là in cima, panorami da brivido, e la vostra Clara cosa fa? Lascia scaricare la fotocamera! Costei arriva a livelli di sbadataggine cosmici.
Per una volta mi tocca dare ragione alla Voce nella mia testa. In ogni caso, il succo del discorso non cambia. Se mai andrete ad Atene e vorrete farvi un'idea della città dall'alto, ricordatevi questi due luoghi: Areopago e Pnice, non potete sbagliare.
A presto per altre informazioni sul mio viaggio in Grecia! ^_^

Clara


martedì 24 settembre 2013

Adipurumi in arrivo!

Ma che cosa è mai un adipurumi? La domanda sorge spontanea a chiunque abbia letto il titolo di questo post, e mi stupirebbe il contrario, dal momento che si tratta di un neologismo appena coniato dalla sottoscritta.
Che non ancora soddisfatta dei suoi proditori attacchi al buonsenso, al dovere ed alla coerenza, ora si accanisce anche contro il vocabolario.
Ma quale accanimento? E' semplicemente il nome dell'ultimo arrivato nella mia collezione di pupazzi, nonché dell'ultimo prodotto della mia ossessione per Doctor Who e del primo prodotto della mia nuova passione, destinata probabilmente a spegnersi in qualche settimana.
Facciamo ora.
Senza perderci dunque in disquisioni (mie) e acidità (indovinate di chi), tale passione è il lavoro all'uncinetto. Proprio così: dopo aver ammirato, indossato o coccolato per anni i piccoli capolavori prodotti da mia madre, in un raptus di ispirazione ho iniziato ad infastidire la santa donna affinché condividesse con me i segreti della propria arte. Dopo qualche fallimentare esperimento, un paio di mini-crisi isteriche e qualche fantasticheria di usare l'uncinetto come arma di distruzione, arrivo finalmente a padroneggiare la tecnica abbastanza da pensare a fare qualcosa che dimostri la mia acquisita competenza.
Acquisita secondo chi, scusa?!
E quindi mi getto su quello che mi ha fatto venire voglia di intraprendere questa nuova impresa: gli amigurumi, termine di origine giapponese per indicare appunto i pupazzetti realizzati all'uncinetto. Decido di iniziare con qualcosa di semplice, puccioso e soddisfacente, e dopo un'oretta di ricerca tra i circa diecimila siti che spuntano sull'argomento incappo nel progetto perfetto:
Uno degli Adiposi di Doctor Who, dal primo episodio della stagione con Donna Noble, comunemente riconosciuti come "gli alieni più pucciosi della serie". Sono esserini composti esclusivamente di grasso corporeo, come suggerisce il nome, e questo fa di loro dei tenerissimi cuscinetti che salutano con le loro manine paffute...


Insomma, come si può non volere un piccolo Adiposo da strapazzare di coccole nei momenti neri? Detto fatto, eccomi impegnata nella realizzazione di un Adiposo amigurumi:
UN ADIPURUMI!



Non è esattamente quello del progetto originale, che potete scaricare su questa pagina, ma io sono soddisfatta. E chissà, se l'ispirazione permane prima o poi potrete vedere qualche altro lavoretto all'uncinetto su questo blog.
Potrebbe non essere una pessima idea. Almeno è un modo di perdere il tuo tempo che, contrariamente agli altri, ha un'utilità pratica.
Saluti a tutti, cari lettori! Da me, dalla Voce, e dal mio sofficissimo Adipurumi! ^_^

Clara

PS: siete già passati nel blog Il Bardo Doloroso a leggere il mio ultimo contributo? In caso contrario, fatelo subito!

venerdì 20 settembre 2013

Apocalypse no Toride

Per la seconda volta in pochi giorni, cari lettori, torno a parlare di zombie. E no, questo non ha nulla a che vedere con le condizioni in cui mi sento quando mi alzo dal letto e mi rendo conto che le mie meritatissime vacanze estive stanno per finire. Più semplicemente, nella mia  ricerca di nuovi manga su cui sprecare ore ed ore del mio tempo, ho finito per imbattermi in un titolo piuttosto interessante.
La domanda di partenza era: "d'accordo, ho appena guardato Kore wa Zombie desu ka ed appurato come si può stravolgere totalmente l'idea di uno zombie. Ma le classiche invasioni di non-morti affamati di carne umana, con fine dell'umanità inclusa, le storie tipo Resident Evil per intenderci... i cari giapponesi le hanno lasciate a noi occidentali, oppure hanno scelto di tentare anche con quelle?".
Scartato rapidamente Highschool of the Dead (ragazzi, non ho niente contro il fanservice, ma a mio parere un po' di trama non guasta -_-''), sono infine approdata ad uno di quei titoli sconosciuti al grande pubblico, ma capaci di conquistarsi il loro posticino in qualsiasi lista dei manga da seguire se hai la fortuna di trovarli. E proprio per condividere con voi questa fortuna, ecco a voi "Apocalypse no Toride" di Kuraishi Yuu.



Maeda Yoshiaki, tornando a casa da scuola, assiste ad un omicidio e viene prontamente incriminato per lo stesso. Si ritrova così in un centro di detenzione giovanile, una prigione di massima sicurezza isolata dal mondo da massicce mura. E, forse, è proprio uno dei posti migliori in cui potrebbe trovarsi, dal momento che poco dopo il mondo esterno è devastato da un'invasione di zombie.
Maeda ed i suoi compagni della cella numero 4 (Yoshioka, Iwakura e Noiman) si rendono presto conto che il resto del Giappone è distrutto. Orde di non-morti vagano per le città disabitate... e non solo: è possibile, come scopriranno presto, che gli zombie siano solo uno dei loro problemi.
Non. Devo. Fare. Spoiler. Non. Devo. Fare. Spoiler. Non. Devo... oh, leggete e basta, okay?
Finita la trama, passiamo alla mia opinione. L'inizio della storia mi ha ricordato moltissimo Deadman Wonderland, con un ragazzo innocente sommariamente condannato ed inviato in prigione per un crimine che non ha commesso, ma le somiglianze finiscono qui, lasciando il posto ad una "classica" invasione di zombie che inizia in sordina con un episodio alla televisione ed in breve tempo spopola un'intera nazione. E' interessante il fatto, però, che i protagonisti non siano i soliti civili terrorizzati o veterani dell'esercito, ma i detenuti di una prigione giovanile. A parte il povero Maeda, che non aveva ancora avuto il tempo neppure di adattarsi alla sua nuova condizione di detenuto, gli altri personaggi sono dei duri, perfettamente a loro agio nell'usare la violenza, ma al tempo stesso del tutto ignari di cosa stia succedendo.
Una nota di merito va allo stile di disegno dei non-morti, che riescono ad essere terrificanti nella cura quasi maniacale dei dettagli più macabri. Anche l'ambientazione ed i protagonisti sono ben disegnati, ma trovo che l'autore raggiunga il culmine nella raffigurazione delle orde di ex-umani affamati di carne e sangue.
Non c'è molto altro da dire: un ottimo ritmo capace di tenere col fiato sospeso, delle variazioni rispetto alla tipica invasione che si faranno più evidenti nei capitoli successivi, una storia che procede in fretta ed in modo sensato. Per ora non è disponibile in Italia, ma potete leggere le scan online: in italiano ci sono solo i primi  capitoli, in inglese tutti i venti usciti finora.
Fine della recensione, buona invasione di zombie a tutti! ^_^



Clara

mercoledì 18 settembre 2013

Buon compleanno al mio blog!

Ebbene sì. E' ormai passato un anno da quando ho aperto Animula Solivaga e pubblicato il primo post. Un anno fa, il 18 settembre 2012, ho deciso di costruirmi un angolino virtuale per esprimere i miei pensieri e le mie opinioni, e non me ne sono mai pentita. Ci sono stati periodi di sovraccarico mentale in cui non riuscivo a scrivere una singola parola, e ci sono stati altri momenti in cui invece nella mia mente fiorivano contemporaneamente centoventi idee per nuovi post. All'inizio di questa avventura, non sapevo neppure io che cosa avrei scritto. Ancora adesso non sono sicura di che cosa pubblicherò nei prossimi mesi, dal momento che la mia mente svolazza come una farfalla da un interesse all'altro.
Ed i suoi neuroni entrano frequentemente in sciopero.
Oh, quasi dimenticavo. A farmi compagnia in questi mesi, ed a movimentare un po' i miei post, è arrivata la Voce nella mia testa, segno evidente di infermità mentale, ma questo già si sapeva. Si tratta di una personcina piuttosto maleducata, ma in realtà ci vogliamo molto bene
Mi permetto di dissentire.
e soprattutto è stata protagonista, grazie alla sua adorata autrice ovvero la sottoscritta, di un paio di simpatiche avventure.
Simpatiche quanto i tuoi esami universitari.
Ma intanto sono arrivato anche io!
Già, certo. Uno dei personaggi di queste storie, Piccolo Troll, ha misteriosamente trovato il modo di infilarsi a sua volta all'interno del blog, intervenendo nei post e facendo comunella con la Voce, in genere ai miei danni.
In genere meritatamente, aggiungerei.
Ma oggi i miei personaggi non sono qui solo per insultarmi!
Ah, no?
Ah, no?
No. Siete qui per festeggiare insieme a me il primo compleanno di Animula Solivaga, ed ad augurare a questo blog di continuare così anche per il prossimo anno.
Ci sarà un prossimo anno? Wow, sono sconvolta.
C'è la torta?
Certo che sì. Anzi, c'è uno splendido biglietto di compleanno. Siete pronti?
Pronti per cosa?
Ta-daaa!!!



Nel caso qualcuno non lo sapesse, quella a destra è la Voce, in tutta la pucciosità della sua prima apparizione, e quello a sinistra è Piccolo Troll. Quella al centro è una torta virtuale di cui siete tutti invitati a prendere una fetta ^_^
Ma che pensiero gentile.
Perché ho addosso un kimono?! Perché?!
E mentre la Voce si lamenta, torniamo alla mia riflessione. Un anno è stato un periodo di tempo decisamente lungo: in genere le mie improvvisate decisioni si spengono prima nel languore dell'incostanza. Se questo blog è riuscito ad andare avanti, è stato anche grazie alle persone che lo hanno seguito, o semplicemente che hanno letto questi post, lasciandomi cullare nell'illusione di un briciolo di interesse per le mie opinioni. Grazie a voi, lettori, e grazie agli altri blogger da cui ho tratto ispirazione nei miei esperimenti. Grazie a chiunque è approdato qui, anche per sbaglio, ed ha deciso di spendere qualche minuto in mezzo ai miei pensieri.
Grazie, e (spero) a presto.

Clara


martedì 17 settembre 2013

Venetkens a Padova

Oggi farò un piccolo strappo ai miei consueti post a base di recensioni, sfoghi o demenzialità varie, per invitarvi a visitare, se ne avete la possibilità, una mostra che merita davvero tutta l'attenzione possibile.
Si tratta di "Venetkens", l'esposizione archeologica dedicata alle popolazioni venete dall'età del bronzo all'inizio del controllo romano, aperta fino al 17 novembre 2013 nella prestigiosa cornice del Palazzo della Ragione di Padova.

Si tratta di un'iniziativa curata molto bene, e collegata ad un'opera di raccolta e sintesi del materiale che si trovava sparso nei diversi musei archeologici del Veneto. E' un'esposizione apprezzabile per gli "addetti ai lavori", proprio per la possibilità di vedere raccolti in un unico percorso pezzi così interessanti, ma ancor più per chi non si intende di archeologia e vuole lo stesso fare un tuffo nel passato. I pannelli delle spiegazioni sono chiarissimi, così come l'ordine espositivo, e la presenza di video ed accompagnamento acustico a sottolineare le tappe fondamentali della strada contribuiscono a coinvolgere il visitatore in un'atmosfera affascinante.
Tra gli splendidi affreschi quattrocenteschi, sotto la volta di uno dei più importanti edifici pubblici di Padova, il gigantesco cavallo ligneo, copia di quello che Donatello, sembra voler amplificare la sezione dedicata all'allevamento dei cavalli, per cui i Veneti erano famosi nell'antichità. Ceramiche, ori, bronzi, stele con incisioni nell'antico alfabeto veneto, statuette votive ed armi, ricostruzioni di case o pratiche funerarie, si succedono in un percorso che unisce il sacro di una mitologia strettamente connessa alla natura al mondo economico del commercio, che qui faceva incrociare e ambre del Baltico con i bronzi dell'Etruria ed i vasi dell'Attica. Dall'aperto della natura ai santuari delle Prealpi, dall'ultima parte del secondo millennio a. C. ai primi secoli a. C., quando avvenne la romanizzazione del Veneto, questo popolo lasciò molteplici tracce del suo passaggio. E, se ne avete l'occasione, potrebbe essere l'occasione giusta per scoprirle.
Cari lettori, vi lascio con il link del sito ufficiale della mostra:
www.venetiantichi.it

Pienamente soddisfatta della sua più recente esperienza culturale,

Clara

domenica 15 settembre 2013

Il più grande uomo scimmia del Pleistocene

"Il libro che avete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimicinquecentomila anni. Detto così alla buona, è il racconto comico della scoperta e dell'uso, da parte di una famiglia di uomini estremamente primitivi, di alcune delle cose più potenti e spaventose su cui la razza umana abbia mai messo le mani: il fuoco, la lancia, il matrimonio e così via. È anche un modo di ricordarci che i problemi del progresso non sono cominciati con l'era atomica, ma con l'esigenza di cucinare senza essere cucinati e di mangiare senza essere mangiati."
Questo è quello che ha scritto il mio adorato Sir Terry Pratchett sul libro che vi sto per presentare oggi, e penso che potrei anche concludere qui il post, dal momento che dice tutto quello che dovrei dire e lo dice cento volte meglio di quanto io potrei mai fare. Ma, dal momento che mi diverto a battere sulla tastiera procrastinando a data non meglio definita le cose che dovrei davvero fare, ritengo mio preciso diritto aggiungere la mia personale opinione.



Innanzitutto, i dati del libro del giorno: "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene", scritto da Roy Lewis, prima edizione 1992, e tuttora non esattamente classificato. Romanzo umoristico-scientifico-storico-satirico con una sfumatura di sentimentale, forse? O, più semplicemente, un piccolo capolavoro che non vuole saperne di rimanere recluso in un singolo genere? Forse questo piccolo incipit potrebbe già darvi delle risposte:
"Quando i venti soffiavano forte da nord, spifferando gelidi che la grande cappa di ghiaccio continuava la sua avanzata, noi ammucchiavamo tutte le nostre riserve di legna e fascine davanti alla caverna e facevamo un gran fuoco, convinti che per quanto a sud si fosse spinta stavolta, fino in Africa, addirittura, noi eravamo perfettamente in grado di affrontarla e vincerla. 
Avevamo un bel daffare a procurarci il combustibile necessario per tutti quei falò, anche se con una buona lama di quarzite un ramo di cedro da mezza spanna si taglia in dieci minuti; erano gli elefanti e i mammut a tenerci caldi, con la loro premurosa abitudine di sradicare gli alberi per provare la forza di proboscidi e zanne. L'Elephas antiquussi dedicava a questo sport anche più del tipo moderno, perché era ancora in pieno sforzo evolutivo, e se un animale in evoluzione ha un chiodo fisso, è lo stato della propria dentatura."
Già. Il narratore, un giovane uomo primitivo che porta l'anacronistico nome di Ernest, sa benissimo cosa sia l'evoluzione. Poche pagine dopo suo padre Edward, scopritore del fuoco e dei suoi usi, nonché, nel corso del libro, di gran parte delle conquiste fondamentali della specie umana, discute con il fratello viaggiatore le glaciazioni, complete di nomi scientifici, e le diverse linee evolutive dell'umanità in giro per il mondo. Il tutto mentre lo zio "conservatore" Vania cerca di convincere la famiglia a tornare sugli alberi, il fratello Oswald affina le sue tecniche di caccia, Alexander perfeziona l'arte rupestre e William, il piccolino della famiglia, tenta in anticipo sui tempi di introdurre l'allevamento. Ed Ernest? Beh, da bravo narratore, lui diventa il primo filosofo della storia... nonché, a quanto pare, il primo innamorato, in una descrizione dell'invenzione dell'amore primordiale che ne mette in luce ogni attuale stereotipo.
"Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" è una storia dell'umanità e dei suoi primi faticosi passi, alla luce impietosa ed affascinante di un umorismo che colpisce spesso e volentieri anche la nostra attualità. Pagine graffianti, spesso volutamente sopra le righe, e godibili oggi proprio come quando furono scritte. E' un classico che personalmente farei leggere a tutti, e che intanto mi accontento di provare a far leggere a voi.





Clara

giovedì 12 settembre 2013

Kore wa zombie desu ka?

Ayumu Aikawa è uno studente giapponese, ma è anche uno zombie, dopo essere stato ucciso da uno sconosciuto serial killer e resuscitato da una potentissima negromante, Eucliwood Hellscythe, che si è ora trasferita a casa sua. La sua vita sembra già abbastanza complicata, tra evitare di mummificarsi al sole e nascondere ai suoi compagni di classe la convivenza con una graziosa ragazza, vero?



Naturalmente no, e dunque una sera si ritrova ad essere steso a terra da Haruna, la (auto-proclamatasi) geniale Masou Shoujo, ossia "ragazza equipaggiata magicamente" che combatte giganteschi mostri chiamati Megalo con una sega elettrica incantata. Peccato che dopo qualche minuto i suoi poteri di trasformazione, gonna e fiocchi compresi, passino misteriosamente ad Ayumu.



Il nostro eroico protagonista si ritrova quindi in casa anche Haruna, decisa a riprendersi i propri poteri ed ad assicurarsi che nel frattempo lui tenga alto l'onore delle Masou Shoujo nella guerra contro i Megalo.



Tempo una puntata, ed alla combriccola a suo carico si aggiunge anche la vampira ninja Seraphim, venuta a cercare Yuu... e non molto entusiasta del padrone di casa, amichevolmente soprannominato "insetto schifoso".



 Ora Ayumu deve imparare a convivere con le bizzarrie e le richieste di tre ragazze molto particolari e con le sciagure della sua nuova vita. Ed in tutto questo, il serial killer che lo ha ucciso è ancora in circolazione...

Questo anime appartiene al genere "Harem", ossia quello in cui un personaggio maschile si ritrova improvvisamente circondato di belle ragazze. Aspettatevi quindi notevoli quantità di fanservice e di inquadrature femminili. Nonostante ciò (o forse, qualche lettore maschio potrebbe obiettare, in aggiunta a ciò) "Kore wa Zombie desu ka?" (Questo è uno zombie?) riesce a catturare l'attenzione grazie ad una trama interessante già a partire dal mix di personaggi principali.
Okay, ammetto che sono in un periodo di fissazione per gli zombie "fuori dagli schemi", ed infatti prima o poi leggerete un paio di altre recensioni in proposito: questo è stato il primo elemento che mi ha portata, nel vasto oceano dell'animazione giapponese, fino a questo specifico approdo. Ma quello che mi ha convinto a guardarlo è stato l'abbinamento degli zombie a ragazze magiche da un'altra dimensione, vampiri ninja (eh già, i giapponesi hanno una loro particolare concezione dei vampiri... un po' come tutti, almeno ultimamente. Sottolineo che Sera sa picchiare, e bene.) e catene di efferati delitti. Un mix insolito, che però riesce a funzionare bene per l'atmosfera spesso surreale che evita di prendersi troppo sul serio, e per l'efficace rapidità del ritmo. L'umorismo non è tuttavia l'unica componente di questo anime, che prende presto una piega d'azione, anche piuttosto cruda: diciamo che già nel primo episodio vediamo l'uccisione del protagonista, e che questo è solo un piccolo assaggio di quello che verrà dopo. Nulla di eccessivo, intendiamoci, ma sono costretta ad ammettere che un po' di sangue, in questo caso, non guasta affatto ^_^
Psicopatica come al solito.
Bentornata tra noi, Voce! Ti viene in mente qualcosa da aggiungere?
In effetti sì. Se proprio devo indossare costumi ridicoli, voglio anche io una sega elettrica magica.
Il tuo desiderio sarà valutato da un'apposita commissione composta da Ispirazione, Umorismo e Sadismo, e forse, solo forse, preso in considerazione.
Allora so già come andrà a finire. In ogni caso, sei passata dal dire che questo anime non si prende troppo sul serio ad esaltare la crudezza degli omicidi. Non ti pare di essere leggermente contraddittoria?
In effetti, forse avrei dovuto specificare che ci sono dei frequenti cambi di tono, e che spesso un episodio oscilla tra la commedia e momenti di paura. Personalmente mi piace trovarmi completamente spiazzata dalla varietà delle situazioni, ma a volte si sfiora il nonsense.
Ah, allora tutto a posto. Il nonsense si addice perfettamente ad una certa blogger di mia conoscenza.
Lasciamo perdere e procediamo con la recensione.
Ah, non è ancora finita?
Oh, devo solo aggiungere un paio di dettagli logistici.
Tipo, dove acquistare la sega elettrica?
L'anime è tratto da una serie di light novel di Shinichi Kimura, ed è attualmente composto da due stagioni, che potete tranquillamente trovare online con i sottotitoli nella nostra bella lingua italiana. Quindi, se avete voglia di rilassarvi un po' e di farvi qualche risata che però non vada del tutto a spese della trama, questo è uno dei titoli che potreste volervi appuntare.
Detto questo, buonanotte a tutti!




Clara

martedì 10 settembre 2013

Aiuto, Clara si espande!

Ehm... salve. Nel caso qualcuno non lo sappia, io sono Piccolo Troll, uno dei personaggi di questo blog. In genere il mio ruolo nella vita è rendere più interessanti gli sforzi narrativi o descrittivi di Clara con i miei commenti arguti, e rivelare di avere parenti nei posti più improbabili. Questa volta, invece, mi tocca mio malgrado assumere il ruolo di Portavoce. Nel senso letterale del termine, la Voce ha inghiottito un sonnifero appena ha capito cosa stava per succedere ed ora mi tocca riportarla nell'angolino della mente di Clara dove ha stabilito la sua dimora. Sarà anche incorporea ma pesa... non ditele che l'ho detto!
Ehm, comunque. Vi starete tutti chiedendo cosa sia così terribile da spingere la Voce ad un'azione così drastica, visto che di solito si limita a mugugnare e maledire la blogger in questione che le scarica il lavoro sporco. Il motivo in questione è spiegato nel titolo del post.
No, non stiamo parlando del peso di Clara o della sua inesistente altezza. E non si è neanche messa a giocare a Risiko. In realtà, la nostra piccola blogger, non contenta di avere questo angolino virtuale in cui sprecare il suo tempo, ha deciso di collaborare con un altro blog. E per quanto non sia così incredibile che lei si inventi nuovi modi per accontentare il proprio egocentrismo, ecco la grande novità:
STA EFFETTIVAMENTE COLLABORANDO CON UN ALTRO BLOG.
Capito? Qualcuno è stato abbastanza pazzo da pubblicare i suoi post... al momento soltanto uno, ma temo che presto ne arriveranno altri. La Voce non voleva darvi questa triste notizia, Clara ha deciso di fare la modesta e non vuole presentarvi di persona la novità. Chi rimaneva?
Beh, ormai siete arrivati fino a qui, tanto vale finire il discorso. Il blog incriminato si chiama Il Bardo Doloroso, e contrariamente a questa accozzaglia di argomenti scelti facendo la conta, è dotato di un proprio stile e di un tema principale. E' un blog di narrativa fantasy umoristica, in cui si seguono le avventure di intrepidi eroi, elfi, maghi, inquisitori, principesse e quant'altro... il tutto in salsa comica! E soprattutto, con la possibilità per i lettori di dire la propria e scegliere, tra varie opzioni, come la storia andrà avanti!
Ma so già cosa vi state chiedendo: che cosa c'entra Clara in tutto questo? Ebbene, dal momento che sono stanco di scrivere e la Voce sta iniziando ad agitarsi nel sonno, lascerò che lo scopriate da soli. Ecco a  voi l'indirizzo a cui, se proprio sentite l'impellente necessità di saperne di più, potete trovare il nuovo intervento della perditempo in capo:

http://bardodoloroso.blogspot.it/2013/09/patricia-mckillip-la-citta-di-luce-e.html

Se fossi in voi lo userei come punto di partenza per girare nel resto del blog, che merita davvero la vostra attenzione. Ora se non vi dispiace dovrei proprio portare a dormire l'altro peso morto.
Il vostro affezionato,

Piccolo Troll

PS: se qualcuno se lo stesse chiedendo, sì, c'è stato un aumento esponenziale nella frequenza dei post degli ultimi tre giorni. Non durerà.
PPS: ma quanto mi piace gestire il blog! Dovrei farlo più spesso, già già!

lunedì 9 settembre 2013

The Voice on Holiday - 4

Nell'ultima puntata!
Arriviamo al palazzo delle fate, che però sono leggermente paranoiche, per cui ci troviamo legati dalla testa ai piedi.
Poi dal libro magico che ci siamo portati dietro per tutto questo tempo esce un mostro gigante!
Che è in realtà mio zio Gaspare!
Uhm, questa in effetti me la dovresti spiegare. Come è possibile che tu abbia uno zio da queste parti?
Sai com'è, zio Gaspare è sempre stato il vagabondo della famiglia. Se ne va in giro, si infila in tutti i portali dimensionali che trova... zia Gertrude gli diceva sempre "Gaspare, un giorno tu ti ritroverai nei guai, finirai come il povero cugino Arturo."
Uh? Cosa successe al povero cugino Arturo?
Oh, si fece convincere da alcuni orchetti conosciuti al bar ad andarli a trovare nella loro nuova discoteca sotterranea, mi pare si chiamasse Moria. Poi dei guastafeste entrarono, il cugino Arturo tentò di aiutare i buttafuori a cacciarli via, e si ritrovò una freccia elfica conficcata in corpo. Una vera tragedia.
Mi pare di aver già sentito una storia simile, in effetti...
Voi due avete finito di monopolizzare questo post con improbabili cross-over? No, perché io vorrei anche andare avanti con la trama.
Disse colei che si perdeva in lunghe descrizioni. Almeno le avventure del cugino Arturo sono istruttive: lascia fare il loro mestiere ai buttafuori.
Taglia corto e lascia spazio all'autentica autrice, fatina.
La Fata del Giorno, sfolgorante nell'aura dorata che la avvolgeva, continuò il suo attacco a base di sfere di fuoco contro il troll che stava dicendo qualcosa di inintelligibile.
Probabilmente "non usare il fuoco dentro un albero, genio!".
La maggior parte dei proiettili colpiva in effetti le pareti di legno, ormai lambite da crepitanti lingue di fiamma in continua espansione. Alcuni di essi, però, avevano deciso di sfidare ogni legge della fisica ed esibirsi in traiettorie curvilinee dai volteggi acrobatici, la cui destinazione finale era inevitabilmente...
indovinate un po'?
il punto in cui si trovavano la Voce e Piccolo Troll, finalmente slegato a sua volta.
Non lo avrei mai sospettato.
Ovviamente, l'architrave scelse proprio quel momento per crollare fragorosamente a terra bloccando la porta. In seguito, nessuno capì mai come fosse successo, dal momento che era stata intagliata nel tronco stesso dell'albero, ma in quel momento tutti erano troppo occupati a fuggire per occuparsene.
La Voce e Piccolo Troll, rendendosi conto che l'uscita era loro preclusa, e che le fiamme si stavano pericolosamente avvicinando, non ebbero altra alternativa che scappare nella direzione opposta. Per fortuna o sfortuna lo zio Gaspare era troppo occupato a litigare con la fatina psicopatica per preoccuparsi di tenere d'occhio il nipotino e la di lui dolce metà
Clara! Tu tra poco sei morta!
e la sua nemica giurata aveva la capacità di mira di un ubriaco, per cui i due riuscirono ad arrivare alla piattaforma dall'altra parte della stanza senza essere ridotti in braciole.
Bar-be-cue! Bar-be-cue!
Si rifugiarono dietro agli alti troni, ancora intatti, e lì trovarono qualcun altro.
La Fata della Notte, raggomitolata a terra con le mani sulle orecchie, alzò gli occhi verso i nuovi arrivati con aria terrorizzata.
- Ascolta, dovresti dire alla tua collega di fermarsi.- suggerì diplomaticamente la Voce, mentre i tre sbirciavano fuori dal loro riparo improvvisato, in direzione di quello che ormai era un vero e proprio incendio.
- Non mi ascolta mai!- singhiozzò la creaturina dalla pelle violacea:- E' una pazza isterica, ecco che cosa è.-
Avverto un impeto di compassione verso questa fata. Anche io so cosa  voglia dire avere a che fare quotidianamente con una pazza isterica.
Ci fu una piccola pausa mentre i tre compagni di sventura si trasferivano dietro l'altro trono, dal momento che quello dove si trovavano aveva cominciato a bruciare allegramente. Poi un'altra sagoma, molto più grossa, passò sopra le loro testoline tremanti e si schiantò contro il tendaggio verde, che fu subito divelto dai suoi appigli e si afflosciò a terra. Le scintille, che ancora si esibivano in complessi salti acrobatici tutto intorno, furono leste ad appigliarsi al nuovo combustibile disponibile.
- Zio Gaspare!- strillò Piccolo Troll, andando ad aiutare l'altro troll che si stava districando dalla stoffa:- Che cosa è successo?-
- E cosa ne so io?- protestò il gigante, che effettivamente, valutò la Voce, era alto circa mezzo metro. L'altezza è sempre una cosa relativa.
Ripetitelo pure, tanto bassa sei e bassa rimani.
- Stavo passeggiando per i fatti miei dopo aver litigato con Gertude, cara ragazza ma a volte esagera con i lavori domestici, quando all'improvviso ho trovato un libro per terra. L'ho raccolto, quello mi ha risucchiato e poi sono arrivato qui. Il tempo di uscire e sgranchirmi un po', e la psicopatica mi stava tentando di accoppare.-
Proprio in quel momento la psicopatica in questione calò dall'alto e rimase a fluttuare poco sopra di loro, con un ghigno malefico sul volto.
- Uhm, Solaria? Puoi calmarti adesso...- supplicò l'altra fata in tono conciliante:- Il troll non è un nemico, è stato solo un malinteso.-
- Non c'è stato nessun malinteso.- annunciò gelidamente lei, evocando altre sfere di fuoco che iniziarono a danzarle minacciosamente intorno:- Questo, mia cara, è un Piano Malvagio.-
Oh, eccone un'altra che usa le maiuscole enfatiche. Tanto per ribadire che siamo in un racconto di Clara.
- In che senso un piano malvagio?- domandò Piccolo Troll, perplesso:- C'entrano i cinesi?-
Ci fu un attimo di silenzio confuso.
- Okay, era tanto per dire. Continua pure.-
La fata rivestita d'oro gli gettò un'occhiata infuriata, per poi proseguire:- Sono stata IO  a creare il libro magico ed ad inviarlo in un altro universo perché recuperasse un mostro adeguato a spaventare le nostre guardie. Sono stata IO a lasciare il libro nella foresta perché degli incauti viaggiatori lo trovassero e subissero il suo inganno, portandolo qui!-
E io che pensavo fosse stata Clara.
- E perché avresti fatto tutto questo?- domandò la Voce, chiedendosi perché dovevano sempre esserci pazzi psicopatici in libera circolazione nei racconti di una certa blogger.
Ma guarda che io non sto neanche a chiedermelo, è perché TU sei una pazza psicopatica.
Solaria scoppiò in una risata malefica:- Perché, mi chiedi? Ma per avere qualcuno a cui dare la colpa per la morte di mia sorella, ovvio!-
La Voce si rese improvvisamente conto che sia Piccolo Troll sia la Fata della Notte avevano deciso di usarla come scudo umano.
- P... perché vuoi uccidermi, sorellina?- piagnucolò quest'ultima, con le lacrime agli occhi.
- Perché così io e solo io dominerò la foresta!- spiegò la Fata del Giorno, come se fosse ovvio:- Oh, e anche perché quando eravamo piccole mi rompevi sempre i giocattoli, Lunaria-
- Non è vero, eri tu che rompevi i miei!- protestò Lunaria, ma fu tutto inutile. I nostri tre baldi eroi dovettero scappare via, mentre le sfere di fuoco si dirigevano verso di loro...
... e si ritrovarono sollevati in aria e portati al sicuro da un lungo braccio artigliato.
- Zio Gaspare!- esclamò Piccolo Troll, lieto di vedere che il suo ennesimo parente stava bene.
Zio Gaspare sta sempre bene, lui è fortissimo! Una volta ha fermato un camion con una mano sola!
Forte! Come ha fatto?
Si era travestito da vigile urbano.
La Fata della Notte stava continuando a piangere:- Lo sapevo che sarebbe andata a finire così, lo sapevo da quando ha tentato di avvelenarmi. Oh, e da quando ha tentato di annegarmi nel laghetto. E da quella volta che mi ha chiusa in un pozzo. E...-
- Se sai che tua sorella vuole ucciderti, perché rimani qui?- domandò la Voce, esasperata.
- Perché non so dove andare.- rispose l'altra con voce flebile.
- Perché è solo una stupida creaturina senza poteri!- strillò l'altra, continuando a bersagliarli di fiamme:- E merita solo di morire!-
In quel momento, la Voce si accorse di qualcosa. Arrampicandosi verso la spalla del grosso troll che li sosteneva, sussurrò:- Forse è meglio se tra un po' ti butti a terra.-
- Perché?- domandarono all'unisono lui ed il suo nipotino, che aveva seguito la sua amica.
- Perché qui sta per crollare tutto!- ululò la Voce, mettendosi le mani sopra la testa nel preciso momento in cui la volta della sala rovinava fragorosamente a terra. Ebbero appena il tempo di vedere una grossa trave di legno che colpiva in testa la loro avversaria ancora urlante, poi il soffitto fu sopra di loro.
E rimase solo il silenzio.
Okay, questo è irritante. Hai fatto tutta questa fatica per costruire un grande e terribile confronto, e poi risolvi tutto facendo crollare l'albero. E per di più lo fai in due righe, senza la minima preparazione, e senza...
Voce, se preferisci posso cancellare l'ultima frase e descrivere la lenta agonia della tua pelle che brucia quando vieni colpita da una sfera di fuoco, per poi essere ripetutamente picchiata alla testa con grossi pezzi di legno.
Nah, ho cambiato idea. Questo crollo è un capolavoro della narrativa.

...
...
...

Ehi, è previsto che succeda qualcos'altro in questa storia?

...
...
...

La Voce sollevò le palpebre, perplessa, e si ritrovò a fissare un limpido cielo azzurro. Sotto di lei, l'erba verde e profumata le solleticava la schiena. Si girò di fianco, e si ritrovò a fissare Piccolo Troll che ancora russava a bocca spalancata.
Io non russo. Faccio notare al mondo la mia abilità nel tenere il ritmo anche quando dormo.
La Voce si tirò a sedere di scatto, e scoprì di essere ancora nella radura. Una sagoma scura corse verso di lei con un sorriso di sollievo.
- Ben svegliata!- esclamò Lunaria, sedendosi accanto all'altra.
- Che cosa è successo?- borbottò lei stropicciandosi gli occhi.
- Quando l'albero è crollato siamo rimasti seppelliti dalle macerie, ma per fortuna il grande troll ci ha difesi con il suo corpo. Lui sta bene, sta aiutando le mie guardie a rimuovere i detriti.-
- Le tue guardie? Che fine ha fatto la psicopatica?-
La Fata della Notte sospirò:- Non lo so, è sparita. Spero che sia scappata, ma...-
- Oh, tranquilla.- la rassicurò la Voce:- Probabilmente è scappata e tornerà fuori quando meno te lo aspetti.-
- Ehm... grazie, suppongo. Comunque, abbiamo recuperato il libro magico. C'è un incantesimo per riportare tutti voi dove eravate prima di essere trascinati qui, sani e salvi.-
Evviva! Basta psicopatiche piromani!
Non so, mi pare troppo facile...
In realtà è perché sono una persona buona e gentile.
Tu?!
Okay, ho altre storie da scrivere e volevo liberarmi di questa. Posso sempre cambiare idea.
No, no. Sei buona e gentile, d'accordo.
Nelle ore successive, la radura fu ripulita e le scintille rimaste in giro spente. Non si trovò traccia di Solaria, ad eccezione di una grossa macchia di sangue e di brandelli di vestito dorato bruciacchiati. Le fate organizzarono una grande festa per ringraziare il troll Gaspare di aver salvato almeno una delle loro sovrane, ed imbandirono un banchetto sontuoso a base di frutta di bosco e miele.
Di cui i Troll sono ghiotti, come è risaputo.
E diedero anche dei vestiti puliti ai nostri eroi!
Lo sapevo. Sapevo che saremmo finiti lì!
Ecco a voi il nuovo look del Piccolo Troll...

Ma quanto sono carino!
Perché hai una spada?
Per affettare i frutti di bosco, mi pare ovvio.
E perché hai una macchia verde sulla faccia?
Perché quando affetti i frutti il succo schizza da tutte le parti.
Non commento. Comunque sì, non stai male.
Awwwww...
Non farti strane idee, tu.
Ehm... ed il nuovo look della Voce!

Non. Commento.
Io...
E se vuoi sopravvivere non commentare neanche tu.
E così, anche questa avventura finì. I nostri eroi festeggiarono fino a notte fonda
e qualcuno legò un cantore ad un albero, perché dissero che era tradizionale nei banchetti
e poi ce ne tornammo a casa, incorporei e salvi.
E zio Gaspare mi promise di mandarmi una torta di zia Gertrude!
Ehi, pensavo ad un finale un po' più...
Saluti e baci!
Ciao ciao!

...
...

Ma proprio in quel momento, quando ormai pensavano di essere al sic
THUD
...
...
Clara non è al momento disponibile. La storia è finita, arrivederci a tutti.
Ah-ha, lo dicevo io che quella spada era utile!


 Piccolo Troll (e zio Gaspare)
e la Voce (Clara è purtroppo svenuta, chissà come mai)

PS: nonostante sia svenuta, riesce a disturbarmi lo stesso facendomi notare che doveva ancora dire una cosa importantissima al termine di questo post. Ma dal momento che non ho voglia di perdere altro tempo, ve la dirà lei domani quando riprenderà i sensi. Se proprio volete saperla ripassate di qui.
PPS: zio Gaspare, sto ancora aspettando la torta.

domenica 8 settembre 2013

Altri regni

Chiedo perdono per la mia ennesima sparizione, questa volta sono andata in Grecia con l'università e quindi ho abbandonato il computer in favore di siti archeologici, fantastici panorami ed un mare da urlo. Ma di tutto questo parlerò un'altra volta.
Oggi invece vorrei offrirvi la recensione di un libro che ho appena letto e che ho trovato molto interessante. "Altri regni" è opera di Richard Matheson, illustre autore di fantascienza morto lo scorso 23 giugno, e la lettura di questo suo lavoro è stata per me un modo di rispondere alla curiosità che mi era sorta, dopo aver letto i commossi addii che gli erano tributati sui forum di fantascienza o sugli articoli di cultura nei vari quotidiani. Devo ammettere che non sapevo nulla di lui, a parte il fatto che fosse l'autore di "Io sono leggenda", il racconto da cui è stato tratto il famoso film con Will Smith.
Così, nel momento in cui, ficcando il mio nasino tra gli scaffali della biblioteca, ho individuato il suo nome, non mi sono lasciata sfuggire l'occasione di colmare le mie lacune. Ed eccomi a leggere una delle ultime opere di questo longevo autore (era nato nel 1926), pubblicata nel 2011 e giunta in Italia grazie a Fanucci. Si tratta di un breve romanzo fantasy ambientato nel periodo della prima guerra mondiale, ed è proprio lì che inizia l'avventura.



Il protagonista, Alexander White, è un anziano scrittore di horror, noto con lo pseudonimo di Arthur Black, che giunto ormai al tramonto della sua vita decide di raccontare la grande avventura della sua giovinezza, il suo incontro con la magia e l'orrore che poi ha riversato nei suoi libri. Egli, voce narrante, porta il lettore indietro nel tempo all'epoca dei suoi diciotto anni, vissuti nel pieno della Prima Guerra Mondiale. Giovane americano catapultato nell'inferno delle trincee francesi, Alex si trova a stringere un legame con il commilitone inglese Harold, ed alla morte di quest'ultimo si reca al suo villaggio natale, Gatford, un placido paesino nella campagna inglese. Placido solo in apparenza, perché la foresta nasconde segreti a cui è difficile credere, ma forse ancora più difficile sopravvivere...
Tra streghe e fate, tradizioni popolari e wicca, magia bianca e nera, si svolge l'avventura di Alex, e con essa la sua iniziazione sentimentale, ed il percorso di crescita che lo farà uscire dalla sua fanciullezza per mostrargli gli orrori di un mondo nascosto dal nostro.
Se devo sincera, non posso dire che questo libro sia stato "un capolavoro che rimarrà per sempre nella mia mente", ma si è trattato di sicuro di una lettura molto piacevole e coinvolgente. A tratti Matheson sfocia nella metanarrativa, quando il suo io narrante interrompe una scena per notare come certe espressioni siano tipiche dello "stile gotico" del suo alter ego Black, e questo crea un effetto straniante, ma al tempo stesso rafforza la sensazione che quella che si sta leggendo sia un'autentica memoria. Il libro passa da una dimensione storica e reale descritta in tutto il suo orrore, quella della guerra, ad una realtà più nascosta ma ancora autentica, quella di un piccolo villaggio con le sue superstizioni ed i suoi abitanti, per approdare poi alla dimensione onirica, a tratti fiabesca, a tratti terrificante, di un mondo fantastico. E questi passaggi risultano naturali e scorrevoli, sapientemente preparati da indizi e premonizioni, trasportando il lettore in una graduale immersione che lo lascia affascinato.
Insomma, tanto per cambiare, è un'altra lettura che consiglio vivamente a chiunque sia appassionato al genere fantastico. O a chiunque voglia una dimostrazione che un uomo di ottanta anni può fare molto di più che lasciarsi accudire da una badante, perché come moltissimi altri, Matheson dimostra che la vecchiaia non limita l'immaginazione di un uomo.
Buona lettura e a presto,

Clara