domenica 21 dicembre 2014

Watson e Lovecraft

Vi aveo promesso di parlarvi di un'iniziativa italiana legata al mondo di Lovecraft, un mondo che continua ad essere oggetto di reinterpretazioni più o meno fedeli e più o meno terrificanti ancora oggi.

E come tutte le tue promesse, noi l'abbiamo usata per accendere il fuoco nel caminetto mentale che abbiamo acceso nella tua testa, dal momento che la parte del tuo cervello che si dedica a questo blog era un tantino congelata.

Era da tanto che non parlavamo del nostro bel caminetto, in effetti.

E invece, come promesso, eccomi qui a parlarvi di una serie di fumetti curati da una piccola ma battagliera casa editrice, la Cagliostro E-Press. E come potete intuire da quella "E", uno dei punti di forza è l'uso di Internet per far conoscere i propri lavori. Potete leggere i capitoli di "Watson & Lovecraft" direttamente e gratuitamente sullo schermo del vostro computer.

O tablet, o smartphone, o quello che vi pare. La povera Clara, causa impossibilità economiche ed incapacità tecnica, tende a rimanere un po' indietro sulla tecnologia contemporanea. O forse è la tecnologia contemporanea che si rifiuta di avere a che fare con Clara.





In ogni caso, quale che sia la tecnologia che utilizzate, i fumetti sono a vostra disposizione. Se invece siete più tradizionali, o se vi siete presi all'ultimo momento con i regali di Natale come fa sempre la sottoscritta ed avete qualche amico con ottimi gusti, c'è anche la possibilità di acquistare il volume cartaceo. Possibilità che io ho inserito nella mia letterina a Babbo (e mamma) Natale, ma chissà...

Di sicuro è più facile del Tardis funzionante che hai chiesto l'anno scorso.


Comunque non avere troppe speranze, sei stata una bambina cattiva. Quindi è meglio che i regali te li compri da sola.

A prescindere dal fatto che io riceva o no regali, torniamo a parlare di "Watson & Lovecraft".

221B BakerStreet 01La premessa è piuttosto semplice. Nel 1927 H.P. Lovecraft, scrittore tormentato da incubi e paure, si reca in Inghilterra, dove conosce il dottor John Watson, l'ex-assistente del grande detective Sherlock Holmes. Insieme, i due si ritrovano ad affrontare casi che oscillano tra la brutalità umana e la dimensione soprannaturale, tra sette, follia e magia nera, danzando sull'ambiguo confine tra la realtà umana e quello che umano non è assolutamente...
Insomma, come il titolo riassume efficacemente: Watson, e con lui il mondo della narrativa d'investigazione, incontra Lovecraft, simbolo di quella fiction di orrore cosmico e di ambigue mostruosità che in un certo senso è l'esatta antitesi della fredda logica dei racconti di Doyle, ed in un altro senso non è altro che un'altra faccia della stessa moneta. Proprio questo è quello che rende la storia così interessante, l'unione di due mondi diversi eppure allo stesso tempo uniti in quel comune determinatore che è l'immaginazione, e l'appartenenza ad un patrimonio fantastico globalmente conosciuto e, oserei dire, immortale. Così tanto tempo dopo essere "nati", il personaggio che fa da narratore e l'autore divenuto personaggio sono ancora qui, sui nostri scaffali e nelle nostre fantasie. E qui rimarranno ancora a lungo, grazie anche ad iniziative come questa.
Il volume, dicevo, è composto di diverse storie. Dodici racconti, uno per ciascuno dei mesi dell'anno che i due protagonisti passano insieme. Ogni racconto affidato ad un autore ed ad un disegnatore diverso, che sulla linea di fondo presentata sopra impostano la propria narrazione in modo personale ed originale, arricchendo di sfumature affascinanti un'idea già di per sé molto interessante. E detto così tra parentesi, uno degli autori in questione è Michele D'Angelo, l'autore dell'altro blog con cui collaboro.

Mi sembrava strano che tu scoprissi di tua spontanea iniziativa un fumetto interessante in italiano, signorina "vado a cercarmi webcomic in inglese così sono sicura che non li conosca nessuno e posso sentirmi originale".

Che cognome lungo. Come fa a starci sulla carta d'identità? 

Okay, pare proprio che stasera io non sia capace di scrivere una presentazione decente.

 E quando mai lo sei? Sul serio, devi smetterla di usare i nostri dialoghi per allungare i post. Ammetti che non sai cos'altro scrivere su questa serie, visto che sei troppo pigra per recensire ogni singolo racconto e che preferisci lasciare ai lettori la curiosità di andarseli a leggere.

Oppure hai finalmente imparato che è meglio piantarla di provocare le entità innominabili che la mente umana non può comprendere senza sprofondare negli abissi della follia, e quindi ne stai scrivendo il meno possibile? Sul serio, è la terza volta in poco tempo che recensisci cose legate a Lovecraft, qualcuno potrebbe pensare che stai cercando di provocare la fine del mondo.




Mi tocca dare ragione a Voce, è pigrizia ^_^

Ovviamente.

Già, non provocherei mai la fine del mondo durante le vacanze di Natale... al massimo sotto esami.

Altrettanto ovviamente.




Comunque, cari lettori, vi lascio il link da cui potete iniziare ad esplorare questo interessante esperimento di fumetto italiano, e, perché no, anche qualche altro titolo della casa editrice. Noi ci risentiremo a breve per farvi gli auguri come si deve! So che quest'ultimo mese sono stata un po' assente, ma prometto di riprendere il ritmo... e come avete appena visto, a volte le mie promesse vengono mantenute ;)

Sottolineiamo a volte, per favore.

Saluti a tutti, e buone feste!


Clara

sabato 13 dicembre 2014

Centaur no Nayami

Cari lettori, potreste avere notato una leggera carenza di post in questo mese di dicembre. Ci piacerebbe potervi dire che questo è dovuto a motivazioni serie e profonde, come il fatto che Clara si sta concentrando sui suoi esami, uno dei quali le già è stato rimandato ben due volte...

A me piacerebbe dirvi che è stata rapita da una setta di fanatici iper-agitati.


Intendi il gruppo di balli folk e danza indiana, vero?

Ah, quindi non stanno danzando per risvegliare Cthulhu e altre mostruosità oltre i confini del tempo?

Temo di no.

Che peccato.

Se posso intervenire nel MIO blog, grazie tante,credo che entrambe siano ottime e realistiche motivazioni. Non la parte su Cthuhlu, ovviamente.

Non si può mai sapere, Clara, si comincia sempre con il ballo folk e si finisce a scatenare la fine del mondo come lo conosciamo.

O a dimenticarsi di avere un blog.

Comunque, non era di questo che volevo parlare oggi. Tanto per essere il meno originali possibili, questo post riguarda un manga. "Centaur no Nayami" è uno slice of life, ossia un'opera che si concentra sulla vita quotidiana, sulle piccole sfide di ogni giorno, tra amicizia, scuola e famiglia, della protagonista Himeno. Che accidentalmente è un centauro.



 Nulla di strano, comunque, visto che il suo mondo è interamente popolato da angeli, satiri, diavoletti, sirene e molte altre specie... nessuna magia, semplicemente l'evoluzione ha preso una piega diversa. E così, la vita quotidiana comprende anche problemi sul genere di "come fa un centauro ad andare in bagno?", oppure le speciali spazzole per pettinarsi quando hai le corna.
La cosa più interessante di questo manga è senza dubbio l'incredibile attenzione posta sulla costruzione del mondo in cui si muovono i personaggi. Le diverse razze in cui l'umanità si è distinta non sono soltanto una scusa per dare un tocco di originalità alla storia, ma l'autore si concentra anche su come queste differenze abbiano impatto sulla vita di ogni giorno, sul mondo in generale e sulla storia. Ci sono addirittura spiegazioni di zoologia sulle diverse specie umane e animali (a sei zampe) presenti.
Procedendo con la storia, inoltre, il focus si allarga da Himeno a tutto il resto del cast, con capitoli dedicati ad espandere la storia e la vita dei personaggi secondari. Si crea così un interessante e continuo ricambio di punti di vista, che permette di apprezzare nuovi aspetti del mondo di Centaur no Nayami.
Altri capitoli invece si distaccano completamente da loro per raccontare cosa sta succedendo nel resto del mondo, o anche fatti storici. Interessante è anche il fatto che la storia di questo mondo non si distacchi così tanto dalla nostra: eventi come le conquiste napoleoniche, o il nazismo e la seconda guerra mondiale, sono avvenuti anche lì, con qualche differenza.
Ogni capitolo racconta una breve storia a sé stante, anche se spesso si riconnettono a fatti accaduti o personaggi introdotti in precedenza. I temi principali sono da un lato i legami familiari e di amicizia, dall'altro il rapporto tra razze diverse.
E proprio su questo punto il manga trova un notevole punto di forza. Il razzismo è una questione molto importante e discussa all'interno di questo manga, ma lo è anche l'esagerazione a cui si può arrivare dal lato opposto, nello sforzo di applicare a tutti i costi il "politicamente corretto". Ad esempio, il fatto che accettare un passaggio sulla groppa di un'amica centaura sia un crimine di discriminazione, o che lo stesso valga se si taglia per errore l'aureola di un angelo insieme ai capelli (anche se è la propria!), per quanto sul momento possa sembrare divertente, è in realtà piuttosto inquientate. In qualsiasi momento, anche senza accorgersene, qualcuno può commettere un reato che lo porterà in galera... sempre che i discorsi sulla pena di morte siano soltanto esagerazioni dei personaggi.
Sempre sul razzismo, uno dei personaggi che si aggiungono più avanti è una serpe, appartenente ad una razza proveniente dall'Antartica e isolata rispetto alle altre, e per questo oggetto di chiacchiere e pregiudizi. Il suo arrivo nella scuola dei personaggi principali è un interessante occasione di sviluppo per tutte le parti coinvolte, soprattutto per Himeno, che deve superare il suo terrore causato da un film horror visto da piccola.
Storie di vita quotidiana, insomma, ed al tempo stesso accurata rappresentazione di un mondo più vasto e studiato nei dettagli. Se vi piace il genere slice of life e ne volete leggere un'interpretazione originale, "Centaur no Nayami" è una lettura vivamente consigliata.
Tra l'altro, lo stile di disegno è davvero molto gradevole, soprattutto per quanto riguarda Himeno e gli altri centauri. Una nota di merito va all'abbigliamento, visto che non deve essere facile inventare e disegnare così accuratamente vestiti per specie diverse. Un'altra nota di merito ai vari bambini presenti, che hanno un aspetto assolutamente adorabile ^_^
A proposito di bambini, un'unica avvertenza: questo non è un manga per bambini. Himeno e le altre protagoniste principali sono adolescenti con problemi da adolescenti, e questo significa che di tanto in tanto si troveranno riferimenti più adatti ad un pubblico maturo. Il capitolo 0, tanto per cominciare in bellezza, vede le nostre ragazze che si confrontano sulla "normalità" dei loro organi genitali. E' piuttosto fuorviante rispetto al focus del resto della serie, quindi diciamo che vi conviene aspettare a giudicare dal capitolo 2 in poi.
Per concludere, ho anche una buona notizia per voi.

Non dirmelo, questo manga si può trovare in Italia?

Certo, basta fare un sacrificio umano alle potenze degli Inferi in una notte di luna piena, stando nel bel mezzo di un cerchio magico fatto di...

Ehm, no, tecnicamente il manga non si può trovare pubblicato in italiano. Proprio per questo, un gruppo di scan online lo sta traducendo nella nostra bellissima lingua... e indovinate un po' chi si è appena aggregato a questo gruppo in qualità di nuova traduttrice dall'inglese? ^_^

Pseudo-aspirante traduttrice in prova, prego.

Chi? Chi è stato?

Clara, ovviamente. Ed ecco svelato l'autentico ed incontestabile motivo della carenza di post nelle ultime settimane.

Aaaah.Quindi non era perché stava studiando come evocare Cthulhu.

Si può sapere cosa è questa fissa con Lovecraft?

Sei tu che leggi webcomic in cui si deridono potenze oltre le capacità di comprensione della mente umana, noi ci limitiamo ad assorbire quello che entra nella tua testa e a fare i bagagli nel caso quelle potenze si arrabbino.


Piccoli ingrati, io li ho creati e loro meditano di abbandonarmi a follia e morte certa. Comunque, prima che questo accada spero di riuscire a tradurre qualche altro capitolo di Centaur no Nayami, quindi se avete un po' di pazienza potrete leggerli in italiano su The Byty Cauldron...

Altrimenti andate a leggerli in inglese, così non date soddisfazione a Clara.

Voce, percepisco un certo astio nei miei confronti.

Hai abbandonato questo blog per l'ennesima volta, dopo averci illusi con un sacco di post interessanti, e vorresti anche che ti trattassi bene? Pfui, qualcuno qui ha già iniziato a perdere la propria sanità mentale senza bisogno di interventi da parte di esseri alieni.

Non sarai mica un po' affezionata a questo blog?

Cheee? Pff, sciocchezze! Ho solo un dovere come tua Voce della coscienza! Ed infatti ora di ordino di tornare a studiare per quell'esame! Fuori dai piedi!

 Va bene, va bene, vado a studiare... se voi non avete niente di meglio da fare, invece, andate pure a leggere questo manga! Consigliato ai fan dello slice of life, delle creature fantastiche, e dei mondi costruiti con magistrale attenzione ai dettagli.



Clara

lunedì 1 dicembre 2014

Cthulhu Slippers

Probabilmente molti di voi l'avranno già intuito dal titolo. L'argomento di oggi ha a che fare con Lovecraft e con le creature scaturite dalla sua macabra immaginazione (almeno, così si spera, altrimenti siamo nei guai). Esseri alieni che vanno oltre ogni possibilità di comprensione, il solo vederli può far precipitare la mente umana nella follia più completa, e la distruzione della razza umana sarebbe un mero effetto collaterale del loro risveglio...
... e sono tornati.
... e ora dirigono una multinazionale.
... e sinceramente, per i dipendenti, a parte l'occasionale mostruosità tentacoluta nella stampante o i sacrifici umani, non è cambiato granché. Lavorare in ufficio faceva uscire di testa già da prima, grazie tante.



Tutto questo è "Cthulhu Slippers", l'ultimo webcomic scoperto dalla sottoscritta. Le pagine sono tutte autoconclusive, quindi tranquilli, potete darci un'occhiata senza trovarvi invischiati in trame complesse che vi costringono a continuare a leggere...

Fatto che non ti ha impedito di continuare a leggere quando avresti avuto di meglio da fare.

Tu non eri in vacanza, Voce?

Siamo tornati. L'allarme "Clara sta di nuovo prendendo in giro potenze oltre i confini della realtà che potrebbero distruggere la sua mente" è scattato all'improvviso.

Ragazzi, questa preoccupazione per il mio benessere mi commuove.

Non illuderti, è solo che avevamo lasciato tutte le nostre cose nella nostra confortevole dimora dentro la tua testa. Prima che la tua mente sia distrutta voglio almeno il tempo di traslocare.

Mi sembrava strano, infatti. Tornando a noi, "Cthulhu Slippers" si basa sui personaggi di Lovecraft, ma sostituisce l'orrore cosmico con... beh, con una diversa categoria di orrore cosmico, direbbe chiunque abbia mai lavorato nel servizio clienti di una grande azienda. Per tutti gli altri, con un umorismo spesso macabro e sanguinoso, ma assai divertente.

E in inglese.


Clara ormai si dimentica anche di specificarlo. Sta discriminando la propria lingua, con tutti questi webcomic stranieri.

Non doveva recensire anche qualcosa in italiano? Un altro fumetto su Lovecraft...


Shhhh, piantala di ricordarle le cose!

I protagonisti Mal e Sim lavorano per la CthulhuCorp, la multinazionale diretta dai Grandi Antichi. Tra una stampante indemoniata,un Necronomicon nel cassetto, un cliente che si lamenta per la mancata consegna dei suoi Shoggoth in lattina, pazzi cultisti, e la ricerca della piovra domestica persa dal direttore Cthulhu, riusciranno i nostri eroi a sopravvivere ad un'altra banale giornata in ufficio? Per non parlare degli interludi in cui l'euforico tentacolo Harvey consiglia ai bambini come gestire la crescita dei propri tentacoli o l'improvvisa perdita di sanità mentale da parte dei genitori. O dell'occasionale citazione di Star Trek o Il signore degli anelli, o 2001 - Odissea nello spazio. O Spongebob. O degli indescrivibili orrori del reparto marketing, tali da impaurire perfino Nyarlathotep... eccoli (e non dite che non vi avevo avvertito).
Lo stile di disegno è piuttosto semplice, come è abbastanza consueto per una striscia umoristica, e ovviamente gli esseri oltre la comprensione dell'umanità hanno ricevuto un aspetto più comprensibile alle nostre menti... oltre che leggermente adorabile, ma non dite che l'ho detto.

Povero Cthulhu, la vita del dirigente non è facile...

Insomma, se siete fan di Lovecraft con un po' di tempo libero e voglia di ridere, ed una certa propensione per l'humor nero, questo webcomic è fortemente raccomandato ;)
Per un'altra interpretazione in chiave umoristica degli orrori lovecraftiani, leggete The Unspeakable Vault of Doom. Per un'interpretazione più seria, e tra l'altro in lingua italiana... aspettate uno dei prossimi post, sto per parlarvi di una serie di fumetti parecchio interessanti ;)

Dannazione, se ne è ricordata. Tutta colpa tua, Piccolo Troll.


A mia difesa, è un gran bel fumetto.


Non creare troppa aspettativa, sappiamo tutti che passeranno settimane prima che si ricordi di recensirlo.

Beh, che siano settimane o meno, spero che siate ancora qui con noi, cari lettori...

Stai parlando da sola, lo sai vero?

Nell'attesa, buona lettura a tutti, e ricordate: potrebbe sempre andare peggio... potreste lavorare al call centre!

Clara

venerdì 28 novembre 2014

Margherita Dolcevita

Torno ad uno degli autori di cui, mi sono appena resa conto, ho parlato più spesso, Stefano Benni, ed ad un suo titolo molto interessante pubblicato nel 2009. "Margherita Dolcevita" è un romanzo che, nella tradizione consolidata di questo scrittore, si ambienta in una realtà che non è esattamente la nostra, ma che presenta molti elementi simili, e che porta alle estreme conseguenze tendenze dell'attuale società italiana. Il risultato è da un lato critica ironica e pungente al mondo in cui viviamo, dall'altro una storia fiabesca, divertente ed al tempo stesso triste.



" Margherita Dolcevita è una ragazzina allegra, intelligente e appena sovrappeso, con un cuore che di tanto in tanto perde un colpo. Vive con la famiglia fra città e campagna. Un giorno, davanti alla sua casa, spunta, come un fungo, un cubo di vetro nero circondato da un asettico giardino sintetico e da una palizzata di siepi. Sono arrivati i signori Del Bene, i portatori del "nuovo", della beatitudine del consumo. Amici o corruttori? La famiglia di Margherita cade in una sorta di oscuro incantesimo, nessuno rimane immune. E su chi fa resistenza alla festa del benessere, della merce, del potere s'addensa la nube di misteriose ritorsioni."

 Inizia così una storia a metà tra il realistico ed il fantastico, una storia di misteri sempre più inquientanti, amori tormentati, nonni filosofi che ballano il tango con i fantasmi, fratellini geniali ed incipit strampalati. Inizia così la storia della fine del piccolo mondo strano ma allegro di Margherita, consumato dalla violenza e dal vuoto che i nuovi vicini portano. Inizia così la storia della lotta di una ragazzina per difendere questo mondo di creatività ed individualità da un'invasione silenziosa che li vuole tutti omologati ed ubbidienti. Con la sua ironia, la sua testardaggine, ed il suo rifiuto di lasciarsi mettere i piedi in testa, riuscirà Margherita a strappare la sua famiglia dalle grinfie dei Del Bene? E chi è Angelo, il figlio ribelle e misterioso dei vicini, per cui la nostra protagonista si prende una cotta a prima vista, e che le lancia ambigui avvertimenti?
In un crescendo di tensione, mistero e violenza, si arriva ad un finale che è probabilmente tra i più aperti ed ambigui che io abbia mai letto. Ho trovato intere discussioni su Internet dedicate ad interpretarne il senso. Io ho almeno due versioni personali, quella un pochino più felice e quella deprimente, ma non vi dico nessuna delle due per evitare spoiler :P
Dal punto di vista stilistico, il linguaggio è forse meno pittoresco ed innovativo che in altre opere di Benni, ma si coglie comunque la sua originalità,  la sua capacità di inserire brevi frasi fulminanti dallo stuzzicante sapore filosofico, e soprattutto il suo talento nel tratteggiare con una breve e frizzante descrizione personaggi strampalati e affascinanti, a cominciare dalla meravigliosa Margherita e dalla sua famiglia.
Un linguaggio quindi un po' più vicino alla realtà, proprio come questo romanzo è più vicino alla nostra realtà rispetto ad altri titoli in cui comunque compariva l'ironica presa in giro dei difetti di questa società (vedi "La compagnia dei Celestini" o "Elianto"). C'è sempre quell'elemento inspiegabile, forse soprannaturale o forse allucinazione, ma attenuato rispetto a pericoli e paure molto più realistici. Vedere la propria famiglia sgretolarsi, non potersi più fidare delle persone più care, sapere che qualcosa è sbagliato ma essere ignorati, sparizioni senza spiegazioni e senza ritorno. Sono paure reali quelle su cui Benni costruisce l'avventura di Margherita, anche se avvolte da un'aura surreale.
Se devo trovare un difetto a questo libro è proprio nel finale troppo ambiguo e forse un po' affrettato, avrei preferito qualche risposta in più. Troppe cose rimangono oscure, spunti che avrebbero meritato un chiarimento. A parte questo l'ho trovato una lettura interessante e trascinante, che ha confermato ancora una volta la mia fiducia nelle capacità di Stefano Benni.
Qualcuno l'ha letto? Cosa ne pensate?


Clara


domenica 23 novembre 2014

Cube X Cursed X Curious

L'argomento di oggi è un anime di genere fantastico, che tra l'altro vince lo speciale premio "anime con il primo episodio meno indicativo dell'effettivo stile della serie". Motivo per cui, se dopo esservi sorbiti la recensione che mi accingo a fare volete concedergli un'occasione, suggerisco caldamente di aspettare il secondo episodio per decidere se guardarlo o no. Si tratta di una serie in 12 puntate uscita nel 2011, appunto "Cube X Cursed X Curious", o C3 per amor di brevità, tratto da un'omonima light novel.
Il protagonista, Haruaki Yachi, riceve dal padre perennemente in viaggio un cubo misterioso, che la notte stessa si trasforma in una ragazzina.Veniamo così a sapere dell'esistenza di strumenti maledetti, oggetti così intrisi di violenza e malvagità da assumere speciali poteri e, in alcuni casi, forma e consapevolezza umane. Proprio come quella ragazzina, Fear-In-Cube, strumento di tortura, perseguitata dal ricordo di quello che ha compiuto e che potrebbe ancora compiere, e determinata a liberarsi della sua maledizione...
Nulla di strano per il povero Haruaki, comunque. Sono anni che il padre gli recapita oggetti maledetti con lo stesso problema, visto che lui è immune alle maledizioni e l'area in cui vivono è carica di energia positiva. Il ragazzo accoglie così in casa Fear... con grande fraintendimento e dispiacere della vicina di casa Konoha.

L'apparenza...

Detto così, potrebbe essere l'inizio di uno dei tantissimi harem più o meno soprannaturali che sembrano riscuotere tanto successo in Giappone. Purtroppo per chi si aspettava di vedere una cosa del genere (e per fortuna mia, altrimenti non penso che lo starei recensendo) già dalla seconda puntata c'è una brusca virata, e prevalgono scene d'azione e brutali combattimenti. A partire da un'organizzazione dedita all'eliminazione degli strumenti maledetti, che non si fermerà di fronte a nulla per sterminare Fear e gli altri, fino ad una catena di sanguinosi omicidi seriali. Completo di elementi splatter.

... a volte inganna.



E avete presente quando ho accennato alle maledizioni che gli strumenti animati dalla violenza e dai pensieri negativi portano ai loro proprietari? Si va da quelle che risucchiano l'energia vitale, a quelle che spingono alla violenza, ad altre ancora più inquietanti... avrete l'occasione di vederle senza particolari censure, almeno in un caso in una scena decisamente disturbante. Vi avevo avvisato che non era esattamente un harem, ragazzi U_U
Detto questo, si potrebbe dire che l'anime pecca di una certa indecisione, in quanto si sforza comunque di incorporare equivoci, doppi sensi e inquadrature femminili tipici del genere harem, probabilmente per stuzzicare l'attenzione dei fan di quest'ultimo. A mio modesto avviso, se ne avesse fatto a meno, lasciando così più spazio alla trama, all'azione e all'approfondimento dei personaggi, sarebbe stato ancora più originale ed interessante, ma rimane comunque un titolo assai gradevole.
Un altro difetto è la mancanza di una conclusione seria, dovuto al fatto che solo la parte iniziale delle light novels è stata adattata, e che non ci sono tracce di una seconda stagione. Devo dire che questo è un problema piuttosto comune tra le serie che seguo.
Ma se la trama appare tuttavia incompleta, e per questo a tratti incoerente, l'anime recupera ampiamente terreno dal punto di vista dell'animazione, decisamente di alto livello, con inquadrature efficaci e scelte stilistiche originali che danno una tinta surrealistica ad alcune scene. Sono frequentissimi i momenti in cui avrei voluto mettere in pausa la puntata e salvare uno screenshot da usare come wallpaper. Anche la colonna sonora è ben curata.




Dal punto di vista "filosofico" la questione su cui si fonda la storia è quella della natura umana, e della possibilità da parte degli strumenti maledetti di diventare appunto umani. E' possibile cambiare quello che si è, e liberarsi di un passato di violenza e sangue? Su questa problematica si basano alcuni dei dialoghi più affascinanti dell'anime.
I personaggi sono interessanti, anche se, come accennavo, la maggior parte di loro non ha spazio sufficiente per essere approfondita a dovere. Fear è di sicuro il personaggio più approfondito, e si presta molta attenzione alle sue motivazioni, al suo desiderio di diventare umana ed al suo conflitto interiore. D'altro canto, dal punto di vista del carattere è spesso una bambina, e la sua completa ignoranza del funzionamento del mondo umano dà origine ad un paio dei momenti più umoristici della serie. Ed infine c'è la dimensione epica delle sue scene di combattimento, dato che tra i diversi meccanismi che la sua maledizione le permette di materializzare troviamo cose come una specie di martello pneumatico, una ghigliottina, una ruota dentata ed una vergine di ferro.
Haruaki, come potreste avere notato dalla prima immagine, è fisicamente molto simile ai protagonisti di parecchi altri anime. Si distacca per un'effettiva utilità, e per il fatto di sapere (più o meno) cosa sta facendo. Ho apprezzato il fatto che spesso il suo rapporto con Fear risulti, più che come un interesse sentimentale, come quello con una sorellina un po' problematica da aiutare a crescere.
Insomma, questo anime, nonostante alcuni difetti, è caldamente consigliato ai fan del soprannaturale horror ma non troppo. Buona visione!

Clara

Come ci ricorda Fear alla fine di ogni puntata, guardatelo o vi maledirò!

sabato 15 novembre 2014

Il magico mondo degli archeologi

Ve l'avevo promesso, me n'ero dimenticata, ve l'avevo promesso di nuovo... e prima di dimenticarmene un'altra volta, eccolo qui. Il primo di una serie di post dedicati a quello che ha poche probabilità di diventare il mio futuro lavoro, vista la situazione, ma che per ora è oggetto dei miei studi e mia grandissima passione.
Archeologia, dunque. E per la precisione, le mie esperienze in campo archeologico.
Non sono sicura di come sia nata la mia ossessione con l'archeologia. Forse è iniziato tutto quando, sulla scia della mia ossessione per gli alieni, mi hanno regalato l'Atlante dei Misteri di Giacobbo per farmi divertire un po'... ho iniziato ad informarmi seriamente, ed ho iniziato una crociata contro Voyager. Forse è iniziato quando, qualche anno dopo, hanno cercato di farmi perdonare regalandomi un altro atlante di archeologia più attendibile, ed ho passato una settimana ad approfondirlo.
O forse la teoria dei miei compagni di studio è vera, e faccio parte di quel 99% che è finito ad archeologia dopo aver guardato Indiana Jones, e ci è rimasto anche quando ha scoperto che la realtà non c'entrava niente. Si arriva al punto in cui, facendo un gioco di indovina-la-persona ad una festa tra studenti di storia ed archeologia, ci sono due Indiana Jones (ed entrambi vengono indovinati molto più in fretta di un impossibile Miley Cyrus). Sì, anche gli studenti di archeologia fanno festa, cosa credete?



E parlando di festa, volete sapere uno dei motivi per cui è così difficile uscire dal tunnel dell'archeologia una volta entrati? Perché c'è troppa gente simpatica. Da quando ho iniziato a studiare archeologia, e soprattutto da quando ho iniziato a partecipare a scavi archeologici, ho conosciuto un sacco di persone meravigliose... e per fortuna nessuna o quasi di loro sa dell'esistenza di questo blog, altrimenti la mia immagine sarebbe rovinata per sempre.
Credo che questo dipenda dal fatto che chi fa archeologia è lì per passione. Non per trovare un lavoro sicuro e guadagnare un sacco di soldi, perché si farebbe ridere dietro. Non per intascare una laurea facile mentre vive a scrocco dei genitori, perché se la parte del "facile" non gli è passata di mente dopo un esame di storia greca o romana, o dopo 2000 anni di archeologia del Vicino Oriente antico, basta che arrivi al primo scavo archeologico con otto ore sotto il sole cocente e poi ci ripensa. Chi rimane, chi continua su questa strada, è realmente lì per interesse... il che significa che si ha automaticamente un interesse comune.
Poi non so se è solo fortuna da parte mia, ma la questione degli interessi in comune si amplia. La maggior parte degli archeologi sono, in un modo o nell'altro, un po' nerd, tanto sono già abituati ad essere guardati come se fossero pazzi. E così, può capitare che si passi tutta la pausa pranzo a discutere di Xena Principessa Guerriera, oppure che davanti ad una pizza post-settimana-di-scavo scoppi una shipping war nel fandom di Harry Potter... e non mi importa quante fanfiction sostengano il contrario: NON c'è traccia di una relazione romantica tra Draco Malfoy ed Hermione, e MEN CHE MENO tra Draco e Harry! Ehm, dove ero arrivata?

Già al mio primo scavo, il mio capo-settore ci elargiva pillole del genere:
- Ragazze, oggi è una giornata buona. Trovatemi il Tesseract, va bene?
- Allora, io sono il Maestro assassino, e voi le apprendiste. Ogni volta che trovate qualcosa di interessante guadagnate un livello da assassini.
- Clara, se hai bisogno di aiuto per mettere in bolla la stazione totale posso sempre chiamare i Power Rangers.
Ha perso un po' di punti quando ha dimostrato il suo disprezzo per Mirai Nikki senza averlo mai letto, ma non si può avere tutto dalla vita.

E sapete già dallo scorso post che al mio ultimo scavo avevo una fan della Marvel. In realtà più di una, visto che c'erano anche i nostri responsabili di scavo ad attizzare il fuoco delle fangirl dentro di noi. Il tutto ai danni dell'archeologa non fan di fantascienza, che ha dovuto:
1) Sorbirsi l'elenco dei motivi per cui gli X-Men dei fumetti, magari con un paio di altri supereroi assortiti, non avrebbero avuto la minima difficoltà a "fare un c**o così" (cit) a tutti i personaggi di Harry Potter.
2) Sentirsi spiegare cosa vogliono dire slash, yaoi, OTP, ed altro gergo da fangirl.
3) Essere soggetta a lunghe ed estenuanti spiegazioni dopo la seguente conversazione:
RESP(onsabile): Ragazzi, ma avete dato un'occhiata a queste carriole?
LEI: Che cosa hanno?
RESP: Sono di marca Stark.
LEI: ....
RESP: Eddai, C. Cosa ti ricorda Stark?
LEI: Ehm... Stark Trek?
RESP (guardandomi): C., non allarmarti, ma credo che Clara voglia ucciderti.
Prima che lo chiediate, non ho mai avuto la minima intenzione di ucciderla. Ci vuole di peggio per spronare i miei istinti omicidi, molto peggio, altrimenti sarei già in prigione da un pezzo.


C. non è stata l'unica, a quanto pare...

Ce ne sarebbero altre da raccontare, ma penso che per oggi basti così. Nei prossimi post su questo tema, vi attendono altri aneddoti sulla strana vita che si conduce ad uno scavo archeologico, e soprattutto sulle difficoltà meno raccontate di questa professione. A meno che i miei colleghi dell'università non vengano a linciarmi per aver rivelato i segreti del mestiere, nel qual caso mi toccherà fuggire nel totale anonimato, con gravi perdite per l'umanità... o anche no.
A presto!

Clara

PPS: Avrete notato l'assenza in questo post di un paio di elementi di disturbo che di solito si intromettono con i loro siparietti per il puro gusto di insultarmi. La verità è che oggi è il compleanno di Voce, e per timore che io facessi un altro imbarazzante (definizione sua) post di auguri, la vile creaturina incorporea ha pensato bene di svignarsela e di portare con sé l'altro inquilino abusivo. Hanno lasciato un biglietto mentale dicendo che sarebbero tornati a perseguitarmi. Non so se essere preoccupata o lusingata.

martedì 11 novembre 2014

Ratman



Ecco un altro manga molto interessante ed altrettanto tristemente sottovalutato, un titolo che gli appassionati di supereroi non dovrebbero lasciarsi sfuggire.

Voce, ricordami un secondo da quando Clara è appassionata di supereroi?

Da quando era piccola e saccheggiava gli scatoloni di vecchi fumetti della Marvel abbandonati dai suoi zii. Poi le era passata, motivo per cui nessuno su questo blog ne ha mai sentito parlare... purtroppo quest'estate agli scavi ha trovato una fan della Marvel, ed è stata contagiata di nuovo.

Sempre detto che gli scavi archeologici fanno male.

Grazie per avermi ricordato che devo fare qualche post sull'archeologia, Piccolo Troll.

Maledizione.


Eravamo quasi riusciti ad evitare l'imbarazzo. Comunque, non avevi un manga da recensire, tu?

Giusto, giustissimo.Visto che spesso, quando recensisco uno dei miei adorati manga sconosciuti, poi smettono di fare la traduzione o direttamente di produrlo, stavolta provo la tecnica contraria. Recensisco un manga di cui non escono neppure le scan da un bel pezzo, e vediamo se ricomincia.

 La logica non fa una piega, bisogna ammetterlo.

La smetti di incoraggiarla?



"Ratman - The smallest hero", di Inui Sekihiko, è un manga di genere shounen, ed eccovi la trama...
In Giappone, la nuova grande mania sono i supereroi. Supereroi con regolare licenza dall'associazione degli eroi, e sponsorizzati da grandi e piccole compagnie per farsi pubblicità. Shooto Katsuragi è un ragazzo che sogna di diventare un eroe per aiutare gli altri ed emulare il suo idolo, Shining Man. Purtroppo per lui... è basso. Molto basso. Ma questo non gli impedisce, appena l'occasione si presenta, di gettarsi in azione e diventare un eroe... giusto? Peccato che finisca accidentalmente sotto contratto con l'organizzazione criminale Jackal.
Presto, però, Shooto si rende conto che non tutto è come sembra. Gli eroi sono molto meno scintillanti di quanto volesse credere, i criminali con cui si è  involontariamente associato non sono così cattivi, e Ratman, il suo spaventoso alter ego, potrebbe lo stesso essere la realizzazione del suo sogno.



Ora, la prima cosa da dire è che questo manga è davvero comico. La maggior fonte di comicità sono loro:



I Jackies, i biechi scagnozzi della Jackal Association, nel mezzo delle loro attività criminali. In realtà sanno anche essere piuttosto efficienti, soprattutto quando si tratta di salvare qualcuno, evacuare i civili, fare la spesa... solo qualche piccolo problema con le missioni in incognito. Come dite? Non vi suona molto da scagnozzi criminali? Ve l'ho detto, in questo manga molte cose non sono quello che sembrano.
Inoltre, la serie si diverte a fornire una visione assai particolare dei grandi classici del genere supereroico. La donzella in pericolo da salvare? Una trappola della Jackal. Le varie altre fanciulle della storia? Gran parte di esse picchiano anche meglio del protagonista, almeno quando è umano.

Questa è Rio. Prende lezioni di combattimento da un marine americano e suo padre dirige l'Associazione degli Eroi. La vostra tipica fanciulla indifesa, insomma...


Ma non si tratta esclusivamente di un manga comico. Ci sono moltissime scene d'azione, come ci si aspetta da una buona storia di supereroi, e nuovi nemici sempre più potenti a contrastare Ratman. Il nostro non-esattamente-eroe si ritrova spesso alle strette, ed i combattimenti diventano sempre più epici con il procedere della trama.
Un altro fattore interessante è che la storia si concentra molto sullo sviluppo dei personaggi, dandoci immagini a tutto tondo in cui (quasi) nessuno è completamente cattivo. Ognuno ha le sue motivazioni, ed attraverso gli occhi del protagonista ci ritroveremo a passare dal detestare all'apprezzare qualcuno. Anche i personaggi che in altre serie sarebbero relegati ad essere semplici comparse comiche hanno i loro momenti di splendore: gli stessi Jackies, o Fatman il supereroe della pizza... non fatevi ingannare, è un eroe a tutti gli effetti. Si svelano retroscena tragici, perché ancora una volta, cosa sarebbe un supereroe senza qualche evento drammatico alle spalle?
Per quanto riguarda lo stesso Shooto, l'ho trovato molto più simpatico della media dei protagonisti di manga o anime, che tendono ad essere meno interessanti dei personaggi secondari. Il suo idealismo e la sua lotta per realizzare il suo sogno, che sembrano elementi inevitabili del genere shounen, si uniscono ad un sincero desiderio di aiutare gli altri ed ad una disponibilità a mettersi in discussione.
Ultimo punto, lo stile di disegno ben curato e piacevole, molto efficace nelle scene più movimentate, ma anche in quelle tranquille. Per la gioia degli occhi ci sono ovviamente, come di consueto nei manga, parecchi personaggi davvero carini, sia maschili sia femminili, così si accontentano tutti i gusti... ma al tempo stesso ci sono anche personaggi che non rispettano i canoni convenzionali di bellezza, ma non per questo sono relegati a ruoli da macchietta comica. Lo stesso Ratman non è precisamente un modello, dopotutto... soprattutto quando tira fuori le zanne.



Insomma, questo manga presenta una visione originale del genere supereroico, con una componente molto divertente, parecchia azione mozzafiato e personaggi interessanti. Se vi piace il genere supereroico... buona lettura!

Clara


giovedì 6 novembre 2014

Il viaggio oltre la vita

Avete intenzione di passare a Bologna entro il 22 febbraio 2014? Bene, ecco un suggerimento per voi tra le mille cose che questa splendida città ha da offrire.
A Palazzo Pepoli potete trovare il Museo della Storia di Bologna, un affascinante percorso dedicato allo sviluppo di questo centro. In particolare, all'interno di questo percorso è ora aperta una mostra dedicata agli Etruschi, che sono stati una parte fondamentale della storia di Bologna, alle loro pratiche funerarie ed al loro rapporto con l'aldilà.



Uno dei monumenti più simbolici della civiltà etrusca è forse il Sarcofago degli Sposi, esposto in modo permanente al museo di Villa Giulia, mentre l'unica altra versione esistente si trova al Louvre. Sul coperchio sono raffigurati una coppia di banchettanti, marito e moglie (dal momento che nella civiltà etrusca, a differenza di quella greca, anche le donne della famiglia partecipavano all'importante momento del banchetto). In questa mostra potrete ammirarne una ricostruzione materiale, e soprattutto una ancora più innovativa ricostruzione virtuale. L'installazione integra proiezioni sulle pareti, una ricostruzione ologrammatica in teca, ed una colonna sonora mozzafiato eseguita da quintetto d'archi. Assolutamente spettacolare.

Tra i reperti più affascinanti troviamo gli affreschi originali della Tomba della Nave di Tarquinia, di metà V sec. a. C. Le pitture sono state "strappate" dalle pareti originarie, secondo una pratica discussa ma che in alcuni casi è stata purtroppo necessaria, e questo permette al visitatore di entrare in un'autentica tomba etrusca. La nave che giunge in porto, sottraendosi a scogli erranti e mostri marini, conduce il defunto ad un sontuoso banchetto nell'aldilà, con musici e danzatori.
Dalla nave passiamo a due stanze con un'esposizione stabile sulla Bologna etrusca , allora chiamata Felsina, centro principale dell'Etruria padana. C'è una riproduzione (in miniatura, visto che l'originale era larga 9 m) della strada sepolcrale occidentale da cui si accedeva alla città. Gli Etruschi infatti utilizzavano necropoli extra-urbane, poste però in corrispondenza delle vie principali: lo spazio dei morti era separato da quello dei vivi, ma continuamente rinnovato nella loro memoria. Vediamo diverse stele felsinee, caratteristiche appunto di quest'area, che fungevano da segnacoli funerari, e nella sala successiva alcuni esempi di corredo funebre.

Salendo ancora, ed attraversando le sale dedicate alla Bologna di età moderna, si accede di nuovo alla mostra  attraverso una porta con due demoni ai lati. La prima sala è dedicata al viaggio verso l'aldilà, e presenta il cratere di Euphronios, in cui il cadavere di Sarpedonte è portato via da Ipnos e Thanatos, figure demoniache alate di ispirazione greca che saranno rielaborate nella concezione etrusca dalla metà del V sec. a. C., quando l'aldilà non è più solo suggerito, ma anche rappresentato.  I "demoni" etruschi non sono personaggi negativi, ma figure guida che accompagnano il defunto nel suo pericoloso viaggio verso l'aldilà.



La seconda sala è dedicata al mare, che spesso e volentieri era metafora della morte, come già visto nella Tomba della Nave. Una statua di cavaliere su un ippocampo, un vaso con la lotta tra Eracle e Tritone, il tema dei delfini che si tuffano (il tuffo non come sport, ma come ordalia, prova, trasformazione). Altri vasi mostrano invece una raffigurazione più architettonica dell'aldilà.
Oltre questa sala sono presenti una serie di approfondimenti tematici. Nella Tomba dei Demoni Azzurri, vari demoni accompagnano la defunta nelle diverse tappe del suo viaggio, fino agli antenati che le vengono incontro ed a Caronte sulla sua barca. In fondo è visibile il banchetto che la attende. I demoni psicopompi di matrice greca sono poi rielaborati in modo autonomo, diventano Carun e Vanth, la sua corrispondente femminile, che ci hanno accolti all'ingresso. Altri approfondimenti riguardano la diffusione del dionisismo, il culto di Dioniso, promessa di una salvezza ultraterrena, e le differenze tra Etruria padana ed Etruria tirrenica.
Nella terza sala vediamo ancora le stele felsinee, con il tema del viaggio su carro che conduce il defunto all'apoteosi, come un eroe. Infine si accede alla splendida ricostruzione virtuale di cui ho parlato all'inizio.

Ma perché ne ha parlato all'inizio se si accede solo alla fine?


Perché ha paura che, se l'avesse messa in fondo, i lettori si sarebbero addormentati prima di arrivare alla parte più originale.

E parlando di parti originali, a Palazzo Pepoli potete anche vedere un grazioso cortometraggio, un cartone animato in 3D che ci presenta una rapida, ma molto ben curata, panoramica sulla storia di Bologna, con la guida del simpatico etrusco Apa. Fatto per essere apprezzato anche dai più piccoli, potrà forse strappare una lacrimuccia ai più grandi se pensiamo che la voce di Apa è niente meno che quella di un grande ed indimenticabile bolognese doc: Lucio Dalla.


Aspettiamo due minuti perché Clara vada su Youtube a cercarsi una playlist di Dalla, nel caso non lo sappiate lei ha una grave dipendenza da cantautori italiani... va bene, possiamo ricominciare. Cioè, in realtà finire, perché ha già detto tutto.

Grazie, Voce. Per questa mostra, è stata aggiunta al video una scena inedita in cui Ati, etrusca del Sud doppiata da Sabrina Ferilli, espande il discorso alla cultura dell'Etruria tirrenica, in particolare al santuario di Veio.
Insomma, se vi appassiona la storia antica, e se avete l'occasione di passare a Bologna, questa mostra e tutto il museo che le fa cornici sono davvero interessanti. Che ne pensate, fate una bella gita? ;)


Clara


domenica 2 novembre 2014

Uomini in rosso

Il modo migliore per introdurre il libro che ho appena letto, e che mi affretto a presentarvi, è riportare la conversazione che ho avuto in proposito con una compagna di corso.

LEI: Ehi, che stai leggendo?
IO: Dunque, hai presente Star Trek? La serie originale?
LEI: Sì, certo.
IO: Hai presente i poveri disgraziati con l'uniforme rossa che muoiono sempre?
LEI: Certo...
IO: Questo libro parla di loro.

Tenete presente che tutta questa conversazione si è svolta a causa del fatto che Clara stava ridacchiando come una cretina mentre l'altra, poveretta, tentava di ripassare per un esame.

Clara, sei una pessima persona.


Va bene, grazie per l'interessamento. Ora posso proseguire con la recensione?

Considerando che sono tre giorni che rimandi il momento di scriverla? Certo, prosegui pure. Intanto io vado a cercare un'uniforme rossa della tua taglia.

Okay, ora è il momento di un'altra premessa. Portate pazienza, ma quando ci vuole ci vuole. Come forse alcuni di voi sapranno, altri no, ho sviluppato una preoccupante dipendenza da un sito Internet chiamato TvTropes, un sito (in inglese) che cataloga appunto i tropes, i "meccanismi" ricorrenti della narrativa, e le opere in cui sono stati usati. E che risucchia il tempo libero in maniera terrificante, ma questo è un altro discorso. Insomma, uno degli strumenti narrativi in cui mi sono imbattuta, nel mio vagare tra le pagine, è questo: Red Shirt, ovvero la comparsa che muore per introdurre il nemico/pericolo di turno, o semplicemente per aumentare la tensione.
Da quella pagina, sono approdata ad un romanzo intitolato appunto Red Shirts, parodia dedicata a queste sfortunate figure. Non ci ho fatto molto caso, visto che le speranze di vederlo in italiano mi sembravano scarse.
E poi, qualche giorno fa, sono andata in biblioteca ed ho iniziato ad esaminare lo scaffale di fantascienza, alla ricerca di una lettura interessante. C'erano alcuni titoli nuovi, e questa copertina mi ha incuriosito:



Ho iniziato a leggere la quarta di copertina, e mi sembrava di aver già sentito quella trama... poi ho guardato il titolo originale: Redshirt. Era la traduzione italiana di Redshirt. Vi giuro, ero sul punto di mettermi a saltellare di gioia.

A quel punto ha scoperto di aver dimenticato a casa la tessera della biblioteca ed ha dovuto aspettare il giorno dopo per prendere in prestito il libro. Se proprio dobbiamo fare una premessa più lunga della recensione, tanto vale spiegare tutto fino in fondo.


Va bene, la premessa è finita.

Quindi il pezzo in cui ti dimentichi di cenare perché vuoi assolutamente finire il libro lo saltiamo?

Ho detto che la premessa è finita, grazie tante! Ma ora, visto che lo faccio sempre e non vedo perché interrompere la tradizione, vi rifilo anche la quarta di copertina:

"Nella grande ammiraglia dell'Unione Universale, l'Intrepid, le uniformi hanno il colore della gloria." Non credeteci. Hanno il colore dell'opportunismo, e chi comanda non porterà mai una casacca rossa. Chi comanda è al sicuro sui ponti più alti, mentre chi va incontro al nemico – quando è il momento di affrontare l'ignoto, di rischiare la vita – sono sempre i sacrificabili. Quelli col petto rosso di coraggio, come dicono i bandi d'arruolamento, quelli col petto rosso di sangue. Andrew Dahl scoprirà tutto questo a bordo dell'Intrepid, dove lo hanno assegnato al prestigioso laboratorio di Xenobiologia. Perché nella missione c'è qualcosa di profondamente sbagliato, qualcosa che sa di inumano... più ancora dell'anatomia dei corpi alieni.

O, per dirla, con le sue parole "C'è decisamente qualcosa di sballato su questa nave". Considerando che il tasso di perdite sull'astronave Intrepid è il più alto dell'intera flotta, che tutti i veterani dell'equipaggio fanno del loro meglio per stare alla larga dagli ufficiali di comando, e che sono tutti terrorizzati dalla semplice idea di partecipare ad una missione di sbarco con loro, Dahl ha ragione a sospettare qualcosa. Così lui e gli altri nuovi arrivati sulla nave si ritrovano a chiedersi cosa stia davvero succedendo, e quali siano le loro chances di sopravvivenza, tra robot killer, teste esplosive, avvenimenti improbabili ed inspiegabili distorsioni delle leggi della fisica e della biologia.
La risposta, e tutto quello che segue, trasforma il romanzo da semplice parodia a geniale ed esilarante esempio di metafiction, che tocca il culmine nel finale. Perché in effetti c'è una spiegazione logica all'altrimenti inspiegabile situazione dell'Intrepid... una spiegazione così folle, ed una soluzione così folle, che potrebbe anche funzionare. E che porterà i nostri personaggi alla Hollywood del 2012.
Se siete fan di Star Trek, o in generale della fantascienza, non potete perdervi questo libro, tra l'altro vincitore del premio Hugo 2013 per il miglior romanzo. L'umorismo che pervade ogni pagina dall'inizio, in cui uno sfortunato guardiamarina viene divorato dai vermi giganti borgoviani, alla fine arricchisce una trama tutto sommato semplice nello svolgimento, ma ricca di colpi di scena. Il ritmo è assai rapido, oserei dire proprio come quello di una puntata di un telefilm (e con ottimi motivi). Ci sono parecchie scene d'azione, ma non mancano un paio di momenti commoventi. Un tocco particolarmente interessante è la presenza, dopo la "scena finale", di tre code, tre epiloghi, rispettivamente in prima, seconda e terza persona, che mostrano le conseguenze della storia su alcuni personaggi secondari.
Una cosa che mi è piaciuta, e che mi ha divertito molto, è che il romanzo non cerca di essere "corretto" come i telefilm sono costretti ad essere per evitare censure. E così abbiamo commenti e dialoghi a sfondo sessuale, ed uno dei personaggi principali è uno spacciatore di droghe... ops, di funghi alieni perfettamente legali (e canditi). Il linguaggio è realistico, anche se mai eccessivamente volgare, coerente con l'ambientazione.
Non mancano i riferimenti a cult della fantascienza, a partire ovviamente da Star Trek, a Dune (vermi giganti, nessuno?), a Star Wars. E men che meno le frecciatine all'indirizzo dell'ambiente della televisione, soprattutto considerando che l'autore è anche sceneggiatore televisivo.
Insomma, il libro è fresco, originale, capace di strappare una risata a chiunque, e tra gli esperimenti di metanarrativa più riusciti che io abbia letto negli ultimi tempi. Lo consiglio vivamente a tutti gli appassionati di fantascienza. Buona lettura!


Clara


PS: Ehi, Clara, ho trovato una maglia rossa della tua taglia!

PPS: Io invece ho trovato un po' di meme carini sulle Red Shirts di Star Trek. Visto che Clara sta litigando con la Voce sull'opportunità di indossare o meno la maglia rossa, li aggiungo qui in fondo.




martedì 28 ottobre 2014

Noragami (manga)

Dunque, la buona notizia è che il mio computer è tornato operativo. La cattiva notizia è che nel frattempo hanno aggiornato gran parte dei miei manga preferiti, sono uscite un paio di puntate di Doctor Who, ho iniziato a leggere un nuovo manga ed una web novel assolutamente intrigante, tutte cose di cui prima o poi vi parlerò. E poi ci sono quei minuscoli ed insignificanti dettagli come studio e vita reale che hanno la pessima abitudine di mettersi tra me ed il mio computer. Morale della favoletta, mi scuso tantissimo per avervi lasciato senza post.

Cosa che non era mai successa prima, eh. Dovresti creare una sezione a parte per i "post di scuse per non avere aggiornato", sarebbe di sicuro la sezione più attiva del blog.

Purtroppo stavolta hai ragione, Voce. Quindi, senza perdere altro tempo, inizio a mantenere le promesse che ho fatto nei mesi precedenti, a cominciare da quella di parlarvi del manga Noragami, dopo aver recensito l'anime che ne è stato tratto in questo post.



La trama generale del manga è la stessa dell'anime. Yato è un dio minore del vasto pantheon shintoista, così povero e sconosciuto da non avere neppure un tempio, costretto ad arrangiarsi esaudendo desideri e compiendo lavoretti vari al modico prezzo di 5 yen. Hiyori è una studentessa qualsiasi, appassionata di pugilato, che a causa di un incidente in cui è coinvolto Yato si ritrova a scivolare involontariamente fuori dal suo corpo nei momenti più svariati. Ai due si aggiunge presto Yukine, il nuovo shinki di Yato. Gli shinki, o armi sacre, sono anime in grado di trasformarsi in oggetti, utilizzati dalle divinità per combattere gli ayakashi, fantasmi che si nutrono delle emozioni negative degli umani spingendoli fino alla morte. La storia si sviluppa intorno a questi tre personaggi principali all'evoluzione del loro rapporto ed ai pericoli che si ritrovano ad affrontare.
Il primo vantaggio principale rispetto alll'anime è che ovviamente gli eventi del manga sono già andati molto oltre quello che accade nella prima stagione. Quindi, se avete finito quei dodici episodi e siete rimasti con l'intenso desiderio di sapere come va avanti, perché Bishamon odi tanto Yato, quale sia il passato che lega Yato e Nora, e soprattutto chi sia la mente misteriosa dietro a tutti gli avvenimenti, il manga è la vostra unica possibilità di non dover rimanere con il fiato in sospeso in attesa della seconda stagione. Seconda stagione per cui io ho grandissime speranze, ma pazienza zero.

Al contrario dei lettori che continuano a seguirci sperando in qualche miglioramento, che hanno pazienza infinita.

Ci sono comunque delle differenze anche nella prima parte, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi episodi dell'anime, i cui eventi non accadono nel manga. Si tratta di un'aggiunta fatta per dare un senso di conclusione, per quanto parziale, alla stagione della serie animata. In ogni caso, non ci sono grosse contraddizioni, e la direzione seguita è più o meno la stessa, quindi si può passare senza problemi dall'anime al manga. Suggerisco comunque, se avete già visto la serie e decidete di passare alla lettura, di ricominciare dall'inizio, giusto per evitare ogni possibile confusione... ed anche perché il disegno e la trama meritano davvero fin dalla prima pagina, ovvio.
Un altro motivo per leggere il manga anche se avete già visto l'anime è lo spazio molto maggiore dato ai personaggi secondari, che nella serie, per ovvi motivi di tempo e scorrimento della trama, non hanno potuto essere approfonditi così tanto, ma che nel manga ricevono uno spazio più significativo.
Allo stesso tempo, anche l'evoluzione dei personaggi principali può essere costruita con più calma e consistenza. Lo sviluppo del personaggio di Yukine e del suo rapporto con Yato, che costituisce forse l'arco narrativo più interessante dell'anime, è ancora più efficace e pazientemente costruito. Se già nell'anime la sua difficoltà ad accettare la sua condizione e l'esclusione dal mondo dei vivi era gestita in modo magistrale, nel manga risulta ancora più potente e commovente.
La trama prosegue rimanendo forte e, mi sento in dovere di precisarlo, fedele allo stile originale. Per chi si approcciasse al manga prima che all'anime, questo significa un'efficace alternanza di momenti comici esilaranti, momenti riflessivi/sentimentali/strappalacrime, e scene d'azione e combattimento epiche. Significa anche un lento e ben costruito sviluppo del rapporto tra i personaggi, una serie sempre crescente di rivelazioni, misteri e colpi di scena, ed un continuo incremento del cast di supporto.

Per chi si approcciasse a questo blog per la prima volta, ricordiamo che le recensioni di Clara non sono mai imparziali, e che tende ad esagerare in superlativi. Date un'occhiata agli altri post se non mi credete.

Va bene, ammetto che quando mi appassiono a qualcosa tendo a descriverlo di conseguenza, ma nel caso specifico il manga merita davvero. Non ultimo per lo stile di disegno davvero ben curato ed affascinante, sia per quanto riguarda i personaggi che l'ambientazione, uno stile che risulta efficiente tanto nelle frequenti scene di combattimento quanto nel rendere visibili espressioni ed emozioni dei personaggi.
Unica, minuscola pecca, in alcuni capitoli ho percepito una certa lentezza nella narrazione, con dialoghi o "intermezzi comici" che andavano un po' a scapito della trama che volevo seguire. Ma si tratta solo di alcune pagine, perché in generale il ritmo è ottimo, in molti momenti incalzante, tanto che ho dovuto rileggere molte scene due volte. La prima nella fretta spasmodica di sapere come andava a finire, la seconda per gustarmi come si deve il disegno.
Insomma, questo manga racconta una storia soprannaturale ricca di azione ed umorismo, con protagonisti interessanti che vanno incontro ad un autentico sviluppo nella loro psicologia e nelle loro relazioni con gli altri, e con personaggi secondari che non sono solo lì a fare da contorno, ma hanno una loro personalità ed una loro storia. Se state cercando qualcosa che valga la pena di leggere, non aspettate oltre!



Clara

martedì 14 ottobre 2014

Pantera

Ancora una volta dal computer dell'università, visto che il mio continua a non collaborare, ed ancora una volta a parlarvi di un libro.

Perché non sia mai detto che Clara faccia qualcosa di produttivo, anche senza Internet a distrarla.



"Pantera" è un libriccino sottile, un centinaio di pagine, una lettura adatta per essere divorata in qualche ora di viaggio. Raccoglie due racconti di Stefano Benni. Il primo è appunto "Pantera", dal nome, o meglio soprannome, della protagonista, Dea indiscussa dell'Accademia dei Tre Principi, la sala da biliardo dove lavora il narratore. Ed attraverso la sua voce conosciamo dapprima l'ambientazione, la fumosa sala sotterranea dove si muovono clienti occasionali e campioni indiscussi del tavolo verde, i veri Giocatori autorizzati a giocare sui tre tavoli chiamati appunto Principi. Ci viene presentata una varietà di figure umane appena schizzate, descritte con pochi particolari efficaci, che ricordano quella collezione umana di "Bar Sport". 
Ma tutto questo svanisce sullo sfondo per lasciare posto all'indiscussa regina. Pantera, abbigliamento nero, labbra rosso carminio, occhi verdi e taglienti, mani eleganti e spietate nel maneggiare quella stecca da biliardo che è la sua spada contro le ingiustizie del mondo. E Pantera riemerge dai racconti quasi leggendari con cui viene introdotta, e torna a dominare incontrastata sui Tre Principi. La notizia si sparge, e dal resto del mondo arrivano nuovi sfidanti per togliere il primato alla Dea Pantera, nuove figure umane da aggiungere al campionario che la maestria di Benni ci regala ancora una volta. Ed infine per Pantera arriva la battaglia finale, una partita che è molto più di questo, una partita che potrebbe essere la vera svolta della sua vita...
Non vi rivelo come va a finire, ovviamente. E del resto neppure il narratore sa come vada davvero a finire la storia. Una conferma, o forse no, leggera ed ambigua come è, si trova solo nella penultima pagina del secondo racconto... forse però è solo il lettore che vuole trovarla.
Questo secondo racconto ha per protagonista una bambina, Aixi, che vive con il padre pescatore, gravemente ammalato, in una capanna in riva al mare. Aixi che adora il male e custodisce gelosamente il maestoso ramo di corallo che sancisce il patto tra l'oceano e la sua famiglia. Aixi che non vuole andarsene, e lotta per rimanere lì, per aiutare il padre, fino a decidere di prendere la barca da sola ed uscire a pesca. Aixi che, un quadro di parole dopo l'altro, ci fa entrare nel suo mondo. Aixi che ci lascia ancora una volta con un finale aperto alle interpretazioni ed alla fantasia, per rituffarsi nelle onde a cui appartiene. E che solo nella penultima pagina, solo forse, si collega al primo racconto, ma al tempo stesso è collegata ad esso fin dal principio, giovane donna che non si arrende al resto del mondo e che, al posto di una stecca da biliardo, combatte per la sua vita con ami ed esche.
Due personaggi femminili intriganti, coraggiosi e non omologati, due spezzoni di vita ai margini, fragili e pericolanti, eppure vissuti al massimo.
A fare da contorno alle storie, troviamo gli interessanti disegni di Luca Ralli, sospesi tra il realistico e la caricatura, con uno stile assolutamente adeguato a quello dello scrittore. Immagini interessanti e curate, che riportano anche per gli adulti il vecchio piacere dei libri illustrati.
Insomma, se avete voglia di una lettura veloce, leggera ma "tagliente", "Pantera" fa per voi. Ancora una volta, buona lettura!


Clara



sabato 11 ottobre 2014

L'oceano in fondo al sentiero

Cosa fare quando il tuo amato, piccolo computer si becca un fastidioso virus informatico, e tu devi ammazzare il tempo nell'attesa che finisca di scaricare antivirus, fare scansioni, eccetera?

Mah... studiare, forse? Fare le pulizie? Socializzare con esseri umani in carne ed ossa?

Singhiozzare disperati nel pieno di una crisi di astinenza da streaming? Dare sfondo alle proprie scorte di zuccheri?

Ehm, sì, in effetti potrei avere fatto tutte e cinque queste cose, con variabili gradi di successo. Ma soprattutto, ho letto.

Che novità. Sono sconvolta.

Clara, il mondo potrebbe non riprendersi da una simile affermazione.

Oggi siete proprio ispirati voi due, eh?

Nah, sei tu che non sei ispirata a scrivere e quindi improvvisi dialoghi a caso con personaggi che esistono nella tua testa.

Sparite, così posso iniziare una recensione seria.

Illusa.

Ah-ehm. Cari lettori, eccomi di nuovo qui dopo qualche giorno di assenza a proporvi un libro che ho appena letto. "L'oceano in fondo al sentiero" è un romanzo di Neil Gaiman, motivo per cui l'ho preso praticamente senza guardare altro dagli scaffali della biblioteca. Gaiman è uno dei miei autori preferiti, una garanzia di freschezza, divertimento ed originalità, e non mi ha deluso neppure stavolta, anche se devo ammettere che non è stato il mio libro preferito tra i suoi. Ma la concorrenza era troppo spietata, visti i capolavori già confezionati da questo autore.
Comunque, "L'oceano in fondo al sentiero" è un romanzo affascinante, che ti cattura dalla prima all'ultima pagina. Avventura, magia, mistero, il tutto visto attraverso il "doppio filtro" degli occhi di un innocente bambino di sette anni e della memoria dell'adulto che è diventato. Memoria che riaffiora di colpo davanti a quell'oceano sul retro di una fattoria antica quanto il tempo... ma lasciamo parlare la quarta di copertina.



"Sussex, Inghilterra. Un uomo di mezza età ritorna alla casa della sua infanzia per un funerale. Sebbene la casa non ci sia più da un pezzo, l'uomo è irresistibilmente attratto dalla fattoria in fondo al sentiero, dove a sette anni aveva conosciuto una ragazza fuori dal comune - Lettie Hempstock -, sua madre e sua nonna. Erano decenni che non pensava più a Lettie. Eppure non appena si siede vicino allo stagno (quello stagno che lei sosteneva essere un oceano) accanto alla vecchia fattoria in rovina, ecco che il passato ritorna con i suoi ricordi, troppo strani, spaventosi e pericolosi per essere ricordi di episodi davvero successi a qualcuno, tanto meno a un ragazzino. Quarant'anni prima un uomo, un inquilino della casa di famiglia, aveva rubato la loro auto, dentro la quale si era suicidato proprio in fondo al sentiero. Quella tragica morte aveva evocato antiche forze che andavano lasciate in pace. Si erano scatenate oscure creature che venivano da chissà dove e il narratore era dovuto ricorrere a tutte le sue risorse per sopravvivere. L'orrore più terribile e minaccioso aveva creato devastazioni indicibili. E lui, ai tempi solo un ragazzino, disponeva come unica difesa di tre donne che vivevano in una fattoria in fondo al sentiero... La più giovane di loro affermava che lo stagno è un oceano. La più anziana si ricordava del Big Bang."

Ecco emergere già con assoluta chiarezza quelli che sono gli elementi principali di questo libro. Innanzitutto, l'improvvisa trasformazione della realtà quotidiana di un bambino con l'emergere di forze antiche e terrificanti, che arrivano ad insidiarsi nel cuore stesso della sua casa. Ancor più inquietanti, in alcuni punti, per i lettori più grandi, che possono cogliere echi fin troppo realistici in alcuni eventi, dal suicidio, alla violenza domestica, al tradimento,oltre ovviamente al male incomprensibile che si infiltra in un ambiente familiare che dovrebbe essere sicuro. Ancora una volta, Gaiman dimostra di saper giocare sulle paure vere dei lettori, avvolgendole però in quel manto di fantasia, soprannaturale e fiabesco che pervade tutti i suoi libri. Se avete già letto "Coraline", dello stesso autore, potreste notare delle somiglianze.
Il centro focale del romanzo sono però le donne della fattoria Hempstock. Affascinanti nel loro mistero, nella loro identità lasciata avvolta da un velo di incertezza, data da accenni e pezzettini che le suggeriscono antichissime e potenti.Affascinanti ancor più in questa assenza di una vera spiegazione, perché per le tre donne quello che sta accadendo non necessita di spiegazione che lo leghi alla nostra realtà. Quella è la loro realtà, quella in cui uno stagno è un oceano, i cerchi delle fate proteggono dal male, e creature terribili cercano di farsi strada nel mondo e nella mente degli uomini. Quella è la realtà, ed i lettori, come il protagonista, non possono fare altro che accettarne le regole. Per richiamare un altro libro di Gaiman, è un po' quello che succede in "Nessundove", solo che qui il punto di vista è quello di un bambino, e quindi la sospensione della credulità risulta ancora più naturale e necessaria.
Una cosa che ho notato rileggendo alcuni pezzi, e che mi pare interessante specificare, è che il protagonista, e narratore in prima persona, non ha un nome. Non è mai chiamato per nome, né da adulto né tantomeno da bambino. E forse proprio per questo lui diventa quel bambino che è ancora dentro a tutti noi, o che vorremmo ritrovare in noi, con la sua fantasia illimitata e capacità di trasfigurare il mondo. E si capisce quella patina di nostalgia che avvolge l'inizio e la fine, e tutti i ricordi che stanno in mezzo.
Un altro punto interessante è che la cattiva, la creatura che entra nella vita del bambino come la nuova, dolce governante Ursula Monkton... non è poi così cattiva. E' sola, e spaventata, e vuole essere felice. In alcuni momenti è quasi impossibile non provare pena per lei, anche se in altri è semplicemente terrificante. E, se si vuole vedere l'intera storia come un fantastico sogno costruito per velare una verità più prosaica ed incomprensibile ad un bambino, o come una metafora delle scoperte che fanno crescere un bambino di sette anni, la sua natura mostruosa diventa ancora più dubbia e tragica. E molto, molto credibile.
Per quanto riguarda lo stile, è assai semplice e lineare. Ancora una volta, questo si spiega con il punto di vista, quello di un bambino di sette anni. Questo rende il libro alla portata di tutti, anche se il contenuto, le allusioni, le metafore sottostanti sono molto più da adulti o giovani che da bambini.
Insomma, "L'oceano in fondo al sentiero" mi è piaciuto molto, forse non al livello di altri libri di Gaiman, ma di certo abbastanza da consigliarvelo.
Arrivederci a tutti!

Clara

PS: Si ringrazia la biblioteca dell'università per i computer a disposizione, altrimenti questo post sarebbe arrivato tra un mese. Pare proprio che il computer di Clara non riesca a liberarsi di quel virus. Personalmente, penso che sia un complotto.

domenica 5 ottobre 2014

1Q84




Il libro che voglio proporvi oggi è 1Q84 di Murakami Haruki, di cui avevo già letto Kafka sulla spiaggia. O meglio, i libri, visto che si tratta di una trilogia, che però è meglio leggere tutta d'un fiato.
Murakami, come per il romanzo precedente, si conferma un autore assai particolare, nelle scelte narrative come in quelle stilistiche, e capace di scatenare reazioni contrastanti.
1Q84, in realtà, è il primo libro di Murakami che io abbia visto in libreria, il libro la cui copertina mi ha fatto venire la curiosità di conoscere questo scrittore... ed ovviamente, trattandosi della sottoscritta, ho impiegato due anni per trasformare questa curiosità in una lettura concreta. Non ho nulla da dire in mia difesa, quindi passo direttamente alla quarta di copertina.

1984, Tokyo. Aomame è bloccata in un taxi nel traffico. L'autista le suggerisce, come unica soluzione per non mancare all'appuntamento che l'aspetta, di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza, nascosta e poco frequentata. Ma, sibillino, aggiunge di fare attenzione: "Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola". Negli stessi giorni Tengo, un giovane aspirante scrittore dotato di buona tecnica ma povero d'ispirazione, riceve uno strano incarico: un editor senza scrupoli gli chiede di riscrivere il romanzo di un'enigmatica diciassettenne così da candidarlo a un premio letterario. Ma "La crisalide d'aria" è un romanzo fantastico tanto ricco di immaginazione quanto sottilmente inquietante: la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascondono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo. L'incontro con l'autrice non farà che aumentare la sua vertigine: chi è veramente Fukada Eriko? Intanto Aomame (che pure non è certo una ragazza qualsiasi: nella borsetta ha un affilatissimo rompighiaccio con cui deve uccidere un uomo) osserva perplessa il mondo che la circonda: sembra quello di sempre, eppure piccoli, sinistri particolari divergono da quello a cui era abituata. Finché un giorno non vede comparire in cielo una seconda luna e sospetta di essere l'unica persona in grado di attraversare la sottile barriera che divide il 1984 dal 1Q84. Ma capisce anche un'altra cosa: che quella barriera sta per infrangersi.

Ecco come inizia. Da qui in poi i capitoli sono un susseguirsi di rivelazioni e sviluppi inattesi ed incontrollabili, a volte lenti come un'inesorabile marea, altre rapidi e tempestosi, in una dimensione sempre più sospesa tra il prosaico ed il soprannaturale. Nel corso dei primi due libri gli elementi inspiegabili si moltiplicano, ed anche il terzo lascia aperta ogni interpretazione degli eventi. Come per "Kafka sulla spiaggia", insomma, il lettore è trascinato in un vortice di mistero e possibilità, tra accenni, enigmi e passati da ricostruire, e poi lasciato lì fino alla fine ed oltre. Condivide con i personaggi stessi la sensazione di essere finito in un sogno, in un'allucinazione, in una lucida follia che al tempo stesso è totalmente reale - un mondo incerto riassunto e simboleggiato proprio da quelle due lune che splendono nel cielo notturno.
La Q del titolo è lì proprio per quello - la Q di question, domanda, enigma che ha trasformato il 1984 di Aomame in qualcos'altro. 1984 è al tempo stesso un riferimento a "1984" di George Orwell, terrificante e perfetto capolavoro della letteratura distopica. Distopia come luogo distorto, divergente da quello conosciuto, un luogo ed un tempo come quelli in cui i protagonisti, Tengo ed Aomame, finiscono catapultati.
La trama, a mio parere, procede in alcuni tratti un po' troppo lentamente per i miei gusti: nella prima parte è assai forte e coinvolgente, poi rallenta parecchio, poi ancora salti temporali e brusche accelerate, di nuovo lenta, di nuovo rapida, e si riprende con un ritmo incalzante nel finale.
C'è una dimensione da thriller, perché la stessa Aomame è un'assassina, una vendicatrice da manuale, ed al tempo stesso ce n'è una sentimentale, che si dipana con maggiore chiarezza nel corso della storia e che affonda le sue radici in un momento passato condiviso dai due protagonisti, Aomame e Tengo. C'è, come dicevo già da prima, una componente soprannaturale, nei misteriosi Little people che dalle pagine della Crisalide d'aria si trasferiscono progressivamente in quelle di 1Q84. Ce n'è una fantascientifica nell'esistenza di mondi paralleli e nel passaggio in un altro di essi. C'è, nel terzo libro, un'investigazione da autentica detective novel, avvincente anche perché non è uno dei protagonisti ad eseguirla, ma un oppositore, trasformandola così in un'occasione per rivelare un punto di vista diverso su quanto è successo prima.
Per quanto riguarda lo stile, esso si caratterizza innanzitutto per la ricchezza di riferimenti, dalle marche di consumo più conosciute a musicisti e scrittori "classici", creando un complesso sistema di rimandi. Un altro punto principale sono le descrizioni precise, curate nei singoli dettagli, ma forse proprio per questo fredde ed asettiche, una tecnica descrittiva che crea immagini molto limpide ma al tempo stesso estranianti. Chiare e lontane come quel mondo così uguale eppure così diverso in cui i protagonisti si trovano. Si sente forse, in questo uso della parola, una certa prevalenza della forma sulla sostanza, ancora una volta però in sintonia con quel gioco tra apparenza e realtà che sottende all'intero romanzo. "La realtà è una sola", dice il tassista che Aomame incontra all'inizio del libro, ma è proprio così?
Per farla breve, sono arrivata alla fine dei tre libri senza avere ancora un'idea precisa di cosa ne pensassi. Mi è piaciuto, non mi è piaciuto... come faccio a rispondere? Sì, mi è piaciuto, nel senso che mi ha preso. Che l'ho divorato dall'inizio alla fine, che mi sono affezionata ai personaggi, che ho tirato sospiri di sollievo per loro in alcuni punti e sono rimasta delusa insieme a loro in altri. Che mi sono immersa in quell'atmosfera onirica e, nelle notti che ormai si stanno raffreddando, ho alzato il naso e gli occhi al cielo per assicurarmi che la luna fosse ancora una sola.
Al tempo stesso, non mi è piaciuto del tutto che molte domande siano rimaste non solo senza risposta, ma proprio abbandonate lì. Ci sono alcuni punti della trama che sono stati sottolineati e ribaditi per centinaia di pagine, ma infine lasciati irrisolti senza che nessuno più facesse cenno ad essi. Va bene che non tutti i misteri abbiano una soluzione, anzi lo trovo intrigante, ma che almeno qualcuno si ponga il problema.
Detto questo, vi consiglio di leggere questo libro, anzi questi libri? Probabilmente sì, se siete lettori dotati di una certa resistenza e, perché no, di una disponibilità a sospendere la vostra incredulità ed affidarvi senza domande ad una dimensione onirica. Forse no, se state cercando una lettura di semplice intrattenimento o se siete allergici alle sotto-trame irrisolte. Potete dare un'occhiata su Internet, e troverete decine di opinioni contrastanti su questo libro. Nel mio piccolo ho provato a dare il mio contributo, rimanendo il più imparziale possibile. Il che, quando parlo di libri, significa comunque assai poco imparziale, l'avrete capito.
Ma voi, se lo avete già letto, cosa ne pensate?


Clara