martedì 22 luglio 2014

Una gita a Cagliari

L'estate, si sa, è fatta per viaggiare. Per scoprire nuovi luoghi e riscoprirne di già conosciuti, per vedere qualcosa di diverso rispetto al consueto panorama quotidiano. E per partecipare ad affascinanti scavi archeologici, nel mio caso... ma stavolta ho deciso di coniugare l'archeologia con il turismo, ed ho approfittato della mia presenza in Sardegna per dedicare un giorno e mezzo alla scoperta del capoluogo dell'isola.
La prima cosa da sapere di Cagliari è che si tratta di una città in salita. Già a pochi metri dalla zona del porto le strade iniziano ad inerpicarsi verso l'alto, cosa che le cartine non mostrano e che può confondere le idee ai turisti. Quindi munitevi di efficienti scarpe da ginnastica o di comodi sandali... anche se devo ammettere che ho visto gente su ardimentosi tacchi a spillo, quindi forse il problema è solo mio ;)

E di chi ti sta intorno e ti sente lamentarti. Nel caso specifico, il fatto di gironzolare nelle ore più calde del pomeriggio probabilmente non ha aiutato.

E questo ci porta al secondo punto... ossia, se visitate la Sardegna d'estate, farà probabilmente caldo. In alcuni momenti ci sarà un piacevole venticello a sostenervi, ma in generale non dimenticate mai crema solare, bottiglia d'acqua in borsa, e magari un cappellino.
Terzo punto, forse sono stata io ad essere particolarmente fortunata, ma il servizio di trasporto urbano mi è parso accettabile. Suggerisco a tutti i visitatori di farsi un biglietto giornaliero del costo di 3 euro, che vi permetterà di salire e scendere senza problemi, accorciando i tragitti tra le varie tappe e, perché no, sfruttando vilmente l'aria condizionata per riprendervi un po'.

E, se siete Clara, facendo impazzire gli autisti con richieste di informazioni. Per fortuna la popolazione sarda è troppo cortese ed ospitale per mandarla nella direzione sbagliata... o forse capiscono al volo che con il suo non-senso dell'orientamento ci finirà da sola.

Tralasciando i miei problemi di rapporti con lo spazio esterno, passiamo finalmente alle tappe più interessanti, almeno secondo me, di un giretto per Cagliari. Ovviamente, visto il poco tempo a disposizione, si tratta di una selezione assai succinta.
Come potrete immaginare, nel mio tour non poteva mancare il Museo Archeologico Nazionale, che ospita reperti dalla Sardegna preistorica, con l'unica ed inimitabile civiltà nuragica, a quella romana, passando per il periodo delle colonie fenicie e poi puniche. Un'esposizione nell'esposizione è quella dedicata ai giganti di Monte Prama, statue in pietra di grandi dimensioni raffiguranti pugili, arcieri e guerrieri. Sono state trovate in totale 38 sculture, alcune conservate a Cagliari, altre al Museo di Cabras (Oristano), più vicino alla zona di rinvenimento. Il link che ho messo sopra conduce ad un articolo di Wikipedia molto approfondito, che vi permette di venire a conoscenza delle caratteristiche di queste sculture, del loro contesto storico e culturale, della storia del ritrovamento e delle problematiche legate al loro studio. Ma al Museo di Cagliari potrete ammirare anche reperti unici come la Stele di Nora, la più antica iscrizione fenicia in Sardegna e, forse, anche la prima testimonianza scritta del nome dell'isola (bet Shardan). O come le stele provenienti dai vari tofet, santuari punici di interpretazione discussa: il nome deriva infatti dalla tradizione biblica, secondo cui i fenici praticavano sacrifici umani di fanciulli al dio Moloch, ma, come studi più recenti hanno appurato, il termine "molok" su queste stele significava semplicemente "sacrificio". I resti umani rinvenuti nei tofet sono di bambini molto piccoli, ma anche di feti, cosa che ha suggerito una diversa interpretazione dei siti come necropoli infantili, sedi di rituali non necessariamente cruenti come narrato da alcune fonti latine interessate a mettere in cattiva luce i cartaginesi. In ogni caso, l'esatta funzione del tofet rimane uno dei misteri dell'archeologia fenicio-punica. Anche le rappresentazioni aniconiche scolpite sulle stele che potete ammirare in questo museo, come il simbolo di Tanith o l'idolo a bottiglia, sono ancora enigmatiche.






Il museo archeologico si trova nella cittadella dei musei di Cagliari, dove potrete ammirare anche la Pinacoteca Nazionale, che però in questo periodo è oggetto di lavori di ristrutturazione. Non ho avuto tempo per visitarlo, ma dicono che anche il Museo di Arte Siamese sia meritevole, nonché la più grande collezione italiana su questo tema.
Da questa zona della città, pochi minuti a piedi vi condurranno alla zona dell'anfiteatro romano. Se invece optate per l'altra direzione, arriverete in breve (ed in discesa) alla Cattedrale ed al Palazzo Viceregio. Quest'ultimo era sede dei vicerè che governavano l'isola nel periodo spagnolo e poi in quello del regno di Sardegna, ed ospita una serie di ritratti degli ultimi, mentre i precedenti sono andati perduti. Attualmente ospita gli uffici della Prefettura e della Provincia.




La Cattedrale di Santa Maria Assunta e di Santa Cecilia fu costruita nel Duecento in stile romanico-pisano e rinnovata nel Seicento e nel Settecento secondo canoni barocchi, mentre l'attuale facciata neoromanica è novecentesca. L'interno ospita due pulpiti derivati da un unico ambone del Millecento, ed una serie di cappelle con dipinti e statue.



Purtroppo per voi Clara è riuscita ad arrivare mentre stavano dicendo il rosario e non ha potuto visitare come si deve la chiesa... anzi, meglio per voi, altrimenti la descrizione non sarebbe più finita.

Diciamo che ho fatto una mini-visita molto discreta, l'ennesimo motivo per cui devo assolutamente tornare a visitare come si deve questa città affascinante.
Da questa zona, il mio suggerimento è quello di scendere verso il Bastione di Saint Remy, che vi offrirà un piacevolissimo panorama della città e del mare che la accarezza, e da cui una scalinata vi ricondurrà alla "Cagliari bassa".




A questo punto, è possibile spostarsi in autobus (o a piedi, se volete camminare) per raggiungere altre zone affascinanti della città. Particolarmente impressionante ho trovato il Cimitero monumentale di Bonaria, vicino all'omonima basilica. Questo ampio spazio, utilizzato tra il 1829 ed il 1968, sorge su un'area usata come necropoli fin da tempi molto più antichi, come attestano le sepolture scavate nella roccia calcarea del colle. Il cimitero ospita monumenti funerari di alto livello artistico, ed è dotato di un'atmosfera solenne, quasi mistica, capace di avvolgere ed emozionare il visitatore.

Se poi il visitatore è Clara, che come tutti sanno ha un'insana ossessione con Doctor Who, trema ad ogni angelo che vede, e sobbalza agli stridii dei gabbiani. Sul serio, a questa ragazza piace farsi del male da sola.

Per scattare fotografie nel cimitero è necessario firmare un'autorizzazione, ma bastano pochi minuti, e vale assolutamente la pena di spenderli per vedere immagini come queste:










Sempre grazie al trasporto pubblico (ad esempio con la linea 5, che passa proprio per Bonaria) si può raggiungere il colle di san Michele, sulla vetta del quale sorge l'omonimo Castello. Una piacevole camminata consente di ammirare ancora una volta la città di Cagliari dai diversi punti panoramici che si trovano lungo la salita, e di coronare con una visione completa la vostra gita nel capoluogo sardo.




Naturalmente Cagliari ha molto altro da offrire. Chiese e musei, palazzi e piazze, o semplicemente il piacere di un giro tra le vivaci strade del centro... ma per ora, spero che questi piccoli assaggi vi abbiano interessato, incuriosito, o magari aiutato! Vi lascio con una foto del porto, e, ancora una volta, con tanti auguri di buone vacanze! A presto!


Clara



sabato 19 luglio 2014

Lacrime nella pioggia

Ciao a tutti! Dopo la pausa scavi, eccomi finalmente di nuovo in questo mio angolino virtuale, a sfidare il caldo e la pigrizia per portarvi almeno una piccola recensione, tanto per mostrarvi che sono ancora viva. Questa volta vi suggerisco un romanzo di fantascienza, che è al tempo stesso un giallo intrigante e ricco di colpi di scena. Si tratta di "Lacrime nella pioggia", di Rosa Montero. Ecco a voi la quarta di copertina:



Stati Uniti della Terra, 2109. In un mondo abitato da umani e replicanti, questi ultimi sono vittime di morti sospette. Si tratta di casi isolati o non è piuttosto la risposta di una società sempre più ostile e pericolosa? Capirlo è il compito di Bruna Husky, detective replicante, aggressiva, solitaria e disadattata, che si ritrova coinvolta suo malgrado in un complotto inquietante, con l'obiettivo di alterare la storia stessa dell'umanità per crearne un'altra, fittizia e manipolabile. Sua unica risorsa, un gruppo di emarginati, capaci di conservare ragione e tenerezza in un mondo soffocato dalla repressione...

"La buona fantascienza e il fantastico letterario mi sembrano due strumenti portentosi per costruire un modello immaginario della nostra vita, capace di rappresentarla in una forma più profonda e molto più creativa del puro realismo. Con questo romanzo ho provato a creare un mondo coerente, poderoso, che si regga da solo davanti ai nostri occhi, un mondo nel quale ci sembri di vivere, che apparentemente non è il nostro ma che ci permette di riflettere su quello in cui viviamo, in una forma più originale e più acuta. "Lacrime nella pioggia" è un romanzo sulla più grande tragedia dell'essere umano, che è morire presto quando si ama tanto la vita. Questo è ciò che rappresenta Bruna, la mia protagonista: l'ansia di vivere nonostante il grigiore che ci circonda. L'impossibilità di comprendere la morte. E di rassegnarsi. E ciò è comune a tutti gli esseri umani." (Rosa Montero)

La presenza dei replicanti, così come lo stesso titolo, fa riferimento al film cult "Blade Runner", che viene citato espressamente. L'atmosfera che avvolge la trama, al tempo stesso, ha le tinte caratteristiche del giallo e soprattutto del noir, già dalla caratterizzazione della protagonista. Bruna è una detective indurita dalle sue esperienze, a cominciare dal suo essere una replicante e quindi condannata inesorabilmente a morire dopo pochi anni di vita, proprio come ha visto succedere ad una persona cara, proprio come succede a tutti loro.
Prodotti in fabbrica e dotati alla "nascita" di memorie false, di un passato illusorio a cui aggrapparsi, i replicanti hanno ottenuto dopo dure lotte il rispetto dei loro diritti, ma è ancora fortissima l'ostilità e la discriminazione contro di loro. Ed il pensiero non può che correre al mondo di oggi, soprattutto per il realismo con cui questa forma, per quanto fantastica, di xenofobia è rappresentata. Personalmente, ritengo che uno dei tratti più affascinanti di questo libro sia il modo in cui riesce a creare una società credibile, con tratti cupi tanto da poter essere considerata una distopia , ma mai così distaccata da quella attuale da impedire di riconoscerci in essa. Realistica è anche la componente politica, dal movimento di rivendicazione dei diritti dei replicanti a quello che invece li vede come una minaccia per gli umani, fino alle stazioni spaziali orbitanti dove si sperimentano estremi e totalitari sistemi socio-politici. Insomma, l'ambientazione è uno dei punti di forza, accuratamente costruita e ricca di spunti di riflessione.
La trama principale è strettamente legata a questi aspetti sociali e politici: la detective si ritrova infatti ad indagare su memorie artificiali alterate che causano una morte cruenta, e presto rimane invischiata in un complotto di proporzioni molto più vaste. La storia è ben costruita, con un ritmo rapido, ed un piacevole equilibrio tra lo sviluppo dell'investigazione e dell'azione, da un lato, e la vita privata ed i ricordi di Bruna, dall'altro, due elementi che si intrecciano presto in modo indissolubile.
La protagonista, a sua volta, è un personaggio molto interessante. Una donna matura, eppure al tempo stesso nata da pochi anni, venuta al mondo già adulta con un set di ricordi prefabbricati. Una donna che convive ogni giorno con la morte, scandendo il ritmo dei suoi pensieri (e, di conseguenza, del romanzo) con il tempo mancante alla sua "data di scadenza". Forte, intelligente e determinata, ma al tempo stesso fragile nelle sue emozioni. Bruna è un personaggio a tutto tondo, credibile, con cui è facile simpatizzare. Attraverso il suo sguardo leggiamo la storia e scopriamo il mondo in cui è ambientata, con naturalezza e rapidità.
Anche per quanto riguarda gli altri personaggi valgono le stesse considerazioni. Naturalmente, trattandosi di un giallo, c'è l'ambiguità di fondo su chi siano i buoni e chi i cattivi. Proprio come Bruna, neanche il lettore sa di chi ci si possa fidare, in una storia di intrighi ed efferati omicidi, fino alla rivelazione finale. Tra poliziotti e criminali, archivisti e musicisti, politici ed immigrati alieni, si dispiega ai nostri occhi una folla di figure interessanti e ben curate.
In definitiva, avrete già intuito che questo è un libro che vi consiglio caldamente, se la fantascienza è il vostro genere. Maturo e ricco di spunti interessanti, ma al tempo stesso una lettura leggera ed intrigante, "Lacrime nella pioggia" è la prova che anche oggi, nonostante la predominanza di altri generi commercialmente più prolifici, il genere fantascientifico non è morto, anche grazie alla sua straordinaria flessibilità, che permette di intrecciarlo con ogni altro genere letterario, come in questo caso il giallo.
Se cercavate un libro da portarvi sotto l'ombrellone, spero che il consiglio sia servito ;-)
Ancora una volta, buone vacanze a tutti!

Clara