domenica 28 settembre 2014

Higurashi no naku koro ni Kai - seconda stagione



Avete presente quando ho detto che ero in ritardo di un paio di mesi nel post su Noragami? Bene, con questo sono ancora più in ritardo, visto che vi avevo recensito la prima stagione nel lontanissimo aprile di quest'anno (se volete rinfrescarvi la memoria, ecco il link) ed avevo promesso di aggiornarvi presto con la mia opinione sulla seconda. Dal momento che "presto" è un concetto relativo, il secondo post arriva solo adesso.

A questo punto potrei commentare qualcosa di molto brillante e sarcastico, ma oggi non ne ho voglia.

Neanche io ho voglia di ripetere cose già dette, quindi per la trama generale vi rimando al post sulla prima stagione. In questa serie, si trovano finalmente le risposte a tutti i misteri lasciati in sospeso al termine della prima. I diversi archi temporali trovano un loro filo conduttore, rivelandosi mondi paralleli differenti, si rivela l'identità dell'antagonista principale, e si raggiunge infine una conclusione. Conclusione che non spiega tutto, almeno non tutto quello che io avrei voluto sapere, ma che è comunque abbastanza soddisfacente.
Il problema è che i tre quarti delle cose che potrei dire rivelerebbero punti salienti della trama, e visto che il mistero ed i colpi di scena sono tra i punti forti di questa serie, devo andarci molto piano. Come al solito, temo quindi che la recensione avrà paradossalmente più senso per chi ha già visto Higurashi che per chi non l'ha ancora fatto.

Guarda, secondo me non avrà senso per nessuno, ma sono tutti troppo gentili per fartelo notare.

Il tema principale che si sviluppa è quello della lotta contro il destino, quel destino di morte e sangue che nella prima stagione è sempre apparso inevitabile. Questa volta invece gli archi temporali assumono una piega diversa, più complessa, ed i personaggi sono sempre più vicini a farcela. Si scopre in parallelo l'esistenza di un nemico, che negli archi narrativi della prima stagione era rimasto celato, anche se presente, e che ora invece diventa visibile anche allo spettatore. L'antagonista principale è probabilmente una delle cose migliori di questa seconda stagione, per il modo in cui la sua "discesa nell'oscurità" viene raccontata, un percorso tragico che ti costringe a provare compassione anche nonostante le sue azioni brutali.
Parlando di brutalità, la seconda stagione è molto meno violenta della prima, in cui ricordo tra le altre cose scene di tortura ai danni di una bambina. Questo non significa che non ci siano morti violente, o elementi disturbanti. Anzi, alcuni degli elementi sono ancora più terrificanti proprio per il fatto che non sono così eccessivamente splatter, ma più realistici. In uno degli archi, si approfondisce ad esempio la vita di Satoko, con i maltrattamenti che subisce da parte dello zio ed i danni psicologici che seguono, una rappresentazione che colpisce ancora più allo stomaco per l'impegno che tutti gli altri stanno mettendo nel tentativo di salvarla. In un altro episodio c'è un orfanotrofio dove i bambini sono vittime di crudeli punizioni corporali, ed ancora una volta è proprio il fatto che sia una situazione così verosimile a rendere terribile la scena. Insomma, la seconda stagione a mio parere riesce ad essere ancora più terrificante della prima.
Al tempo stesso, però, è anche più confortante sotto altri aspetti. Ad esempio la collaborazione e l'amicizia tra i protagonisti, che si rivela essere la chiave per raggiungere il lieto fine, si estende anche a personaggi secondari. Per tornare agli episodi incentrati su Satoko, ho trovato molto commovente il fatto che alla fine praticamente l'intero villaggio si sia mosso per lei, compagni di classe che in genere fanno da sfondo, maestra, adulti, chiunque. E nell'arco finale, ancora una volta, non sono solo i ragazzi a combattere, ma cercano ed ottengono collaborazione anche da altri personaggi. Insomma, per una volta una serie in cui gli adulti non sono completamente inutili, ed il tema della fiducia si allarga anche oltre uno sparuto gruppetto.
Il punto di vista assunto è quello di Rika Furude, condannata a rivivere ancora ed ancora i mondi e la sua stessa uccisione, fattore chiave di tutte le ripetizioni.
Insomma, la seconda stagione è indispensabile per chiunque abbia già visto la prima, visto che risponde alle domande lasciate in sospeso. Al tempo stesso, ovviamente, è altamente sconsigliato guardarla senza aver visto la serie precedente, perché si dà per scontata la conoscenza dei personaggi e delle loro relazioni, e si predilige il proseguimento della trama allo sviluppo dei caratteri, già delineati appunto nella prima stagione.
L'unico personaggio principale nuovo è Hanyuu, misteriosa presenza che solo Rika è in grado di vedere, e che dovrebbe essere nientepopodimeno che il mitico Monaco, la divinità oscura che aleggiava in ogni arco della prima serie (non conta come spoiler, te lo dicono quasi subito)... ecco, questa è un po' l'unica cosa che mi ha delusa. Il fatto è che Hanyuu sembra messa lì solo per aumentare il livello di pucciosità, "rimpiazzando" in parte Rika che invece diventa un personaggio più serio. Ora, con Rika la cosa funzionava ancora, visto che comunque non era preponderante sulla trama ed anzi contribuiva a rendere inquietanti i momenti "fuori carattere". Anzi, riguardando i vecchi episodi con la consapevolezza delle rivelazioni successive la sua dolcezza risulta una maschera, un meccanismo di difesa nella tragedia che si trova a vivere ancora ed ancora. Nel caso di Hanyuu, invece, non c'è un vero motivo alla sua caratterizzazione, che anzi mi risulta spesso irritante, soprattutto in confronto ai suoi rari momenti di serietà.
Nel complesso, a parte questa nota, si tratta di una buona seconda stagione. La maggiore chiarezza della trama complessiva, la frequenza dei colpi di scena, la diminuzione delle scene splatter a vantaggio della tensione psicologica e dell'azione,  e lo spazio dato a personaggi che mi piacevano molto ma che erano stati finora sullo sfondo, me l'hanno fatto apprezzare più della prima.
Mi rimangono ancora le poche puntate di una mini-serie, ma non penso che quelle avranno una recensione a parte.

Oppure l'avranno tra sei mesi, visto che Clara interpreta multitasking come guardare dieci serie contemporaneamente e non finirne neanche una. Non dite che siete sorpresi.

In ogni caso, come dovreste sapere, ho ancora una lunga lista di anime da guardare, quindi ci sentiremo presto anche su questo argomento!

Presto significa tra qualche mese?

Certo che no. Tra qualche anno.

Okay, basta così! Cari lettori, tanti saluti a tutti. Ci sentiamo presto!


Clara



lunedì 22 settembre 2014

Glennkill

Cari lettori, il primo post del mio terzo anno su Blogger parla di un libro giallo. "Glennkill", il primo romanzo della scrittrice tedesca Leonie Swann, è infatti una storia di crimine ed investigazioni, ambientata in Irlanda. Il tocco speciale? Ad investigare sulla morte di un pastore e sui molti segreti del paesino in cui viveva, è un gregge di pecore particolarmente intelligenti.




Quella mattina il corpo del pastore George Glenn giaceva sull'erba irlandese, con una vanga conficcata nel mezzo del ventre. Il gregge di George rimase attonito di fronte a tale visione: chi poteva aver ridotto in quel modo il vecchio George? E perché? Miss Maple, la pecora più intelligente di un gregge ora reso immobile dalla paura e dallo stupore, cominciò a interessarsi di quello strano caso. Inizia così una vera e propria caccia all'uomo, un'indagine ardua nei meandri sconosciuti della comunità umana del piccolo villaggio, tra fraintendimenti (chi capisce l'uomo è bravo!), pericoli d'ogni sorta, false piste, per fiutare passo dopo passo le tracce dell'assassino. Riuscirà Miss Maple, insieme a una galleria di estrosi personaggi-pecore, a fare luce sull'oscura vicenda e a salvare il gregge?

Insomma, un giallo dove il mistero più grande di tutti è quello della natura umana, e delle strane cose che gli esseri a due gambe combinano. A differenza di altri romanzi che "umanizzano" gli animali protagonisti fino a rendere il loro comportamento quasi indistinguibile da quello di un personaggio a due gambe, a parte una coda ed un naso più fino, qui le pecore sono... beh, non sono mai stata all'interno della testa di una pecora, quindi non posso dire se effettivamente pensino così. Sta di fatto che è evidente che i personaggi non sono umani, e che non capiscono la mentalità degli umani. Questa differenza di vedute è al tempo stesso l'origine di molti dei momenti comici del romanzo, il suo fattore di maggiore originalità, e quello che rende l'indagine diversa dalle altre. Perché quelli che per un investigatore umano sarebbero indizi, vengono interpretati dalle protagoniste in maniera diversa, frasi ed atteggiamenti assumono significati insospettabili, e le motivazioni che i lettori possono cogliere dalle conversazioni non sono le stesse che le pecore ne ricavano.
E così il lettore arriva al finale ad avere ben due versioni dell'omicidio, e di tutti gli eventi accaduti nel villaggio. La versione ricostruita dalle inventive pecorelle, e quella che invece si ricava dalle conversazioni dei personaggi umani e dalla nostra conoscenza di cosa significano.
Come stavo dicendo, c'è anche una certa componente umoristica, data ancora una volta dal distacco tra la visione del mondo delle pecore e quello che invece noi, in quanto umani, sappiamo. Credo che l'esempio migliore di questo sia il rapporto delle pecore con il prete... almeno, noi sappiamo che è il prete. Le pecore, sulla base del fatto che vive nella cosiddetta Casa di Dio, concludono che il suo nome è Dio e si chiedono perché tutti pensano che sappia tutto, quando non riesce neppure a vedere cosa c'è su un prato. Sul serio, gli umani sono strani. Deve essere colpa del loro pessimo senso dell'odorato.
Comunque, non si tratta di un libro comico. E' decisamente un giallo, ed in alcuni punti vira in una direzione decisamente seria. Ancora una volta, i momenti più tristi, tesi, o direttamente terrificanti, si dividono tra quelli che fanno impressione per noi in quanto umani consapevoli, e quelli che invece diventano inquietanti o peggio proprio perché ci troviamo ad assumere il punto di vista delle pecore.
Un'altra cosa interessante è che ogni ovino ha una propria personalità, qualità e debolezze, un diverso modo di approcciarsi al caso ed agli eventi che sconvolgono il loro pacifico pascolo. In particolare ho apprezzato Zora la pecora filosofa, protagonista di una realizzazione che mi ha messo i brividi, per l'accuratezza con cui è stata preparata, anche se noi "umani" sapevamo già dall'inizio di cosa si stesse parlando. Un personaggio che merita una nota a parte è il caprone Melmoth, di cui rimane incerto se sia completamente impazzito oppure se ci sia in lui qualcosa di soprannaturale. Il modo in cui parla e pensa è assai particolare, con un netto stacco stilistico rispetto alle altre parti, dando vita a paragrafi travolgenti, surreali, quasi epici.
Per il resto del libro lo stile è quello che ci si può aspettare da un giallo, con un ritmo scorrevole ed accattivante e frequenti colpi di scena. Se vi piacciono i classici alla Agatha Christie (a cui l'astuta Miss Maple è un lanoso e ben riuscito omaggio), o se semplicemente volete passare un po' di tempo nell'atmosfera dei pascoli d'Irlanda, "Glennkill" è un libro che vi consiglio vivamente!

Clara


giovedì 18 settembre 2014

Due anni di blog

Buon compleanno a noi... buon compleanno a noi... buon compleanno al nostro blog, e tanta torta per nooooooi!




Ne offriremmo anche a voi, ma purtroppo è una torta virtuale. Potete fare finta di averla ricevuta, se vi fa piacere, tanto non sarebbe la cosa più assurda che è successa in questi due anni.

Due anni. E' già passato così tanto dalla prima volta che ho scritto qualcosa su questo blog, dal giorno in cui per la prima volta mi sono trovata a chiedermi di che cosa avrei potuto parlare? Due anni sono assolutamente volati, complice anche il fatto che nel frattempo la mia vita ha avuto una serie di svolte importanti. Università, nuova città, nuove amicizie... non sono sicura di essere la stessa ragazza che due anni fa ha deciso che voleva anche lei il proprio angolino virtuale. A volte mi chiedo a cosa stessi pensando, quando ho scritto certe cose.

Ah, questo francamente ce lo chiediamo tutti.

Comunque, il punto è che mi ci sono affezionata. Mi sono appassionata all'idea di condividere con qualcuno le mie passioni ed i miei interessi. Forse è stata la vanità di lasciare qualcosa di mio che rimanesse e fosse accessibile a tutti, forse è stata la sfida costante contro la mia pigrizia, forse è stata semplicemente voglia di divertirmi, fatto sta che in un modo o nell'altro l'avventura è continuata. Ed ora sono qui, a festeggiare due anni di Animula Solivaga.

Con la torta.

Virtuale.

Sì, con la torta virtuale, visto che non avevo niente di meglio da fare... o meglio, che non avevo voglia di fare niente di meglio ;)

E tanti saluti alla sfida costante contro la pigrizia.

Comunque, oltre ai festeggiamenti, approfitto di questo traguardo per i ringraziamenti. Grazie a chiunque stia seguendo questo blog ed a chi passa di qui per caso, grazie a chi commenta ed a chi legge, grazie a tutti voi che avete vissuto con me almeno un pezzettino di questa avventura. Grazie a tutti gli altri blogger fantastici che ho scoperto negli ultimi due anni, grazie per tutto quello che mi hanno fatto scoprire ed apprezzare. Grazie a tutti, e spero di passare un altro anno insieme a voi.
Baci,


Clara

mercoledì 17 settembre 2014

Le porte dell'inferno si sono aperte

Sottotitolo: Attenti al gradino. E stavolta non sto cercando di fare dell'umorismo, questo è l'autentico titolo (e sottotitolo) del libro di cui ho intenzione di parlare oggi. Si tratta di un libro per ragazzi, ma personalmente penso che possa piacere anche ai più grandi. E' un romanzo di genere fantastico, dello scrittore irlandese John Connolly, e se un giorno saltasse fuori che l'autore è il figlio illegittimo di Terry Pratchett non ne sarei del tutto stupita.

Solo invidiosa.

In ogni caso, come di consueto, iniziamo con la quarta di copertina:


L'ha messa solo per dimostrare che non mentiva sul titolo.

«Spettabile CERN, mi chiamo Samuel Johnson, ho undici anni. Credo di aver trovato la vostra particella di energia scomparsa, o di sapere dov'è finita. Dovrebbe trovarsi nella cantina della casa in Crowley Avenue 666, di proprietà dei signori Abernathy, nella città di Biddlecombe, Inghilterra. È molto azzurra e puzza di uova marce. L'energia, non Biddlecombe. Si è materializzata là sotto alle 19.30 precise, ora di Greenwich, del 28 ottobre. Vi allego la scansione di un mio disegno di quello che ho visto in cantina. 
Cordiali saluti, 
Samuel Johnson. 
PS: sono sicuro che il signore e la signora Abernathy siano posseduti da demoni: forse stanno usando l'energia per aprire le Porte dell'Inferno».

E già da qui, avete un'idea di cosa aspettarvi. Perché Samuel ha ragione, stavolta gli illustri scienziati alla ricerca dell'origine dell'universo sono riusciti ad aprire un contatto con un'altra dimensione, ed accidentalmente questa dimensione è abitata da demoni con un capo deciso a sterminare l'umanità e trasformare la Terra in una landa desolata. Tocca a Samuel Johnson, al suo cane Boswell, ed ai loro amici impedire al luogotenente dell'Inferno, attualmente nel corpo della signora Abernathy, di riaprire definitivamente il portale la notte di Halloween.
Una storia di avventura ed azione, insomma, ma al tempo stesso ricca di umorismo. Alla trama si legano poi frequenti divagazioni a tema scientifico, che sono tra le parti più originali e spassose del romanzo. John Connolly infatti porta alle estreme conseguenze la tendenza a spiegare complicate teorie scientifiche tramite metafore o paroline semplici, con risultati che sono tecnicamente corretti ed al tempo stesso esilaranti, fin dal primissimo capitolo:

"Uno.
In cui si forma l'universo, che sembra un ottimo punto da cui cominciare.
In principio, per essere ragionevolmente precisi circa 13.7 miliardi di anni fa, c'era un minuscolo puntino. Il puntino, caldissimo e incredibilmente pesante, conteneva tutto ciò che esisteva o sarebbe esistito, concentrato nell'area più ridotta possibile. Pieno com'era, si trovava sotto un'enorme pressione, motivo per cui esplose, sparpagliando debitamente tutto ciò che esisteva o sarebbe esistito per quello che da lì in poi sarebbe diventato l'universo. Gli scienziati chiamano questo evento Big Bang, anche se in realtà non ci fu nessun grosso bang perché accadde in ogni luogo e tutto in una volta."
Insomma, se dovete fare un regalo di compleanno a qualche ragazzo o ragazza a cui piacciano la scienza e il fantasy, questo libro è un'ottima idea. Tecnologia e magia nera, buchi neri e possessioni demoniache, mostri nel lago e teoria del caos si intrecciano nella lotta per la Terra.
Altrettanto esilarante è la programmatica decostruzione di qualsiasi classica storia del tipo "aiuto-siamo-invasi-da-terribili-creature-moriremo-tutti". La popolazione di Biddlecombe si divide tra chi non si rende minimamente conto dell'invasione (soprattutto se accade intorno ad Halloween ed i demoni sono facilmente distratti da perfide invenzioni umane come l'alcol) e chi invece non ne è affatto soddisfatto (e poi i demoni in questione stanno calpestando il suo roseto, grazie tante). 
La stessa decostruzione colpisce anche i demoni stessi con la figura di Nurd, l'auto-proclamatosi Flagello delle Cinque Deità, ma solo nel senso che ha annoiato almeno cinque altri demoni a tal punto che l'hanno spedito in esilio nell'angolo più remoto dell'Inferno. Cosa che non gli impedisce di trovarsi coinvolto nella distorsione dimensionale in corso e spedito a sua volta sulla Terra, dove stringe una strana amicizia con il protagonista, dimostrando che non tutti i demoni sono poi così convinti dell'intera faccenda "strage-terrore-e-disperazione".
Il ritmo è buono, benché a volte rallentato dalle spiegazioni di cui parlavo, che tuttavia sono abbastanza divertenti da non farne sentire il peso ed inoltre sono spesso trasferite alle note a pie' di pagina (anche qui, con una tendenza che richiama il mio adorato Terry Pratchett). Lo stile è leggero e frizzante, con qualche virata verso l'horror e qualche sfumatura di Lovecraft viste le tematiche affrontate, ma senza mai prendersi troppo sul serio.
In generale, una lettura consigliata sia ai più giovani sia ai lettori già più anziani ma desiderosi di prendersi una pausa e farsi qualche risata.


Clara

mercoledì 10 settembre 2014

I parchi di Londra

Come promesso, ricomincia anche la sezione dedicata ai viaggi, e ricomincia dall'affascinante capitale inglese. Ma a quel punto, si è posto il tipico problema: che cosa dire di una città su cui già sono stati presenti su Internet  itinerari, consigli per tutti i generi di turisti, e resoconti di viaggi in numero sufficiente a seppellire la mia povera opinione?

E da quando questo è stato un problema? Hai sempre scritto lo stesso di quello che ti passava per la testa, o no?

Io avevo proposto di sostenere che a Londra aveva trovato il Dottore e che insieme avevano salvato il mondo da un'invasione di perfidi unicorni rosa. Nessuno avrebbe mai potuto dimostrare che non era vero.

Credo che conserverò quell'idea per un momento di disperazione, grazie tante. Nel frattempo, l'idea che mi è venuta è stata semplice. Visto che c'è già abbondanza straripante di suggerimenti su cosa fare a Londra, la sottoscritta si dedicherà invece a... come riposarsi a Londra!

Avevate già intuito che la pigrizia è uno dei tratti caratterizzanti della nostra Clara, vero?

Ammettiamolo, Londra è stancante. E' vastissima, ricchissima di cose da fare e vedere, affollata di persone di ogni etnia e nazionalità, spesso frenetica. E per un turista deciso a cogliere il massimo dalla visita, può essere davvero un'esperienza prosciugante.
Per fortuna, ci sono i parchi. La capitale inglese è ricca di affascinanti spazi verdi, estesi, tranquilli, e soprattutto molto puliti. Ci si può distendere sull'erba a fare un sonnellino, passeggiare su viali e sentieri, riempirsi i polmoni di aria pulita e le orecchie di voci pacifiche che chiacchierano, o bambini che giocano. I londinesi, a quanto ho potuto vedere, ne approfittano spesso e volentieri nelle giornate di bel tempo, ma anche per un turista può essere una pausa assai gradita e, perché no, un modo per vedere spicchi di città spesso ignorati. Sono otto i Royal Parks, i polmoni verdi della città, ed io ho avuto il piacere di visitarne tre.
Il primo, e probabilmente il più famoso di tutti, è Hyde Park: 350 acri verdeggianti con al centro il lago Serpentine, dove si possono noleggiare barche e pedalò. A poca distanza si trova anche la Diana Memorial Fountain, una fontana in cui l'acqua scorre su scivoli di pietra, lasciando la possibilità di rinfrescarsi i piedi o, per i bambini, di giocare a spruzzarsi.



Una singola strada separa Hyde Park dai vicini Kensington Gardens, un altro dei Royal Parks, che è diventato famoso soprattutto come ambientazione del libro di Peter Pan. C'è anche una statua dedicata al famoso bambino che non voleva crescere, celata tra gli alberi che costeggiano il Long Water, il fiume che poi si allarga a formare appunto lo stretto ed allungato lago Serpentine.



Proseguendo lungo il sentiero verso nord, in direzione opposta alla corrente, si arriva ai graziosi Giardini Italiani, dove tra vasi d'ispirazione classica zampillano giochi di fontane.



All'estremità meridionale del parco sorge invece l'Albert Memorial, eretto in memoria del principe Albert, consorte della regina Vittoria morto nel 1861. Agli angoli del podio stanno rappresentazioni allegoriche di Europa, Asia, Africa ed America, ed ancora artigianato, commercio, agricoltura ed ingegneria. Rialzata rispetto ad essi, la statua dorata del principe è sovrastata da un baldacchino che termina in un ricco pinnacolo di gusto gotico. Proprio di fronte a questo monumento, dalla parte opposta della strada, si può ammirare la Royal Albert Hall, edificio circolare che dal 1871 è ancora in uso fino ad oggi.





Il lato occidentale di questo parco è invece dominato dal Kensington Palace, residenza reale fin dal 1689. Re William e la regina Mary, i primi ad abitarlo, furono anche i primi ad aprire questi giardini reali al pubblico. Qui nacque la regina Vittoria.
All'interno del parco sono presenti varie altre statue, come l'Arco di Henry Moore o Physical Energy. E poi alberi che ospitano una ricca fauna, tra cui simpatici scoiattolini con attitudini da fotomodelli. La scoperta più gradita e subito sfruttata, però, è stata quella di un cespuglio di succose more! ^_^



Per finire la nostra piccola escursione tra i parchi di Londra c'è infine il Regent's Park, 395 acri che si dividono in una parte centrale, i Queen Mary's Gardens, ed in una parte esterna. Se la prima spicca per la quantità e la varietà di affascinanti roseti, l'altra è la più vasta area per sport all'esterno di tutta Londra, luogo di appuntamento quotidiano per giocatori di cricket e football. Se siete una compagnia di amici e volete mostrare agli inglesi come si gioca a calcio in Italia, insomma, qui troverete sicuramente qualcuno disposto a prestarvi un pallone ;)

Se siete Clara, il cui rapporto con i palloni in generale è piuttosto problematico, limitatevi a guardar giocare gli altri e riposarvi sotto un albero. Preferibilmente a distanza di di sicurezza, che non si sa mai.

Già, non sono molto sportiva. Per questo ho preferito la romantica area dei Queen Mary's Gardens, che prendono il nome dalla moglie di Giorgio V, ed ospitano più di 12000 rose di 400 varietà, oltre ad altri tipi di fiori, come le begonie o la zona della flora mediterranea. C'è anche una ricca varietà di uccelli acquatici che nuotano pacifici nel lago interno. Le siepi fiorite si intersecano a formare angoli piacevolmente riservati, dove si può sedersi su una panchina e gustare la vista, oppure si può passeggiare scoprendo gli angoli più remoti di quello che appare a tutti gli effetti come un prezioso giardino segreto al centro di una metropoli. I giardini ospitano anche un teatro all'aria aperta, che propone spettacoli da maggio a settembre.







Insomma, se siete a Londra e volete rilassarvi un po', uno qualsiasi di questi tre parchi sarà la meta perfetta. Dopotutto, anche in città ci vuole un po' di natura, no?



Clara



sabato 6 settembre 2014

Noragami


Oggi vi presento un anime che in realtà ho finito qualche mese fa, ma che per motivi sconosciuti mi sono dimenticata di recensire. In realtà avevo già in mente da tempo di recensire anche il manga, ma una cosa per volta, altrimenti mi si incasinano le sezioni U_U
Noragami è un anime di genere fantasy, in dodici episodi. Il protagonista è Yato, un dio minore totalmente sconosciuto che proprio per questo si dedica a lavoretti su commissione al modico prezzo di 5 yen, vivendo nel sogno di poter avere prima o poi un tempio tutto suo ed una folla di fedeli adoranti. Nel frattempo si accontenta di fare a pezzi gli Ayakashi, fantasmi maligni che si nutrono dei sentimenti negativi degli umani e li spingono alla distruzione. O di cercare gattini dispersi, non è un dio schizzinoso.
Dopo essere stato mollato dalla sua attuale Arma divina, o Shinki (un'anima in grado di trasformarsi appunto in un'arma contro gli Ayakashi ed al servizio di una divinità), Yato incontra casualmente Hiyori, una normalissima ragazza appassionata di pugilato. Normalissima fino a quel momento, si intende, perché proprio a causa di questo incontro Hiyori si ritrova a scivolare letteralmente fuori dal suo corpo nei momenti meno opportuni, a metà strada tra il mondo degli umani e quello degli spiriti.



Quasi subito al duo si affianca un terzo personaggio, Yukine, la nuova (e parecchio riluttante) arma divina di Yato. Accanto a questi tre personaggi principali si muovono poi diverse altre figure, alleati ed antagonisti, e si sviluppa una trama ricca di azione e colpi di scena.
Credo che la cosa migliore di questo anime (così come del manga, ma ho detto che di quello parlerò in un'altra occasione) sia l'attenzione che pone nello sviluppare i personaggi ed i loro rapporti. In particolare è di profondo interesse l'evoluzione del personaggio di Yukine e del suo rapporto con Yato. All'inizio infatti il primo è ostile, soprattutto perché si ritrova gettato in una nuova vita, privo dei ricordi di quella precedente, e costretto ad accompagnare quello strambo dio poveraccio nelle sue missioni. La divinità in questione però non si arrende. E neppure lo fa Hiyori, che ha subito preso sotto la sua protezione il giovanissimo Shinki. Proprio il difficile percorso che i tre protagonisti compiono, un processo di accettazione e di progressiva fiducia, è l'elemento focale di buona parte delle puntate, anche quando non è al centro della trama.



Un'altra componente fondamentale è quella che potremmo definire "filosofica". Noragami infatti contiene un inno alla vita ed al suo valore che mi ha colpita molto, ed in modo assai positivo. Si trattano, sia pure in breve, tematiche come il suicidio, e proprio la presenza di esseri che non sono vivi, come appunto gli dei ed i loro shinki, sottolinea per contrasto l'importanza di quello che hanno le persone normali che spesso scelgono di gettarlo via.
Detto così può suonare un po' pesante, ma a controbilanciare la tematica "seria" c'è l'elemento comico, con frequenti siparietti (in genere ai danni di Yato) e demenzialità varie. In alcuni casi, è l'unica nota che posso fare, questi "siparietti" parevano un po' inutili, inseriti a forza per alleggerire il clima ai danni della scorrevolezza, ma in genere li ho trovati assai simpatici.
Da un certo punto in poi, come ho già accennato, la trama si fa tuttavia più seria, pur senza rinunciare all'occasionale risata, in un crescendo di mistero e tensione fino alle ultime puntate che mi hanno tenuta incollata allo schermo. Perché c'è un segreto oscuro nel passato di Yato, nascosto dietro la sua attuale indole solare, e quel segreto ora sta tornando per lui...
Premetto che il finale, pur concludendo degnamente l'arco narrativo iniziato, non dà minimamente tutte le risposte ai misteri sollevati nel corso della storia. Per quelle bisognerà aspettare il manga, e di quello

L'hai già detto, ne parlerai un'altra volta. Al contrario di te, i tuoi lettori sono dotati di memoria. 

Grazie tante per il contributo.

Figurati, è mio dovere sottolineare che dovevi fare questa recensione due mesi fa.

In ogni caso, tornando appunto alla recensione, la trama è affascinante e non scontata, e coniuga in modo eccellente la parte d'azione, quella comica e quella di approfondimento dei personaggi e delle relazioni.
L'animazione è un altro punto a favore di Noragami. Come di consueto negli anime comici, si alternano raffigurazioni più "serie" ad altre caricaturali, fattore che naturalmente contribuisce ad aumentare l'effetto dei siparietti leggeri. Particolarmente efficaci sono poi gli occhi di Yato, che suggeriscono la sua natura non umana e, con la loro chiarezza glaciale, la dimensione più grave che si cela sotto il suo stile divertente.



Altrettanto efficace ho trovato la rappresentazione degli Ayakashi, i fantasmi nemici, con il loro aspetto alieno rispetto al mondo circostante e le terrificanti, acute vocine infantili.




Le scene di combattimento sono state una gioia per i miei occhi, rapide nel ritmo ma ben comprensibili, spesso e volentieri spettacolari.
Ed a coronare la cascata di complimenti che sto riversando su Noragami, c'è una colonna sonora interessante e capace di accendere il ritmo nelle vene agli spettatori.
Insomma, questo anime è stato uno dei miei preferiti negli ultimi tempi. In attesa che io mi decida a parlare anche del manga, voi guardatelo e ditemi la vostra opinione!

Clara





PS: Se avete ancora tempo da perdere facciamo un giochino. Si chiama "indovinate perché questa settimana non ci sono stati post". Le opzioni sono...

A: Clara è stata rapita dagli alieni che l'hanno rilasciata solo dopo essere stati esasperati dai suoi strilli di gioia perché finalmente era davvero in un'astronave.

B: Clara era andata a raccogliere noci ed è caduta in un buco dimensionale.

C: Clara è rimasta chiusa in un bunker anti-atomico senza connessione Internet ed ha dovuto aspettare che venisse qualcuno venisse a liberarla.

D, ovvero l'opzione noiosa: Clara si è distratta a scrivere altre cose.

E, ovvero l'opzione realistica: Clara si è distratta a leggere fanfiction e siti di viaggi in luoghi dove per ora non può andare.