lunedì 22 settembre 2014

Glennkill

Cari lettori, il primo post del mio terzo anno su Blogger parla di un libro giallo. "Glennkill", il primo romanzo della scrittrice tedesca Leonie Swann, è infatti una storia di crimine ed investigazioni, ambientata in Irlanda. Il tocco speciale? Ad investigare sulla morte di un pastore e sui molti segreti del paesino in cui viveva, è un gregge di pecore particolarmente intelligenti.




Quella mattina il corpo del pastore George Glenn giaceva sull'erba irlandese, con una vanga conficcata nel mezzo del ventre. Il gregge di George rimase attonito di fronte a tale visione: chi poteva aver ridotto in quel modo il vecchio George? E perché? Miss Maple, la pecora più intelligente di un gregge ora reso immobile dalla paura e dallo stupore, cominciò a interessarsi di quello strano caso. Inizia così una vera e propria caccia all'uomo, un'indagine ardua nei meandri sconosciuti della comunità umana del piccolo villaggio, tra fraintendimenti (chi capisce l'uomo è bravo!), pericoli d'ogni sorta, false piste, per fiutare passo dopo passo le tracce dell'assassino. Riuscirà Miss Maple, insieme a una galleria di estrosi personaggi-pecore, a fare luce sull'oscura vicenda e a salvare il gregge?

Insomma, un giallo dove il mistero più grande di tutti è quello della natura umana, e delle strane cose che gli esseri a due gambe combinano. A differenza di altri romanzi che "umanizzano" gli animali protagonisti fino a rendere il loro comportamento quasi indistinguibile da quello di un personaggio a due gambe, a parte una coda ed un naso più fino, qui le pecore sono... beh, non sono mai stata all'interno della testa di una pecora, quindi non posso dire se effettivamente pensino così. Sta di fatto che è evidente che i personaggi non sono umani, e che non capiscono la mentalità degli umani. Questa differenza di vedute è al tempo stesso l'origine di molti dei momenti comici del romanzo, il suo fattore di maggiore originalità, e quello che rende l'indagine diversa dalle altre. Perché quelli che per un investigatore umano sarebbero indizi, vengono interpretati dalle protagoniste in maniera diversa, frasi ed atteggiamenti assumono significati insospettabili, e le motivazioni che i lettori possono cogliere dalle conversazioni non sono le stesse che le pecore ne ricavano.
E così il lettore arriva al finale ad avere ben due versioni dell'omicidio, e di tutti gli eventi accaduti nel villaggio. La versione ricostruita dalle inventive pecorelle, e quella che invece si ricava dalle conversazioni dei personaggi umani e dalla nostra conoscenza di cosa significano.
Come stavo dicendo, c'è anche una certa componente umoristica, data ancora una volta dal distacco tra la visione del mondo delle pecore e quello che invece noi, in quanto umani, sappiamo. Credo che l'esempio migliore di questo sia il rapporto delle pecore con il prete... almeno, noi sappiamo che è il prete. Le pecore, sulla base del fatto che vive nella cosiddetta Casa di Dio, concludono che il suo nome è Dio e si chiedono perché tutti pensano che sappia tutto, quando non riesce neppure a vedere cosa c'è su un prato. Sul serio, gli umani sono strani. Deve essere colpa del loro pessimo senso dell'odorato.
Comunque, non si tratta di un libro comico. E' decisamente un giallo, ed in alcuni punti vira in una direzione decisamente seria. Ancora una volta, i momenti più tristi, tesi, o direttamente terrificanti, si dividono tra quelli che fanno impressione per noi in quanto umani consapevoli, e quelli che invece diventano inquietanti o peggio proprio perché ci troviamo ad assumere il punto di vista delle pecore.
Un'altra cosa interessante è che ogni ovino ha una propria personalità, qualità e debolezze, un diverso modo di approcciarsi al caso ed agli eventi che sconvolgono il loro pacifico pascolo. In particolare ho apprezzato Zora la pecora filosofa, protagonista di una realizzazione che mi ha messo i brividi, per l'accuratezza con cui è stata preparata, anche se noi "umani" sapevamo già dall'inizio di cosa si stesse parlando. Un personaggio che merita una nota a parte è il caprone Melmoth, di cui rimane incerto se sia completamente impazzito oppure se ci sia in lui qualcosa di soprannaturale. Il modo in cui parla e pensa è assai particolare, con un netto stacco stilistico rispetto alle altre parti, dando vita a paragrafi travolgenti, surreali, quasi epici.
Per il resto del libro lo stile è quello che ci si può aspettare da un giallo, con un ritmo scorrevole ed accattivante e frequenti colpi di scena. Se vi piacciono i classici alla Agatha Christie (a cui l'astuta Miss Maple è un lanoso e ben riuscito omaggio), o se semplicemente volete passare un po' di tempo nell'atmosfera dei pascoli d'Irlanda, "Glennkill" è un libro che vi consiglio vivamente!

Clara


2 commenti:

  1. Ammazza, ma è un'idea fantastica! Hanno provato tutti i generi di detective, ormai, ma MAI un gregge di pecore! Bellissimo, se lo trovo lo leggo di sicuro! XD

    RispondiElimina

Mi fa molto piacere ricevere opinioni su quello che scrivo, quindi non siate timidi, lasciatemi un vostro pensiero! ^_^