martedì 29 aprile 2014

The Unspeakable Vault

Siete fan di H. P. Lovecraft e degli orrori cosmici che la sua mente ha creato? I Grandi Antichi ed orrori assortiti con o senza tentacoli hanno perseguitato i vostri incubi? Ma soprattutto, avete voglia di riderci un po' su?

No, grazie. Ci tengo a rimanere vivo, intero, non masticato e sano di mente.

Nel caso di Clara, l'ultimo punto non è un problema. Non è mai stata particolarmente sana di mente, il che spiega perché trovi questo webcomic divertente.

Ah, stiamo parlando di un webcomic?

Sì, sono andata a leggere le etichette in fondo.

Grazie, ora posso continuare io. "The Unspeakable Vault (of Doom)" è, come anticipato da queste due sottospecie di collaboratori, un webcomic costituito da singole strisce, in lingua inglese, ma facili da capire, anche perché l'autore è francese e quindi usa un linguaggio molto semplice. I vari sketch seguono la vita quotidiana di Cthulhoo, Nyarly, ed un assortimento di mostruosità associate, tra spuntini golosi a base di seguaci incauti o bande di Black Metal, scherzi ai danni dell'umanità, ed attesa del glorioso giorno in cui torneranno in tutta la loro potenza. E questo fumetto va avanti da dieci anni, è praticamente una pietra miliare per le parodie di Lovecraft su Internet!



Indovinate un po' chi l'ha scoperto solo adesso?

Comunque, lo stile di disegno è davvero semplicissimo, ma adeguato al genere comico. Gli umani sono poco più di pupazzetti stilizzati, ma visto che tanto vengono divorati entro tre strisce non si sente certo la mancanza di una caratterizzazione, che invece si concentra sui Grandi Antichi, che hanno un aspetto non molto temibile ma compensano ampiamente con humor nero e stragi sanguinarie. L'umorismo infatti è spesso macabro, come del resto ci si può attendere da una parodia di Lovecraft, ma altrettanto spesso leggero, concentrato sulla "quotidianità" degli adorabili (a vostro rischio e pericolo) esseri da prima del tempo. Perché tra un'evocazione fallita e l'altra, si può anche divertirsi un po'.
Naturalmente, per apprezzare l'umorismo di queste vignette è necessario sapere qualcosa delle opere di Lovecraft e delle sue creature più famose. Alcune strisce, in effetti, fanno riferimento ad un gioco di ruolo a me sconosciuto, ma in generale una conoscenza di massima dei "personaggi" è sufficiente.
In definitiva non c'è molto da dire, visto che si tratta di semplici vignette autoconclusive che puntano sull'effetto comico della parodia. Mi limito ad inserire il link del sito su cui potete perdere un po' di tempo con l'Orrore Tentacolato ed i suoi amici.

http://www.goominet.com/unspeakable-vault/

Ma non è che quel link è una trappola dei Grandi Antichi per risucchiare Clara in una dimensione parallela attraverso lo schermo del computer e poi divorarla?

Possiamo soltanto sperarci, se continua a fare post come questi.

Grazie per la collaborazione voi due. Ora buonanotte a tutti, e ricordate: non provate ad evocare Cthulhoo a casa!


Clara



domenica 27 aprile 2014

Corto Maltese





A volte ritornano, ancora una volta è il caso di dirlo. Personaggi che ti hanno fatto sognare e che poi sono scivolati via, lasciando il posto ad altri mondi ed altri sogni, in un accumulo a volte frenetico di passioni del momento. E poi ti ritrovi a guardare una pubblicità, ed a decidere che in fondo non è cambiato nulla, e che dopo anni ed anni sei ancora innamorata di un avventuriero vagabondo con il cappello da marinaio e la lingua da poeta un po' folle. Per dirla in breve, insomma, mi sono ritrovata a rileggere le storie di Corto Maltese, alcune recuperate dagli scaffali di casa o della biblioteca, altre ristampate di fresco ed ancora profumate di carta nuova.
E poi, visto che è qualche giorno che questo blog langue, ho deciso di parlarne qui, mettendo per iscritto qualche pensiero, e magari, chissà, incuriosendo quelli di voi che non hanno mai avuto l'occasione di ammirare il genio di Hugo Pratt.

L'importante è che tu stia finalmente scrivendo. Stavo iniziando a pensare che fossi stata sul serio divorata dai criceti zombie come un certo Piccolo Troll di nostra conoscenza continua a ribadire. Ora, iniziamo dall'inizio: chi è Hugo Pratt?

Questo autore, nato nel 1927 a Rimini e cresciuto a Venezia, ha già nei geni quell'arcobaleno di terre lontane e viaggi che poi porterà sulla carta, discendente di nonni inglesi, ebrei e turchi. Ancora giovane, segue il padre militare in Africa, dove incontra nuove culture, ma anche i romanzi d'avventura e soprattutto i fumetti americani che lo convinceranno ad intraprendere la strada del disegnatore. Nel 1949 si trasferisce in Argentina, dove rimarrà fino agli anni '60, quando tornerà in Italia. Nella sua lunga carriera ha creato moltissimi personaggi, e sviluppato uno stile di disegno unico, che combinato con la straordinaria poeticità delle sue storie ha contribuito a far comprendere il fumetto come forma d'arte. Hugo Pratt si spegne nel 1995 in Svizzera, ma i suoi figli di carta ed inchiostro continuano a girare, ristampati ed ammirati, ancora oggi. Proprio in questo periodo a Rimini, la sua città natale, c'è una mostra di acquerelli, chine e serigrafie di sua mano, anche se non ho ancora avuto l'occasione di andarci.
Ma avevo deciso di parlare di uno dei suoi personaggi più celebri, Corto Maltese. Viaggiatore e sognatore, pirata e gentiluomo, irriverente e romantico avventuriero, Corto è un personaggio complesso e sempre alla ricerca di qualcosa, che sia un tesoro, una vecchia amica o semplicemente la verità. Alla sua prima apparizione, in "La ballata del mare salato", è alla deriva nell'oceano, legato ad una zattera. E per molte delle sue avventure continua ad essere metaforicamente così, alla deriva, trascinato dalla corrente delle storie e a volte dalla Storia eppure sempre capace di stare a galla e di rialzarsi. Osservatore poetico ed ironico di realtà esotiche, sognatore che tenta invano di ammantarsi di cinismo, non esita a mettersi in gioco ed a sporcarsi le mani, ma poi è sempre pronto a ripartire, sull'onda dell'avventura. Incontra, o accenna ad aver incontrato, personaggi storici come Butch Cassidy, Stalin, Jack London, James Joyce ed Hernest Hemingway. Dalle isole del Pacifico all'America Latina, all'Europa sconvolta dalla prima guerra mondiale, all'Africa ed all'Asia, Corto gira il mondo ed il disegno di Pratt si adegua, regalandoci mari e deserti, prati irlandesi e distese di neve siberiane, città uscite da un sogno come una magica ed indimenticabile Venezia. Ed in questi scenari, resi con un tratto essenziale che li avvolge in un'atmosfera surreale, si svolgono storie ugualmente surreali, in bilico tra realtà e magia... o forse è tutta una coincidenza, oppure un sogno, oppure una combinazione tra tutto questo.



E poi ci sono i personaggi, compagni di viaggio o avversari, o entrambe le cose: come Rasputin, vecchia conoscenza di Corto che da "La ballata del mare salato" continua a ricomparire e scomparire nella vita del marinaio, minacciando regolarmente di ucciderlo e dimostrando in più occasioni la sua vena di follia, ma al tempo stesso cercandone l'alleanza e trascinandolo in nuove avventure. Ci sono soprattutto splendide figure femminili, ancora una volta grazie ad un tratto di disegno unico che ne fa creature eteree ed oniriche, ma che spesso cela personalità forti in grado di tenere testa tranquillamente al fascino del nostro Corto. La mia preferita è Bocca Dorata, misteriosa ed affascinante maga dall'età indefinita che alla lettura delle carte unisce il senso degli affari.



Per quanto riguarda le singole storie, non saprei sceglierne una preferita. Data la mia passione per l'Irlanda, mi è piaciuto molto il ciclo delle "Celtiche". "Concerto in O minore per arpa e nitroglicerina" è ambientato proprio in Irlanda, dove Corto arriva per un vecchio amico appena morto nella lotta tra indipendentisti ed inglesi, e si ritrova coinvolto in una storia di tradimenti e pallottole. "Sogno di un mattino di mezzo inverno" vede il marinaio impegnato a sventare un'invasione tedesca in Inghilterra, con l'appoggio di Puck, della fata Morgana e del mago Merlino... o forse è tutto un sogno all'ombra di Stonehenge.
Un altro luogo per cui ho una grande passione è Venezia.

Passione non ricambiata, considerando che ogni volta che ci vai ti perdi, rischi di finire in un canale o sostieni che i piccioni vogliono assalirti. Ma soprassediamo.

E quindi, tra le mie avventure preferite di Corto, non poteva mancare "Favola di Venezia", in cui il maltese è alla ricerca di un leggendario smeraldo, la clavicola di Re Salomone, tra i canali ed i tetti della Serenissima. Tra circoli massonici ed inseguimenti, l'avventura oscilla ancora una volta tra realtà e sogno, con lunghe sequenze d'azione che non hanno nulla da invidiare ad un film e riflessioni filosofiche surreali degne di un poeta, come in fondo Pratt e Corto sono senza dubbio.
Sempre a Venezia, o forse solo in un ricordo di questa che aleggia nell'inconscio di Corto, insieme alla sempre misteriosa Bocca Dorata, inizia "Corte sconta detta arcana", avventura asiatica di Corto, che lo porta da Hong Kong alla Siberia, inseguendo un treno carico di ricchezze insieme all'immancabile e sempre più folle Rasputin ed a Shangai Lil, donna decisa e ricca di risorse. Una storia ricca d'azione e di improvvisi colpi di scena, ma al tempo stesso, come sempre accade con Corto, di poetica ironia.
Ma naturalmente ci sono anche altre storie, e sono tutte degne di essere lette e ricordate, anche così tanti anni dopo essere comparse per la prima volta. Hugo Pratt, commentando la fine del suo eroe più famoso, disse:
« Corto Maltese non morirà, Corto Maltese se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, tutto è industrializzato, è consumo, non c'è posto per un tipo come Corto Maltese. »

Secondo me, non è così. C'è ancora posto per un tipo come Corto, se non nella nostra realtà, almeno nei nostri sogni. E voi, siete d'accordo?



giovedì 24 aprile 2014

Nunc est scribendum... ma anche no

Avete presente quando Clara ha il cervello più vuoto del solito e non riesce a trovare niente di intelligente da scrivere, e quindi fa post privi di senso compiuto in cui parla di se stessa?

Intendi quasi sempre, a parte quando fa recensioni oppure immagini?

Esattamente. Questo è uno di quei post. Dopo la fondamentale introduzione che avrà fatto risparmiare tempo a chiunque stesse invece sperando in contenuti interessanti, lasciamo la parola alla blogger finalmente ricomparsa, che vi descriverà il tipico processo creativo di una pseudo-scrittrice in vacanza.

Già, perché ci sono centinaia di post su come scrivere un romanzo, quindi la nostra originalissima Clara ha deciso di farne uno su come non farlo.  Suggerimenti verificati nelle ultime settimane, nel corso della stesura dei capitolo finali di una fanfiction chilometrica. Animula Solivaga presenta: Come NON scrivere una storia!

  1. Accendere il computer per scrivere.
  2. Controllare la mail personale prima di cominciare.
  3. Controllare la mail secondaria prima di cominciare.
  4. Controllare la mail dell'università prima di cominciare.
  5. Controllare le notifiche di Facebook.
  6. Decidere che già che sei su Facebook devi mandare qualche messaggio.
  7. Ritrovarsi ad organizzare una rimpatriata tra amiche che non vedi da secoli, perché se non cogli l'occasione adesso quando lo fai?
  8. Parlando di occasioni, c'è da organizzare anche la rimpatriata del liceo.
  9. Per par condicio, controllare anche le notifiche di Google Plus.
  10. Fare un giretto per le communities di Google Plus alla ricerca di immagini che ti diano l'ispirazione per scrivere.
  11. Condividere quell'immagine non c'entra niente con la tua storia, ma è troppo carina.
  12. Commentare quell'altra immagine, altrimenti ti dimentichi di farlo.
  13. Spegnere tutto e fissare lo schermo.
  14. Ripetere il punto 13 fino a quando non passa tua madre a chiedere se puoi darle una mano.
  15. Replicare in tono seccato "sto scrivendo!" e dimostrarlo buttando giù ben tre righe di testo.
  16. Ricompensarsi per quelle tre righe, all'altezza dei più grandi capolavori della letteratura, con uno spuntino veloce in cucina.
  17. Essere beccati dalla sopracitata madre che, visto che ora di sicuro non stai scrivendo, ti costringe a stendere il bucato/preparare la tavola/andare a prendere qualcosa in cucina/passare l'aspirapolvere/fare qualsiasi lavoro ci sia da fare al momento.
  18. Tornare di fronte al computer e sentirsi troppo stanchi, dopo ben cinque minuti di lavori domestici.
  19. Rilassarsi andando un po' su Internet a vedere se hanno aggiornato il tuo webcomic preferito.
  20. Già che ci sei, controllare anche il tuo secondo webcomic preferito.
  21. E il terzo.
  22. E il quarto.
  23. Ed i blog che stai seguendo.
  24. Parlando di blog, vai a vedere il tuo. Uhm, dovresti proprio fare un nuovo post, vero? Ma non ne hai voglia, quindi spegni tutto e torna a scrivere!
  25. Ripetere ancora una volta il punto 13.
  26. Scrivere altre tre righe, di cui una composta da una singola parola di dialogo.
  27. Rendersi conto che è quasi ora di pranzo, e scrivere freneticamente altre dieci righe.
  28. Dire a tua madre che stai scrivendo e che non puoi andare a pranzo.
  29. Cambiare idea e andare a pranzo.
  30. Offrirti di lavare i piatti per rimandare il momento di andare a non scrivere.
  31. Decidere di fare una passeggiata.
  32. Tornare davanti al computer carichi e pimpanti, e finire finalmente una scena.
  33. Ricompensarti con qualche minuto su Internet.
  34. Finire non si sa come su Nonciclopedia e passare mezz'ora a ridere come una deficiente.
  35. Decidere che se vuoi ritrovare l'ispirazione ti serve una musica epica, ed iniziare a cercarla su Youtube.
  36. Iniziare a dimenarti a ritmo di musica senza scrivere una parola.
  37. Finalmente caricata dalla musica, buttare giù un'altra scena.
  38. Interromperti di colpo, perché non hai la minima idea di come andare avanti.
  39. Fissare lo schermo.
  40. Fissare lo schermo.
  41. Cercare "blocco dello scrittore" su Internet
  42. Leggere vignette divertenti sul blocco dello scrittore.
  43. Lasciar perdere tutto ed iniziare un puzzle da 2000 pezzi.
  44. La sera alle dieci, disperati perché si è sprecata un'intera giornata, mollare il puzzle sul pavimento, sedersi davanti al computer, e scrivere come pazzi fino alle una di notte, quando tuo padre ti costringe ad andare a letto perché la mattina dopo devi svegliarti presto.
  45. Il giorno dopo, ritrovarsi a fissare lo schermo ed andare ad insultare tuo padre perché per colpa sua non riesci a trovare l'ispirazione.
  46. Ripetere il processo finché la storia, il puzzle e la pazienza dei tuoi genitori non si sono finalmente conclusi.
Seguite queste istruzioni, e sarete anche voi in grado di sbattere la testa contro un muro gemendo "Non riesco a scrivere niente!"

Comunque, che ci crediate o no, Clara è riuscita a finire quella fanfiction. Ora ha già centoventi nuove idee da scrivere, un romanzo di fantascienza da revisionare ed altri progetti in corso... ma sappiamo tutti come andrà a finire, giusto? Se non lo avete capito tornate al punto 1.




domenica 20 aprile 2014

Buona Pasqua


Okay, si può sapere perché dobbiamo sempre fare questi biglietti? Non sarebbe più semplice limitarsi a scrivere tanti auguri di buona Pasqua? E che cosa è questa invasione di coniglietti? Abbiamo già una tartaruga, non ci terremo anche i conigli!

Ma sono così carini... ci hanno portato le uova di cioccolato!

Okay, allora possono restare.

E noi siamo coniglietti di Pasqua onorari, abbiamo anche le orecchie.

Nah, quella è solo Clara che pasticcia con il Chibi Maker, come al solito. E non contenta ha pure scoperto che Pixlr Express oggi ha una funzione speciale per fare i biglietti pasquali.

A proposito, dove è Clara?

Se l'è già svignata a fare i preparativi per il pranzo di Pasqua, ovviamente. Ed ha lasciato noi a fare gli auguri ai lettori, tanto ormai sanno tutti di non poter contare su di lei.

Va bene, allora facciamo gli auguri e poi andiamo ad aiutare i coniglietti con le uova. Carissimi lettori...

... e gente che passava di qui per caso...

... TANTISSIMI AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI!

Buona Pasqua e buone feste, divertitevi!

Arrivederci a presto su questo blog!

Firmato, la Voce

e Piccolo Coniglietto Pasquale Troll.

(e pure da parte di Clara, anche se lei stavolta non si è fatta vedere)




venerdì 18 aprile 2014

Addio, Marquez

A volte non ci pensi. Gli scrittori con la S maiuscola, i grandi nomi della letteratura mondiale, sono entità astratte, esseri superiori privi di corpo che vivono nelle pagine dei loro libri, immortali ed intoccabili,
E poi, un giorno, sei lì, imbambolata davanti alla televisione in attesa che inizi un telefilm, e vai un attimo a guardare le notizie.
E lo leggi, ma all'inizio non ci fai caso.
Poi ti rendi conto di quello che hai letto, ed ancora per un istante non capisci. Ma alla fine è così.
Gabriel Garcia Marquez è morto giovedì 17 aprile 2014, all'età di 87 anni, a Città del Messico. Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1982, è ritenuto il maggiore esponente di quella corrente narrativa latino-americana definita "realismo magico". Nella sua produzione, il libro più conosciuto è forse "Cento anni di solitudine", ma devo dire che il mio preferito è stato "L'amore ai tempi del colera", romanzo che intreccia vite e vicende in un mondo affascinante, attraversando decenni di storia, inseguendo all'indietro nel tempo i personaggi e le passioni che li legano. Il dottor Juvenal Urbino, sua moglie Fermina Daza, Florentino Ariza che di Fermina è sempre stato innamorato, ma che la vita ha portato in altre direzioni e tra altre braccia, e tutti gli altri che si muovono intorno a loro, famiglie intere, amici ed amanti, tutti prendono vita nella solidità variopinta e potente della prosa. Uno stile ricco, sicuro di sé, capace di descrivere la sensualità più sfrenata senza scadere nella volgarità e nella banalità, e di dipingere la verità dei sentimenti fino alla sua essenza.
E la verità, stavolta, è che questi Autori con la A maiuscola, questi scrittori che hanno segnato un'intera generazione di loro colleghi e di lettori... sono umani. Umani e mortali.
E così un giorno ti ritrovi davanti alla televisione, e leggi quelle parole.
Ed all'improvviso quello scrittore, che è sempre stato nella tua mente meno reale dei suoi personaggi, forse soltanto il tramite che ha portato la loro storia fino a te, come se quelle storie e quei personaggi fossero già esistiti e lui si fosse limitato a confezionarteli... all'improvviso quello scrittore è vero pure lui. E' un essere umano, lo era. E senti che il mondo è diventato un po' più solido, ed un po' più vuoto.
Addio a Gabriel Garcia Marquez, dunque. Ma forse, più che addio, è un arrivederci, fino alla prossima volta in cui aprirò un suo libro. E questa prossima volta e tutte le altre volte, oltre ai personaggi, tra quelle pagine anche lui ricomincerà a vivere.

Clara


lunedì 14 aprile 2014

Higurashi no Naku Koro ni



Dopo qualche giorno di assenza, eccomi a recensire la prima stagione di una serie ormai risalente a qualche anno fa (2006), ma ancora meritevole per l'atmosfera di mistero che riesce a creare. Si tratta appunto di "Higurashi no Naku koro ni", ovvero "Quando le cicale piangono", un anime horror tratto da un'omonima serie di giochi per computer.
Veniamo subito introdotti al bucolico, pacifico e ridente paesino di Hinamizawa. Così pacifico e ridente che da qualche anno la gente continua a morire o scomparire.

Tiro ad indovinare, Jessica Fletcher ha iniziato a passare le vacanze in Giappone?

Oppure è stato l'ispettore Barnaby?

Voi due dovete guardare meno televisione.

Ehi, sei tu quella che ha le coinquiline appassionate di gialli. Noi siamo nella tua testa e non possiamo fare altro che subire, come mi premuro di ricordarti ad ogni occasione. Ora continua a recensire.

Va bene, vado avanti. Keiichi, il protagonista, si è trasferito ad Hinamizawa poco prima dell'inizio dell'anime, ed ha stretto amicizia con alcune compagne di classe: l'energica Mion, la dolce e solare Rena, le piccole Rika e Satoko.



Tutto tranquillo e divertente, fino a quando Keiichi scopre che pochi anni prima nel paese è avvenuto un brutale omicidio, ed inizia a sospettare che le sue sorridenti compagne di giochi gli stiano nascondendo qualcosa. Dopo l'annuale festa del Watanagashi, la situazione precipita. Altre morti misteriose, e l'ombra della Maledizione del Monaco, l'oscura divinità di Hinamizawa, fanno precipitare Keiichi in un vortice di preoccupazione e paranoia. In pochi episodi, si arriva ad un tragico bagno di sangue.
E poi, tutto ricomincia. Come se nulla fosse successo, come se il tempo si fosse riavvolto su se stesso, nell'episodio successivo tutti si risvegliano e nessuno sembra ricordare cosa fosse successo prima. I giorni spensierati sono tornati ad Hinamizawa? Non per molto, dato che ogni arco narrativo vede qualcuno impazzire e cadere preda di una frenesia omicida. Cosa sta succedendo davvero, e come si spiegano questi raptus di follia e questi salti nel tempo?

Già, come?

Risposta: boh.

Sai che sorpresa.

Per saperlo sarò costretta a guardarmi la seconda serie, visto che il finale della prima stagione lascia molti più enigmi aperti di quanti ne risolva, e suggerisce che, per lo spettatore come per i personaggi, l'avventura sia ben lontana dall'essere finita.
Devo dire che questo anime mi ha davvero catturato: all'inizio ero un po' scettica, ma presto l'atmosfera di mistero ed inquietudine mi ha coinvolta. Proprio come il genere e la descrizione promettono, ci sono scene di violenza ed omicidi efferati, ma il vero punto di forza sta nella tensione che sale lentamente o all'improvviso per poi sfociare nel sangue. Il contrasto tra l'ambientazione bucolica, un paesino rurale dove chiunque vorrebbe andare a trascorrere le vacanze, ed i fatti che vi si svolgono è sottolineato dall'ossessivo frinire delle cicale, un suono costante che si fa strada nelle orecchie dello spettatore contribuendo in modo eccezionale a tenerlo sulle spine, in attesa del disastro. Il ritmo della narrazione, che passa da lento ad incalzante quasi senza preavvisi, è un altro elemento di tensione, così come l'accostamento di momenti comici ad altri di puro orrore nella stessa puntata.
Per quanto riguarda i personaggi, ancora una volta all'inizio ero un po' dubbiosa, soprattutto sul protagonista, ma andando avanti la mia opinione è migliorata, ed ho apprezzato i legami che si erano venuti, o si venivano a formare, ed il modo in cui ogni arco metteva in luce nuovi aspetti di ogni carattere o di ogni passato. La fiducia e l'amicizia sono alcuni degli elementi chiave della storia, ma non è scontato il modo in cui i personaggi affrontano questi valori o le situazioni in cui sono messi alla prova.
Dal punto di vista grafico, ho amato i paesaggi, così lussureggianti e piacevoli da osservare in alcuni momenti, ma così inquietanti ed in linea con l'evolversi drammatico della situazione in altri. Lo stile di disegno delle figure umane non è il mio preferito, ma è comunque piacevole e curato. Una nota a parte merita, ovviamente, la resa dettagliata ed esplicita del sangue e dei cadaveri, che soprattutto in alcuni casi è terrificante, anche se in altri mi è apparsa francamente esagerata.
Per ora, questo è tutto. Appuntamento alla recensione completa appena avrò le risposte che cerco, ovvero tra un'altra stagione!

Clara


martedì 8 aprile 2014

Sai che guardi troppo Doctor Who se...

  1. Se controlli ossessivamente che l'angelo nel giardino della tua vicina di casa non si sia mosso, e ci passi davanti senza battere le palpebre
  2. Se rischi l'infarto ogni volta che le luci iniziano a lampeggiare
  3. Se ogni tanto controlli di avere soltanto un'ombra
  4. Se la gente che ripete quello che dici ti fa venire i brividi.
  5. Se ogni tanto controlli di non avere segni di pennarello sul braccio.
  6. Se quando qualcuno ti parla di diete miracolose, tu pensi ad adorabili esserini bianchi fatti di grasso che escono dalla pancia
  7. Se nonostante il parere di chiunque altro, tu rimani convinto che i farfallini siano forti.
  8. Anche i fez.
  9. Anche i cappelli da cow-boy.
  10. Se quando qualcosa va storto, la colpa è sicuramente di Moffat. In casi estremi, questo principio si estende anche alle ruote sgonfie della bicicletta.
  11. Se il tuo colore preferito è diventato il blu tardis.
  12. Se ti senti discriminata dal fatto che Facebook non ti lasci mettere come stato sentimentale "In attesa della Tardis"
  13. Se ogni tanto, di notte, ti pare di sentire il rumore di una cabina blu che ti materializza... e continui a sperare di sentirlo.
  14. Se hai preso in considerazione come nome per i tuoi ipotetici figli Stormageddon, Oscuro signore di tutto.
  15. Se la parola Titanic ti fa venire in mente un astronave. E Kylie Minogue.
  16. Se quando vedi una maschera antigas provi l'impulso di chiedere "Sei tu la mia mamma?"
  17. Se hai provato, o vuoi prima o poi provare, ad abbinare bastoncini di pesce e crema.
  18. Se sabato 23 novembre 2013 hai rifiutato qualsiasi appuntamento per rimanere tappato in casa davanti alla televisione, e non te ne sei mai pentito.
  19. Se i quadri di Vincent Van Gogh ti fanno venire voglia di piangere.
  20. Se "Wibbley-wobbley Timey-wimey... stuff"
  21. Se hai un attimo di esitazione prima di connetterti ad una rete wi-fi nuova, per timore di ritrovarti imprigionato in un computer.
  22. Se quando il professore domanda se ci sono volontari e nessuno risponde, una voce lugubre nella tua testa intona "Il silenzio calerà quando la domanda sarà posta..."
  23. Se almeno una volta hai istintivamente letto "Il mito di Pandorica" al posto del "Mito di Pandora".
  24. Se improvvisamente gli antichi Romani sono diventati molto più interessanti di quanto già non fossero.
  25. Se a Natale non andrai mai a Londra. Oppure sì, ma solo per cercare il Dottore.
  26. Se ogni volta che dovete prendere il treno vi chiedete perché non potete invece usare un Tardis.
  27. Se avete riguardato il quarto film di Harry Potter senza togliervi di testa che Barty Crouch fosse in realtà il Dottore sotto l'effetto di un altro circuito camaleonte, e che alla fine si sia rigenerato.
  28. Se le parole "Rose Tyler, I..." sono state sufficienti a farvi palpitare il cuore, strillare, piangere, gettare un cuscino contro il televisore e maledire Russel T. Davies, non necessariamente in quest'ordine e nell'arco di dieci secondi.
  29. Se la parola "Spoilers" ha un significato speciale, ed è accompagnata da un sorriso misterioso.
  30. Se avete seguito il primo film Capitan America solo con metà del vostro cervello, mentre l'altra metà stava meditando su cosa ci facesse quell'incarnazione di Clara in America durante la seconda guerra mondiale.
  31. Se in qualsiasi serie stiate guardando, sperate che prima o poi compaia un pazzo con una cabina.
  32. Se volete assolutamente andare a Cardiff. E a Londra. Ed andarci con una valigia vuota da riempire di gadget di Doctor Who.
  33. Se quando sentite la frase "Si vive solo una volta" aggiungete automaticamente "a meno che non siate Signori del Tempo, Jack Harkness, Rory Williams o Clara".
  34. Se la vostra idea di età vittoriana comprende una donna lucertola dall'alba dei tempi, sua moglie, ed un maggiordomo con la testa a patata.
  35. Se i numeri da 1 a 12 non sono semplicemente numeri.
  36. Se siete assolutamente certi che il mondo non sia finito il 21 dicembre 2012 solo per merito del Dottore.
  37. Se maledite l'intraducibilità dei giochi di parole in inglese.
  38. Se ogni tanto provate l'impulso di gridare "Geronimo!" o "Allons-y!"
  39. Se quando tamburelli con le dita, segui un ritmo di quattro.
  40. Se ogni tanto butti lì nella conversazione citazioni da Doctor Who, nella speranza che gli altri le colgano.
  41. Se tu non vuoi uccidere certe persone, vuoi STER-MI-NA-RE quelle creature inferiori.
Ma soprattutto:

  • Sai che guardi troppo Doctor Who se non riesci neppure a concepire il concetto di troppo Doctor Who.

Clara

Per la cronaca, Clara ha deciso che le piace fare le liste. Speriamo che le passi in fretta.

Oppure che inizi a fare liste di senso compiuto. Non so, la lista della spesa, la lista delle cose da fare...

La lista dei motivi per cui le piacciono le liste...

Lasciamo perdere che è meglio. Tanti saluti a tutti, ed arrivederci al prossimo post! Che sarà più sensato di questo, si spera...

giovedì 3 aprile 2014

Kikimimi Zukan: quando la musica si fa manga



Complice un wifi miracolosamente efficiente, questo sembra essere il periodo delle recensioni di manga.

E complice il poco tempo di Clara, che tanto per cambiare dovrebbe studiare, è anche il periodo dei volumetti unici o dei manga con pochi capitoli. Vedete, tutto ha un senso ora... a parte il fatto che continui imperterrita a scegliere titoli sconosciuti a chiunque altro.

Credevo che quello fosse per potersi illudere di essere un'esploratrice che riporta alla luce tesori perduti.

In effetti, ha un senso anche quello.

Questa volta vi propongo un altro volumetto unico, ancora una volta inedito in Italia, ed ancora una volta opera di Miyata Kouji, di cui solo pochi giorni fa ho recensito "Oh my sweet Alien!" Dopo la lettura di quello, mi sono incuriosita ed ho cercato qualcos'altro dello stesso autore, ed eccomi qui a presentarvelo.
"Kikimimi Zukan Miyata Kouji" in inglese suona come "Pictorial Book of Sound" ed in italiano potrebbe essere tradotto "Libro illustrato del Suono". Già il titolo rimanda quindi a quello che è il tema principale ed il filo rosso tra i quattro racconti singoli di cui è composto questo manga di difficile classificazione: la musica.
Il suono è il cuore del primo racconto, in cui un ragazzo è in grado di vedere fisicamente, con i propri occhi, musiche e rumori trasfigurati in creature fantastiche intorno a lui.
La musica è il cuore del secondo racconto, in cui una misteriosa principessa indiana, rinchiusa dietro una parete di vetro, rimpiange i tempi in cui era nata  per cantare, e le persone per cui aveva cantato. Ora è imprigionata, costretta al silenzio, e lo rimarrà fino alla commovente rivelazione finale.
Il ritmo è il cuore del terzo racconto, eccezionale per l'assenza completa di dialoghi: un ragazzino primitivo, che nella Preistoria, tra foreste lussureggianti e savane, pozzanghere e lupi, si trova a scoprire per la prima volta una delle forze più trascinanti, quella del ritmo, ed il modo di riprodurla.
La voce è il cuore del quarto racconto, in cui un detective claustrofobico rimane bloccato in ascensore e si affida esclusivamente alla voce dell'addetta alla sicurezza. Ma non sempre le parole corrispondono alla verità...
Queste quattro brevi storie sono le tappe di un affascinante viaggio tra le pagine, che riesce a rendere attraverso disegni e vignette un universo totalmente diverso, quello del suono. Si potrebbe definire questo manga una sinestesia, ed in effetti è quello che è, proprio come il titolo stesso aveva già preannunciato. Personalmente, penso che l'esperimento di fondere due sensi, vista ed udito, così diversi sia riuscito in modo magistrale. In certi momenti avevo davvero la sensazione di sentire con le orecchie quello che in realtà stavo scorrendo con gli occhi, complice anche un disegno assai espressivo che sa farsi dolcissimo in alcune pagine ed epico in altre, adattandosi alla differenza di tono tra le storie.
Per quanto riguarda le trame, sono molto brevi, ma interessanti ed originali, con pochi personaggi che tuttavia appaiono subito adeguatamente caratterizzati. Dal punto di vista della trama la mia preferita è stata la seconda, dolcissima, con un "lieto fine" che mi ha lasciata stupita e sorridente. Da un punto di vista strettamente estetico, invece, ho adorato il modo in cui nella prima storia era raffigurata la "musica visibile": non so cosa ne pensiate voi, ma quel drago della chitarra ha un tocco di Miyazaki.

Clara, per te tutto ha un tocco di Miyazaki. Si chiama ossessione.



Forse il pensiero di Miyazaki mi è stato richiamato anche dalla poesia di cui questi racconti sono permeati, una poesia che assume una vena più malinconica nel secondo, in cui l'atmosfera è quella di una fiaba, di una principessa prigioniera che attende il suo liberatore (e, a differenza di molte altre principesse, c'è un motivo se non si libera da sola...). Nel terzo racconto questa poesia si fa comica e scoppiettante, richiamando quasi quei cartoni animati senza parole che tutti prima o poi abbiamo visto, come Will Coyote e Beep-Beep, ed infondendosi in paesaggi primordiali magistralmente disegnati.


Il quarto racconto è il più "realistico" di tutti: un uomo bloccato in ascensore, una voce femminile a tenerlo in contatto con l'esterno, ma dietro quella voce non tutto è come sembra. Divertentissimo per il lettore, che sa che cosa stia succedendo, ma al tempo stesso, soprattutto nel finale, venato di malinconia per quello che avrebbe potuto essere.
In definitiva, si tratta di una lettura breve e molto piacevole, che consiglio vivamente a chiunque. A chiunque sia appassionato di manga, naturalmente, ma anche a chi sia semplicemente appassionato di musica e voglia provare, per una volta, a "vederla" con gli occhi. Chissà, magari potreste trovarlo d'ispirazione.
In ogni caso, spero di esservi stata utile e di aver contribuito a diffondere l'ennesimo piccolo manga che merita più visibilità. Arrivederci a presto!


Clara



PS: sappiamo tutti che quelle immagini diventeranno altrettante fan art appena Clara avrà tempo da perdere. Quindi, se il manga vi piace e volete vedere come riuscirà a rovinarne i disegni, tornate pure a trovarci.