martedì 28 luglio 2015

L'uomo nel labirinto

L'estate, si sa, è il momento migliore per dedicarsi alla lettura, che sia in spiaggia sotto l'ombrellone o al riparo a casa, all'ombra, di fronte al più potente ventilatore che possedete. La sottoscritta non fa eccezione, e quindi ho pensato... quale momento migliore per suggerire qualche libro che ho letto di recente e poi accantonato, presa da altri impegni?

Comunicazione di servizio: ricordiamo a chi si fosse perso gli ultimi post che Clara quest'estate si è laureata, e nonostante abbia usato la tesi come scusa per abbandonarci per due mesi, continua a dimostrare che in realtà stava solo sprecando tempo. Sentitevi liberi di insultarla.


Comunque, comincio con un libro decisamente particolare, che ho apprezzato davvero molto. Si tratta di "L'uomo nel labirinto", di Robert Silverberg, pubblicato nel 1968, e tradotto in italiano anche come "La città labirinto". L'autore, nato nel 1935, è il vincitore di diversi premi Hugo e Nebula, prolifico autore sia di genere fantasy che di fantascienza. Per interderci, il soggetto su cui si basa il film "L'uomo bicentenario", con il compianto Robin Williams, è scritto a quattro mani da lui e da Isaac Asimov, un altro gigante della fantascienza Il libro è classificato come fantascienza, ma chi si aspettasse da questa sua collocazione una lettura leggera e senza particolare valore culturale sarebbe destinato ad una sorpresa. Chiarisco, il libro può essere letto in questo modo, semplicemente come una bella storia originale, ricca di dialoghi, con retroscena svelati lentamente e personaggi affascinanti. Ma per i lettori con qualche conoscenza di letteratura greca, la lettura assume una pro.fondità completamente diversa. Vediamo se la quarta di copertina vi suggerisce qualcosa...


" Dick Muller è un uomo solo, la cui vita è stata stravolta da un incontro con gli alieni avvenuto durante uno sfortunato viaggio spaziale: la permanenza di un anno sul loro pianeta gli ha lasciato una strana malattia, l'impossibilità, fisica e morale, di sopportare quella che per lui dovrebbe essere la più "normale" delle presenze, quella degli altri uomini. Dotato di poteri telepatici che non può governare, incapace ormai di interagire con gli altri esseri umani, di trasmettere loro i propri sentimenti migliori, e troppo permeabile a quelli degli altri, la sua vicinanza mette i suoi simili a disagio, lo rende una presenza indesiderata, repellente, tanto da spingerlo a scegliere l'esilio sul pianeta disabitato di Lemnos, sede di un millenario labirinto, luogo ideale per tenersi lontano da tutti. Fino a quando la sua presenza sulla Terra diventa indispensabile per salvare l'umanità dal pericolo dell'estinzione; due vecchi compagni andranno così a riprenderlo, sfidando il labirinto e i suoi pericoli mortali, e lo stesso Muller, ancora memore delle antiche offese e in cerca di vendetta."
Un uomo abbandonato da tutti in un luogo deserto perché un suo problema spinge gli altri ad allontanarlo disgustati, fino a quando questi altri hanno bisogno di lui. Ed a riportarlo alla civiltà vanno altri due uomini, uno maturo, con una scaltrezza pratica e cinica maturata da anni di esperienza, l'altro un giovane ancora convinto, o forse illuso, dei propri ideali, e riluttante ad ingannare qualcuno a cui già sono stati fatti tanti torti...
Se vi servono ancora indizi, la tragedia su cui si basa questo romanzo è il Filottete di Sofocle, in cui l'omonimo eroe è  abbandonato dall'esercito greco sull'isola di Lemnos, durante il viaggio verso Troia, a causa di una ferita infetta dal fetore rivoltante. Dieci anni dopo, quando la guerra di Troia giunge ormai al termine, un oracolo rivela che l'arco di Filottete è indispensabile per far cadere la città assediata. A recuperare il guerriero o almeno la sua arma sono inviati l'astuto Odisseo e Neottolemo, giovane figlio di Achille, che è convinto dal guerriero più anziano a mentire a Filottete per guadagnare la sua fiducia. Alla fine della tragedia,  sarà l'intervento ex machina di Eracle a portare ad un lieto fine per i personaggi coinvolti.
Come altre tragedie che il mondo classico ci ha lasciato, immortali ed inesauribili nella loro molteplicità di significati ed interpretazioni, anche questa tocca temi sempre attuali: il contrasto tra individuo e società, la solitudine fisica ed esistenziale, la giustizia, la scelta tra la morale ed il bene comune, la difficile crescita di un giovane inesperto che vede i suoi ideali scontrarsi con il dovere. E Silverberg, con brillante inventiva, intreccia queste eterne problematiche con quelli che sono i temi classici della letteratura fantascientifica, la città di un altro mondo abbandonata ma ancora mortalmente pericolosa, le razze aliene, davvero aliene, incomprensibili a noi come noi lo siamo a loro, il potere psichico che è piuttosto una maledizione. E così, la hybris dell'eroe diventa quella dell'esploratore dello spazio, l'isola diventa il letale e meraviglioso pianeta Lemno, la guerra di Troia diventa la disperata necessità di fermare una specie così diversa che non si rende neppure conto che gli umani sono esseri senzienti quanto loro.
Filottete diventa Richard Muller, leggendario esploratore spaziale che nove anni prima, dopo una missione di primo contatto dalle conseguenze devastanti, si è autoesiliato sul pianeta Lemnos e, primo tra tutti coloro che hanno tentato, è riuscito a giungere al centro del suo quasi inespugnabile Labirinto. Odisseo diventa Charles Boardman, anziano diplomatico, vecchia conoscenza di Muller e, agli occhi di quest'ultimo, uno dei responsabili della sua condizione. E Neottolemo è il giovane Ned Rawlins, che sogna di esplorare lo spazio, proprio come l'uomo che stanno andando a cercare ha fatto tanti anni prima.
Nella contrapposizione e nel confronto tra questi tre personaggi, così diversi eppure così inestricabilmente collegati l'uno all'altro, si gioca questa storia, tra inganni e discussioni filosofiche, mentre contemporaneamente viene rivelato il retroscena che ha portato alla "malattia" ed all'esilio di Muller. Ma prima di arrivare al loro incontro e scontro, Boardman, Ned ed i loro compagni di viaggio devono attraversare il Labirinto, ultimo lascito di una civiltà scomparsa, ma ancora costellato di trappole mortali ed infestato di animali feroci, che hanno già mietuto tante vittime. La tensione del viaggio (altro tema eterno ed inesauribile) prepara quella del confronto che lo seguirà, in un susseguirsi di pericoli fantastici.
E quindi, "L'uomo nel labirinto" è un romanzo di fantascienza "atipico" (ma del resto, in un genere poliedrico e in continua mutazione quale la fantascienza, e soprattutto la fantascienza di quel periodo, non è facile definire il "tipico"), una tragedia greca intrecciata con un viaggio di formazione e lanciata nelle profondità dello spazio e narrata in uno stile affascinante, in molti tratti solenne come il modello su cui si basa, in altri onirico e surreale nelle descrizioni, graffiante e malinconico nelle sue valutazioni sull'umanità, incalzante ed inquietante nell'azione...
In definitiva, una storia per chi ama i classici greci e la fantascienza, per chi ama le storie costruite sui personaggi e sui dilemmi morali, ma con azione e luoghi fantastici a ravvivare la trama. Se vi riconoscete in qualcuno di questi punti... buona lettura!
A presto,

Clara


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