venerdì 7 febbraio 2014

Cronache marziane

Il libro che recensisco oggi ha ormai i suoi anni sulle metaforiche spalle, tuttavia credo che sia ancora una lettura più che valida per chiunque apprezzi la fantascienza di qualità. Sto parlando di "Cronache Marziane", raccolta di racconti di Ray Bradbury, uno degli autori più importanti della storia della fantascienza, meglio conosciuto per "Fahrenheit 451".



Le ventotto storie, alcune intermezzi di mezza pagina appena, altre lunghe una decina di pagine, sono legate da un filo comune, la storia della conquista di Marte da parte dei terrestri. Dai primi, tragici incontri con gli alieni abitanti del pianeta rosso e con la loro splendida, surreale civiltà, alla colonizzazione vera e propria, per arrivare negli ultimi racconti ad un finale che non definirei apocalittico, ma che di sicuro non è esattamente un lieto fine per la Terra. Anche se potrebbe essere un lieto inizio.

Clara, piantala di tentare di essere criptica e fai una recensione decente.

Va bene, va bene. Ma che cosa posso dire? Non è facile parlare di questo libro, più che altro perché sento di non riuscire ad esprimere dove sta il vero fascino. Forse nello stile della prosa, elegante e raffinata, fiorita di metafore ed immagini fantasiose pronte ad imprimersi a fuoco nella mente del lettore, trascinandolo sul pianeta rosso e nel cuore dei personaggi. Forse proprio per le descrizioni di questo suo Marte fiabesco, onirico, meraviglioso e terribile, un Marte che intreccia la Frontiera del west americano al Paese delle Meraviglie, forse il più splendido pianeta Marte su cui un libro mi abbia mai portata. Forse per la diversità tra i diversi racconti, alcuni più leggeri ed ironici, altri carichi di tensione, altri ancora avvolti di malinconia.
Storie di fantasmi e storie d'amore, storie di morte e storie di vita. Incontri tra razze diverse segnati dalla paura o da una esasperata, tragica incomprensione, ed altri incontri venati di triste tenerezza, nel segno di una comunicazione possibile. Ironia a volte brillante, a volte macabra, e mai esagerata, mantenendo sempre una certa solennità ad avvolgere le avventure che accadono sotto un cielo alieno.
Fin dalla prima pagina è evidente il talento di Bradbury come prosatore e creatore di mondi, talento che si fa sempre più limpido nel corso della narrazione, rivelandosi in tutta la sua multiforme flessibilità per adattarsi alle molteplici sfaccettature che troverete qui.
Ecco, forse mi sono lasciata trascinare, ma la verità è che ho adorato questo libro, l'ho assaporato dalla prima all'ultima pagina, leggendo e rileggendo i miei racconti preferiti. Ho tifato per i protagonisti, mi sono sentita partecipe delle loro riflessioni, ed in qualche caso ho anche avvertito un groppo alla gola ed un pizzicorino agli occhi, perché per quanti anni siano passati da quando è stato scritto, i temi su cui fa leva sono gli stessi che vibrano in ogni tempo: l'amore, la morte, la nostalgia di una casa lontana ed irraggiungibile, la paura dell'ignoto, la sete di conoscenza, l'ignoranza e la grettezza di alcuni umani, lo smarrimento di fronte ai misteri di un universo troppo grande.
C'è un tributo al genio di Edgar Allan Poe, nel racconto "Usher II", dove i roghi di libri che illumineranno maleficamente le pagine di "Fahrenheit 451" ricevono una macabra ma appropriata vendetta. C'è un altro tributo alla poetessa americana Sara Teasdale, la cui poesia "Cadrà dolce la pioggia" darà il titolo ad un desolato requiem in cui frammenti ed indizi ci fanno cogliere lentamente la portata terrificante della conclusione di una guerra insensata. C'è, alla fine di tutto, la speranza di un nuovo inizio. E c'è sempre, sempre, quel mondo dai colori sgargianti e dalle città di cristallo, che tutto avvolge e tutto penetra... c'è Marte, un Marte che non esiste ma che si impone in tutto il suo mistero.
Non mi viene in mente altro da aggiungere, se non un invito a leggere "Cronache marziane". Se vi piace la fantascienza, leggetelo come pietra miliare del genere, dimostrazione perfetta di come esso sia qualcosa di più di quanto arriva oggi sugli schermi dei cinema. Se non siete avidi lettori di fantascienza, tuttavia, leggetelo lo stesso per lo stile limpido e prezioso, a tratti poetico, di un maestro della prosa, per i sentimenti che riesce a trasmettere, per i personaggi che sono ciascuno di noi.
Insomma, leggetelo. Non ve ne pentirete.

Clara

PS: Se ve ne pentirete, venite pure ad insultare l'autrice di questa recensione. Tanto sappiamo tutti che non è capace di essere imparziale.

2 commenti:

  1. Ottima recensione e ottimo libro, come al solito! Quanto invidio la collezione fantascientifica di tuo padre... ^^

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    1. Questo in realtà l'ho recuperato in biblioteca, comunque non sei il primo che lo dice. Per me è una miniera d'oro! *_*

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