sabato 23 agosto 2014

Fahrenheit 451

La cosa incredibile è che sono mesi che avevo intenzione di parlare di questo libro, ma tra una cosa e l'altra ho sempre rimandato. In realtà, trovo molto difficile parlare di qualcosa su cui è stato scritto di tutto e di più, su cui moltissimi hanno già dato la propria interpretazione. Chi sono io per aggiungere qualcosa? Anzi, ho sul serio qualcosa da aggiungere, o semplicemente mi limiterò a ripetere cose già dette? Non lo so. Non posso saperlo. Ma, nel mio piccolo, mi sento in dovere di restituire in qualche modo una piccola parte di quello che Bradbury mi ha dato, e quindi eccomi qui.
"Fahrenheit 451" è un romanzo di genere distopico scritto da Ray Bradbury, di cui a suo tempo avevo già recensito "Cronache marziane". Fu pubblicato negli anni '50, e se volete anche una piccola curiosità questa prima pubblicazione a puntate avvenne sulla rivista Playboy.
La storia si svolge in un "futuro" che esaspera alcune caratteristiche del presente, caratteristiche che i decenni passati dalla pubblicazione non hanno affatto reso anacronistiche, ma anzi a volte ancora più reali, in modo sottilmente inquietante. E così, in questa società, i libri sono proibiti, ed i vigili del fuoco hanno il compito di bruciarli, per difendere la popolazione dalla confusione e dal turbamento che quelle inutili, contraddittorie, difficili parole scritte provocano. In fondo, sono tutti più felici sfrecciando a velocità folle per le immense autostrade, o avvolti dal rumore delle Pareti televisive che trasmettono continuamente storie senza trama o complessità. Perché qualcuno dovrebbe desiderare quei pezzi di carta che avvelenano la mente e costringono addirittura a pensare?
Guy Montag, il protagonista, è un vigile del fuoco. Svolge il suo lavoro da anni con precisione e passione, senza mettere in dubbio il suo dovere, o il piacere che prova nel vedere le fiamme che si innalzano e divorano tutto. Poi, le cose cambiano. Cambiano quando inizia ad interessarsi a quel pericoloso combustibile per cui una donna è disposta a morire, e sottrae di nascosto uno dei libri che dovrebbe bruciare. Cambiano quando incontra la giovane Clarisse McClellan, ragazza "pazza" che ama camminare, che parla dei fiori e della luna, e che invece di guardare la televisione parla con la sua famiglia. Cambiano quando torna a casa e trova la moglie Mildred in overdose, a rischio della vita. Un frammento dopo l'altro, Montag inizia a porsi delle domande, a mettere in dubbio il suo lavoro e la sua vita. Ma questo processo, questa presa di coscienza, lo porterà a rischiare tutto quello che ha. Nel frattempo, lontano dai pensieri di un popolo assuefatto alla comodità ed all'ignoranza, la guerra sta arrivando...
Perché questo romanzo mi ha colpito così tanto? Non so se sono in grado di spiegarlo con esattezza. Innanzitutto, si parla di libri. Di libri proibiti e distrutti. Questa semplice informazione mi aveva colpita già molto prima di iniziare a leggerlo, la prima volta che ne avevo sentito parlare. Io soffro di una sorta di dipendenza ossessivo-compulsiva dai libri, e la semplice idea di un mondo senza carta tra le mani, senza parole scritte a danzare davanti agli occhi, mi risultava angosciante. Così, per tutto il tempo che è trascorso dalla prima volta che ne ho sentito parlare alla prima volta che l'ho letto, Fahrenheit è stato per me "la storia dove i libri sono proibiti".
Poi l'ho letto, ed è molto di più. Il rogo dei libri è, proprio come è nella realtà in cui viviamo noi, un sintomo di un malessere più profondo, solo la punta dell'iceberg di una società che ha perso il valore della cultura, sostituendolo con chiacchiere vuote, rumore e frenesia. "Non sono i libri che vi mancano, ma alcune delle cose che un tempo erano nei libri. (...) Non c'è nulla di magico, nei libri; la magia sta solo in ciò che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le pezze dell'Universo per mettere insieme così un mantello di cui rivestirci", così riassume Faber, uno dei personaggi principali che per Montag svolgerà una funzione di aiutante e mentore.
Uno degli aspetti più illuminanti ed angoscianti, come già accennavo, è il fatto che decenni dopo essere stato scritto questo libro si adatti così bene alla realtà contemporanea. Il tentativo di soffocare la noia ed il vuoto interiore sfrecciando a centinaia di chilometri all'ora su macchine sempre più potenti è qualcosa che si rispecchia tristemente nella cronaca dei nostri giornali. Al tempo stesso, la fiducia cieca nelle trasmissioni televisive, l'accettazione acritica e senza pensiero, l'incapacità di concentrarsi su qualcosa per il tempo sufficiente a capirla... io stessa mi rendo conto, spesso, di quanto la mia visione del mondo sia manipolata e facile da manipolare. Accettare passivamente il notiziario, o quello che si legge su un social network, è molto più semplice che approfondire quell'informazione, cercare un'opinione alternativa, risalire alla fonte. E spegnere il cervello è ancora più facile, lasciando che tutto quello che non ci riguarda direttamente scivoli via tra una pubblicità ed una canzone. Divertirsi è più facile che pensare, molto più facile. No, non è decisamente difficile immaginare il mondo che Bradbury ci propone, e questo, credo, è uno dei più grandi punti di forza del libro.
Un altro punto di forza è lo stile. Bradbury, come già avevo sottolineato per "Cronache marziane", è capace di una prosa elegante e scorrevole, fiorita di metafore che trasfigurano gli eventi e li tingono a tratti di un'atmosfera fiabesca, rivelando con efficacia lo stato d'animo dei personaggi e la loro rinnovata visione del mondo. Personalmente, amo il suo modo di scrivere, uno stile che non cede alla crudezza prosaica della realtà che racconta. Già nel paragrafo iniziale, colpisce come un pugno il contrasto tra la raffinata astrazione del linguaggio e l'orribile rogo di libri raccontato.
Per finire, ho amato molto il personaggio di Clarisse McClellan, entrata a pieno diritto nella lista delle donne inesistenti che vorrei come migliori amiche. La sua freschezza, ed al tempo stesso la profonda saggezza che viene da uno sguardo sul mondo più profondo ed attento, la sua disponibilità ad aprirsi ed a condividere la sua visione con chiunque sia disponibile ad accoglierla. Clarisse svolge una funzione di innesco della trama, mettendo in moto per la prima volta dopo tanto tempo i pensieri di Montag, e proprio per questo "esiste" ai nostri occhi solo attraverso la sua prospettiva. Eppure lei è così viva, la sua figura così netta rispetto al mondo circostante, che per me è uno dei personaggi più memorabili del libro.
Un altro personaggio indimenticabile è quello che potremmo definire "l'antagonista", il capitano Beatty, il superiore di Montag. Beatty non è un ignorante, non brucia i libri per impulso o per cattiveria. E' profondamente istruito, ed è con assoluta lucidità che esprime le sue convinzioni: l'umanità è più felice senza i libri, senza dover pensare, senza eruditi che facciano sentire agli altri l'inferiorità dell'ignoranza. In questa sua capacità di spiegare le proprie azioni e dare un senso logico alla creazione di una società distopica come quella descritta, e nello sforzo quasi affettuoso di farla comprendere al protagonista, è l'equivalente di O'Brien in 1984. Dicono che un libro vada misurato dall'antagonista: ebbene, Beatty non è esattamente l'antagonista, visto che questo ruolo spetta piuttosto alla società ed alla mentalità che Montag cerca di abbandonare, ma è quanto si avvicina di più a questo ruolo, ed è un grande personaggio.
In definitiva, se non avete ancora letto questo classico, vi esorto vivamente a farlo. La storia è affascinante, la lettura scorrevole, gli spunti di riflessione innumerevoli. E soprattutto, se vi piace leggere, non potrete fare a meno di sentire un brivido di inquietudine. E se bruciassero i vostri, di libri, che cosa fareste?

Clara


3 commenti:

  1. Bradbury è stato il primo autore di fantascienza che ho letto, e quello che mi ha fatto appassionare al genere (anche se il mio preferito resta comunque Asimov).
    Essendo passati circa 25 anni, posso dire di averlo dimenticato (ricordo solo la trama generale): potrebbe essere una buona occasione per rispolverarlo -in senso anche letterale, dato che giace sul fondo della libreria e ormai la polvere accumulata è diventata prevalente rispetto alla carta :-)

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    1. Adoro anche Asimov, ma dovendo scegliere un preferito tra i "grandi" della fantascienza io opto per Heinlein, di cui però in effetti non ho mai recensito nulla. Mea culpa XD
      Comunque, sono felice di aver dato l'occasione al tuo libro di rivedere la luce :)

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    2. Rileggendolo ho potuto notare anche aspetti nuovi che allora, essendo più concentrato sul dramma personale del protagonista, non avevo colto.
      La società in cui vive Montag è una società "frenetica", dove è "vietato soffermarsi"; i libri bruciati sono solo uno degli aspetti di questo mondo, ma sono da notare anche altri elementi: è vietato andare piano in automobile; la televisione interattiva vomita contenuti urlati privi di significato... se all'epoca in cui è stato scritto fossero esistiti i cellulari, sicuramente in quella società sarebbe stato obbligatorio mandarsi continuamente messaggini e chat.
      E allora avremmo la trasposizione giuridica (fatta di divieti e coercizioni) di quella che sta diventando la società di oggi.
      In questo senso Bradbury è stato veramente profetico.

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