lunedì 27 gennaio 2014

Il giorno della memoria

Avevo detto che non sarei tornata a questo blog prima della fine della mia sezione di esami? Sì, certo. Sono di nuovo qui a scrivere già oggi? Ovviamente, perché mi sembrerebbe sbagliato passare questa ricorrenza, questo 27 gennaio, del tutto sotto silenzio.
Purtroppo non ho il tempo necessario per fare un post degno di un evento così tragico, un evento che ha segnato così brutalmente e definitivamente la storia, un evento su cui si è scritto e detto di tutto e di più, a volte forse troppo o a sproposito. Quindi, perdonatemi se mi limito ad un paio di riflessioni personali ed a qualche suggerimento, forse banale, legato al tema della Shoah.
Per prima cosa, mi pare giusto ricordare che quello degli ebrei non è stato l'unico o il primo genocidio che abbia macchiato l'umanità. E, purtroppo, nonostante le speranze che hanno accompagnato la fine della Seconda Guerra Mondiale, non è stato neppure l'ultimo. Genocidi, o più generalmente stragi, che hanno insanguinato il Novecento, a volte sotto gli occhi indifferenti del resto del mondo. Armenia, Prima guerra mondiale. Ucraina, anni '30. La deportazione dei Kulaki in Siberia. Le foibe in Istria, Venezia Giulia e Dalmatia alla fine della seconda guerra mondiale. Le pulizie etniche che accompagnarono la dissoluzione della ex-Jugoslavia. Cambogia, anni '70. Ruanda, 1994. Una lista che potrebbe continuare molto a lungo, ma che molti preferiscono ignorare, limitandosi a ricordare solo il giorno con più visibilità mediatica. Per quanto mi riguarda, vorrei che questo giorno della Memoria non ricordasse soltanto i crimini del nazismo, ma anche gli altri abissi del male che troppi vorrebbero affrettarsi a ricoprire, forse vergognosi del silenzio internazionale in cui si sono svolti, o si stanno ancora svolgendo, se si pensa ad alcune situazioni in Africa. Un giorno della Memoria che sia davvero fatto per ricordare, e non solo per far vedere che si ricorda.
Non voglio certo sminuire l'incubo che è stata la Shoah, anzi, rimango sconvolta nel sentire che qualcuno ne nega la realtà storica. Ci sono dati, ci sono testimonianze. Solo qualcuno i cui occhi sono velati da fortissimi pregiudizi ideologici può ignorare il Male, e metto la lettera maiuscola di proposito, che ha trovato posto laggiù, non solo verso gli ebrei, ma anche verso zingari, omosessuali, prigionieri politici, malati mentali... una lunga lista di vittime, accomunate solo dalla loro "inadeguatezza" ad un'idea di mondo contorta dalla violenza e da una malintesa superiorità.
Finisco i miei sfoghi, e passo ai suggerimenti. Non intendo fare delle vere e proprie recensioni, stavolta, ma lascio semplicemente qualche titolo che personalmente mi ha dato molto, riguardo a questo argomento.
Per quanto riguarda i libri, due in particolare hanno avuto un effetto fortissimo su di me, in modi del tutto diversi. Per prima cosa, "Se questo è un uomo" di Primo Levi, che racconta la sua esperienza di sopravvissuto ad Auschwitz senza tirarsi indietro, senza nascondere l'orrore che lo ha accompagnato anche fuori da lì.



E poi, il "Diario" di Etty Hillesum, una giovane ebrea olandese che si ritrovò a vivere in prima persona l'occupazione nazista e poi la deportazione, morendo infine nelle camere a gas. Eppure, nonostante i tempi oscuri in cui visse, risplende tra le sue pagine la luminosità di una spiritualità profonda ed assetata d'amore, la forza d'animo di uno spirito che non vuole cedere all'odio ed alla disperazione, le profonde riflessioni di una donna che riesce ad elevarsi oltre le miserie e la tragedia per attingere alla fonte di un significato più profondo. Una lettura commovente, che può essere fonte d'ispirazione anche per chi vive un periodo forse meno drammatico, ma certo non privo di incertezze e difficoltà.



Per quanto riguarda i film, inizio con un altro "classico": "La vita è bella", magistrale interpretazione di Roberto Benigni, per cui vi rimando al post pubblicato proprio oggi da Cristina nel suo ottimo blog Athenae Noctua.



Poi, "Il bambino con il pigiama a righe". Ancora una volta, un film che fa male dentro, soprattutto nel finale, e che mostra l'orrore dei campi attraverso l'ingenuità del piccolo Bruno, che si trasferisce con la famiglia presso il nuovo posto di lavoro del padre, direttore di un campo di sterminio. Bruno, ignaro di cosa stia accadendo ed all'insaputa della famiglia, fa presto amicizia con Shmuel, un giovanissimo prigioniero del campo. Un film tragico e potente, ancora più forte proprio per l'innocenza dei suoi protagonisti che si scontra crudelmente con un mondo dominato dall'odio.



E per finire, "Train de vie", forse il più particolare di questi miei suggerimenti per il modo insolito in cui affronta il tema della Shoah: attraverso l'ironia. Nel 1941, un villaggio ebreo nell'Europa dell'Est apprende dell'imminente arrivo dei tedeschi, e su suggerimento di Schlomo, il folle del villaggio, decide di organizzare una incredibile fuga preparando un finto treno di deportati. Un umorismo venato di malinconia, che non risparmia nessuno, nazisti, ebrei o comunisti. Ed un finale che, ancora una volta, ti lascia lo stomaco stretto e le lacrime agli occhi, dopo averti avvinto con un ritmo scoppiettante ed una surreale originalità.


E questo è tutto, anche se non è neppure lontanamente tutto. Arrivederci a presto,

Clara


2 commenti:

  1. Hai ragione, è importante ricordare e condannare globalmente ogni crimine contro l'umanità, non illudendosi che eccidi più o meno vasti si consumano ogni giorno in diverse parti del mondo e per i motivi più disparati, sotto i quali c'è sempre una malvagità senza fine.
    Grazie per i tuoi consigli di lettura e visione e per aver segnalato la mia recensione.

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    1. Grazie a te per la gentilezza, e per aver scritto quell'ottimo post che mi ha spinto a contribuire a mia volta.

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