mercoledì 11 dicembre 2013

I predatori del suicidio

Dopo aver vinto un Nanowrimo scrivendo un romanzo di fantascienza, anche se ancora incompleto, non c'è ricompensa migliore di un libro dello stesso genere, giusto? Magari no, visto che ti rendi conto di quanta strada manchi ancora alla tua piccola, patetica bozza per poter essere definita un romanzo. Ma nel frattempo qualche ora se ne è andata.
Come i miei assidui lettori sapranno, sono un'appassionata di fantascienza (ma va?!) e della collana Urania, ed ho la fortuna di risiedere in una città la cui biblioteca possiede parecchi numeri di questa serie. Così, spulciando lo scaffale, mi sono imbattuta in questo:


Noterete già dalla copertina, e dal titolo, che non si tratta di una rosea passeggiata in un futuro idilliaco. Ed infatti non lo è. In un tempo non molto lontano dal nostro, l'umanità si è ritrovata ad affrontare una piaga di origine sconosciuta, la Disperazione, un'autentica epidemia di suicidi. Uno dopo l'altro, amici e familiari sono caduti preda dell'oscuro morbo e si tolgono la vita, lasciando i superstiti a chiedersi quanto ancora potranno resistere prima di cedere a loro volta al richiamo della morte...
Ed intanto, macabri individui vestiti di nero compaiono a reclamare i corpi delle vittime, trasportandoli via verso una destinazione sconosciuta. Chi sono i tenebrosi Predatori, da dove vengono, cosa c'entrano con quello che sta accadendo?
Qualche anno dopo l'inizio della Disperazione, gli sparuti resti dell'umanità si aggrappano ancora alla vita, ma i suicidi continuano. E quando Norman torna a casa, e trova la moglie ormai fredda sul letto, con un flacone di pillole ancora accanto, qualcosa scatta dentro di lui. Ma non è quell'impulso autodistruttivo che si aspetta: per la prima volta dall'inizio dell'epidemia, Norman prende un fucile per difendere il cadavere della donna amata dai Predatori, e ne uccide uno. Sono umani, non sono indistruttibili, dunque?
Norman ed il suo vecchio amico Pops, gli unici superstiti della loro cittadina, partono per un viaggio attraverso gli Stati Uniti, desertici ed inselvatichiti, seguendo una voce su una cura che qualcuno starebbe sviluppando. Lungo la strada raccolgono una ragazzina orfana, Zero, e si trovano a testimoniare gli orrori di cui gli umani superstiti sono capaci, ma anche coraggiosi tentativi di rimettere insieme i cocci e ricostruire una parvenza di civiltà. Ed intanto si avvicina il confronto con la misteriosa Sorgente adorata dai Predatori...

Questo libro oscilla, a mio parere, tra la fantascienza e l'horror. Fantascienza perché non ci sono elementi apertamente soprannaturali, e perché è un futuro, o forse una linea temporale alternativa, carico di elementi razionali e logici. Horror per la morte che permea ogni pagina, a volte sanguinosa ed esplicita, altre solo suggerita, sempre presente sul cammino dei protagonisti. E' una delle tante variazioni sul tema della fine del mondo, con la differenza che qui il mondo non corre alcun rischio, è solo l'umanità a rischiare l'estinzione. Ed il nemico, il vero nemico, è un impulso che si annida dentro ciascuno e non può essere sconfitto. O forse sì?
La ricerca spasmodica di una speranza ci accompagna attraverso il quadro tratteggiato con fredda, terrificante precisione di un'America sull'orlo della fine.
"I predatori del suicidio" mi è piaciuto perché riesce a rendere l'impressione di questa atmosfera crepuscolare ed apocalittica, senza tuttavia sprofondare in morbosità e spirali di violenza. Mi è piaciuto perché tutti i personaggi che i protagonisti incontrano, nonché i protagonisti stessi, hanno reazioni in cui qualcuno potrebbe riconoscere se stesso, oppure sentir riecheggiare notizie reali. Dallo sforzo di ricostruire una società alla rassegnazione alla fine inevitabile, dalla violenza al fanatismo, le sfaccettature emotive di questa umanità allo sbando sono tanto più inquietanti quanto connesse alla nostra realtà.
Lo stile è asciutto ed equilibrato, il ritmo scorre rapido, alternandosi tra il presente del viaggio ed il passato, con le morti e gli avvenimenti che lo hanno caratterizzato. Il protagonista, Norman, è un uomo qualunque: molto spesso lo si sente dire per qualche personaggio, in questo caso è vero. Non è uno scienziato, un genio o un guerriero, è solo un uomo che amava sua moglie. Anche questo, secondo me, contribuisce a rendere questo libro meritevole di una lettura, quanto meno per cogliere qualcosa di diverso nell'ormai straripante filone "fine del mondo".
Detto questo, vi lascio alla lettura e torno ai miei studi. Saluti a tutti i lettori, e grazie per essere arrivati qui :)


Clara



PS: Sì, mi sono accorta che qualcuno si è impadronito del post numero 100 e della grafica, ma ho deciso di ignorare i due rompiscatole mentali almeno per un po'. Prima o poi avrò la mia vendetta...

4 commenti:

  1. Questo libro mi ingrifa da morire e non lo conoscevo! Grazie mille, bellissima recensione! ;)

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    1. Figurati! Fortuna che esiste Urania per far arrivare in Italia questi lavori :)

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    2. Infatti! Ultimamente lo scaffale "fantasy e fantascienza" nelle librerie è per me fonte costante di depressione. Sembra che pubblichi solo la Vampyre Love Edizioni... :(

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    3. Ma magari fosse la Vampyre Love, almeno avremmo la soddisfazione di finanziare un Signore Oscuro come si deve XD

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